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Home » Fisco e Regioni, l’Umbria in attivo

Fisco e Regioni, l’Umbria in attivo

di Marco Torricelli
15 Febbraio 2015
in Attualità, Economia, Statistiche
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Un miliardo e 100 milioni. A tanto ammonta il residuo fiscale fatto registrare dall’Umbria. Il residuo fiscale corrisponde alla differenza tra le entrate complessive regionalizzate (fiscali e contributive) e le spese complessive regionalizzate (al netto di quelle per interessi) delle amministrazioni pubbliche e il dato emerge da una elaborazione realizzata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha calcolato quello di ogni Regione italiana.

La solidarietà Le Regioni che chiudono con un saldo positivo contribuiscono, in regime di solidarietà, alle spese sostenute dalle altre e, quindi, ogni cittadino umbro ha, di fatto, versato una somma di 1230 euro.

Il Nord Tutte le Regioni del Nord a statuto ordinario, spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, «presentano un saldo positivo, ovvero versano molto di più di quanto ricevono. La Lombardia, ad esempio, registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi, che in valore pro capite è pari a 5.511 euro. Il Veneto, invece, presenta un saldo positivo pari a 18,2 miliardi che si traduce in 3.733 euro conferiti da ciascun residente. L’Emilia Romagna, con un residuo di 17,8 miliardi, devolve ben 4.076 euro per ciascun abitante. In Piemonte, che nel rapporto dare/avere elargisce agli altri territori 10,5 miliardi, il residuo fiscale medio per abitante è di 2.418 euro all’anno. La Liguria, infine, dà al resto del Paese un miliardo, pari a 701 euro per ogni cittadino ligure.

Il Centro Nonostante sia più contenuto, anche il residuo fiscale di tutte le Regioni del Centro è sempre positivo. La Toscana ha un saldo di 8,3 miliardi, il Lazio di 7,3, le Marche di 2,5 e l’Umbria di 1,1 miliardi.

Il Sud Se, invece, «si osservano i risultati delle Regioni meridionali, la situazione cambia completamente di segno.Tutte – spiega Bortolussi – presentano un residuo fiscale negativo: vale a dire, ricevono di più di quanto versano. La Sicilia, ad esempio, ha il peggior saldo tra tutte le 20 Regioni d’Italia: in termini assoluti è pari a -8,9 miliardi, che si traduce in un dato pro capite pari a 1.782 euro. In Calabria, invece, il residuo è pari a -4,7 miliardi (-2.408 euro pro capite), in Sardegna a -4,2 miliardi (- 2.566 euro ogni residente), in Campania a -4,1 miliardi (-714 euro per ciascun abitante) e in Puglia a -3,4 miliardi (- 861 euro pro capite).

Il commento Il segretario della CGIA dice che «siamo d’accordo che le Regioni più ricche debbano aiutare quelle più in difficoltà. Il principio della solidarietà non e’ in discussione, tuttavia c’è un grosso problema. Se, come ha fatto nell’ultimo decennio, lo Stato centrale continuerà nella politica dei tagli lineari, facendo mancare risorse e costringendo le autonomie locali ad aumentare le tasse, anche al Nord la qualità delle infrastrutture, della sanità, del trasporto pubblico locale e della scuola potrebbe venir meno, alimentando la rabbia e la disaffezione nei confronti della politica nazionale. La questione settentrionale, purtroppo, non si è dissolta».

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