Sono l’avamposto ma al tempo stesso il punto più debole dell’esercito di persone che sta fronteggiando il coronavirus. È lì che c’è il tasso di perdite più doloroso: nelle corsie di ospedale e nei centri di residenza per anziani.
Le residenze sanitarie assistenziali
L’aggiornamento su questi dati viene fornito ormai settimanalmente nella conferenza stampa della direzione sanitaria della Regione. Siamo arrivati 462 casi positivi nelle Rsa dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Sono 42 i ricoverati, 19 le persone decedute, 47 i negativizzati. Fra gli operatori socio sanitari ci sono state 107 positività.
Positivi in corsia: «In Italia già 189 morti»
Chiamati eroi fino alla fine della prima ondata, sono tornati al fronte senza medaglie ma con gli stessi pericoli di prima. A livello nazionale quella degli operatori sanitari che si ammalano e, spesso, muoiono di Covid è ormai una strage silenziosa (l’ultimo: un pediatra di Genova). Ma anche in Umbria, fatte le debite proporzioni, il tema è cogente. «Dal 1 settembre al 12 novembre – snocciola i dati Onnis in conferenza stampa – abbiamo contato 359 operatori sanitari positivi (2.5%)». È in atto monitoraggio un continuo della situazione, assicura il responsabile Covid per l’Umbria. Ma è un dato preoccupante.
La preoccupazione dei sindacati
C’è un clima di paura nella sanità umbra, lavoratrici e lavoratori non si sentono liberi di denunciare problemi, criticità e mancanze. @FilCiavaglia segretario Cgil Perugia pic.twitter.com/mkFnEvE013
— Cgil Umbria (@cgilumbria) November 13, 2020