Treofan, nodo energia e acque: nuovo ko per tutto il polo chimico

Terni – Dai costi dell’elettricità alla depurazione idrica, la chiusura dello stabilimento avrà effetti anche sulle altre aziende. Seicento i lavoratori coinvolti

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di Federica Liberotti

Centocinquanta lavoratori diretti coinvolti, circa 600 considerando anche l’indotto e le altre aziende ‘confinanti’. Non si fermano al perimetro della Treofan gli effetti della chiusura dello stabilimento deciso dalla multinazionale Jindal. Il colpo più duro è ovviamente quello che subiranno le famiglie dei dipendenti del sito – in settimana è previsto un tavolo congiunto tra organizzazioni sindacali, ministero del lavoro e ministero dello sviluppo economico per valutare il da farsi sul fronte degli ammortizzatori sociali -, ma a risentirne sarà l’intera area industriale della Polymer. L’ennesima chiusura è infatti destinata a pesare in termini economici non solo sulle ditte appaltatrici, ma anche sulle altre aziende ‘sopravvissute’ all’interno del polo chimico.

JINDAL TIRA DRITTO: CONFERMATA LA LIQUIDAZIONE

Sito integrato

«Il funerale del polo chimico» recita un cartello affisso nei giorni scorsi dai lavoratori fuori dai cancelli di piazzale Donegali, in cui si ricordano alcune delle tappe più importanti – nel bene e soprattutto nel male – per l’area industriale: il Nobel per la chimica del 1963 a Giulio Natta, inventore del polipropilene, la chiusura della Basell nel 2010, quella della Meraklon Yarn nel 2013, alle quali in questo già drammatico 2020 è destinata ad aggiungersi appunto la Treofan. Come sottolineato da sindacati e istituzioni anche nel corso delle ultime riunioni al Mise, lo stabilimento Treofan si trova all’interno di un consorzio industriale e condivide con le altre aziende che ne fanno parte – Novamont, Meraklon (in mano a Beaulieu) e Edison – non solo le utenze e i servizi (come la portineria centrale e il carico merci, che ora potrebbero non avere più ragione di esistere), ma anche l’impianto di depurazione delle acque a servizio della zona. Il polo chimico è infatti integrato, la chiusura della Treofan determina complicazioni per le altre aziende del sito.

LAVORATORI IN ASSEMBLEA PERMANENTE

I nodi da affrontare, trattativa per aree ex Basell prosegue

Tra queste complicazioni c’è appunto la questione del depuratore delle acque, che costituisce un elemento di sicurezza ambientale anche per i cittadini ternani. Nel sito chimico convergono infatti i reflui incanalati nell’impianto industriale di proprietà della Treofan, il quale è messo a disposizione delle altre aziende che pagano regolare affitto per l’utilizzo del servizio di depurazione, che dunque non può fermarsi. Il secondo elemento di criticità è dato dal fatto che nel sito chimico industriale insiste una centrale di produzione di energia elettrica – controllata dalla Edison, per una potenza elettrica complessiva di circa 100 Mw – che permette alle aziende del consorzio di risparmiare sul costo energetico. Il sito ternano è infatti uno dei sei siti italiani che può contare sul benefit per le aziende di riduzione dei costi (circa 30%) delle utenze elettriche detta Riu (Rete interna di utenza). L’uscita di Treofan dal consorzio è destinato a comportare un aggravio del costo energetico e degli altri costi cosiddetti condominiali che Treofan tuttora contribuisce a pagare con le altre aziende presenti nel sito. Effetti indiretti ci saranno anche sulla questione dell’acquisizione dei 40 ettari delle aree ex Basell da parte di gruppo Bernardini, Ceplast e Mirachrome: le trattative proseguono regolarmente e le tempistiche per la conclusione rimangono quelle preventivate – la fine dell’anno -, ma le aziende interessate dovranno prendere atto dei nuovi assetti conseguenti la riduzione delle attività all’interno del polo.

Lotta sindacale non si ferma

Intanto martedì alle 14 i lavoratori della Treofan si ritroveranno ancora davanti ai cancelli della fabbrica insieme alle segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. Per le segreterie nazionali delle tre sigle, intervenute congiuntamente a 48 ore distanza dall’incontro di sabato al Mise, non è possibile «accettare la chiusura di un’altra attività produttiva di eccellenza, con il conseguente licenziamento di 150 lavoratori più l’indotto, i riflessi negativi sul polo chimico umbro e il peso della ricaduta sul tessuto sociale della città di Terni». «Continueranno in modo assolutamente determinato – dicono i sindacati – le nostre verifiche sulle azioni messe in campo da questa proprietà insieme alle Istituzioni locali e centrali, nel frattempo, preoccupati per la condizione dei lavoratori, abbiamo richiesto al Mise una serie di garanzie: il blocco dei licenziamenti, attivazione di ammortizzatori sociali straordinari, individuare un percorso che conduca il sito ad una concreta reindustrializzazione con una regia nazionale in rapporto con il Mise ed il ministero del lavoro, ed individuare i tempi necessari per accompagnare le soluzioni migliori a questa crisi».

Il Pd: «Salvaguardare i posti di lavoro»

«Ribadiamo il nostro impegno a sostegno di tutte le azioni utili a salvaguardare i posti di lavoro alla Treofan di Terni e a supportare l’azione forte che sta compiendo il governo ed il ministero competente»: a dichiararlo sono i consiglieri regionali del Partito democratico, in una nota condivisa anche con il Pd comunale e provinciale di Terni e il gruppo consiliare al Comune di Terni. «È ormai chiaro – spiegano – quale sia il livello di irresponsabilità dalle azioni poste in essere dai rappresentanti del gruppo Jindal. In seguito agli sforzi compiuti in estate, nonostante gli impegni assunti dal Governo che ha portato la stessa Jindal a coinvolgere anche i sindacati e le istituzioni locali, il gruppo si è poi reso protagonista di un comportamento incomprensibile arrivando a vanificare il percorso costruito in precedenza. Il Governo, con la sottosegretaria Todde, nel corso dell’ultimo tavolo di confronto, ha dimostrato ancora una volta attenzione per le ragioni dei lavoratori e per la tutela del sito produttivo che è considerato di primario interesse per tutto il Paese». «Abbiamo chiesto ai nostri rappresentanti al Governo – proseguono i consiglieri Pd – di continuare a lavorare in questo senso e di porre in essere tutte le azioni necessarie affinché Jindal si assuma le proprie responsabilità, condannando ogni violazione e sollecitando l’attivazione delle garanzie utili alla continuità aziendale e il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti. Contemporaneamente – concludono – serve velocizzare il processo di ricerca di nuovi soggetti imprenditoriali, finalmente affidabili e capaci che possano assicurare la tutela produttiva e occupazionale di Treofan».

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