Il Tar dell’Emilia Romagna ha respinto il ricorso d’urgenza contro la chiusura per quattro mesi della discoteca Cocoricò di Riccione, disposta dal questore di Rimini in seguito alla morte di Lamberto Lucaccioni, il 16enne di Città di Castello stroncato da un’overdose di ecstasy all’interno del locale.
IL PADRE DI LAMBERTO: «VOGLIO LA VERITÀ»
La decisione L’udienza di merito di fronte al tribunale amministrativo è stata fissata per il 10 settembre, per una valutazione più approfondita da parte dei giudici del collegio. Fra le ragioni che hanno spinto il Tar a respingere la richiesta dei legali della società che gestisce il Cocoricò, il fatto che «nel bilanciamento del complessivi e plurimi interessi dedotti in giudizio debba darsi prevalenza alla tutela della salute dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica rispetto all’esercizio di una legittima attività economica e d’impresa che crea lavoro e costituisce attrazione turistica per il territorio».
IL CONSAP: «CHIUSURA, SEGNALE PERICOLOSO»
Motivazioni «Rilevato che – scrive il giudice – l’affermazione di una gestione, rinnovatasi da appena cinque mesi, fortemente impegnata in una importante opera di prevenzione e di contrasto del cosiddetto ‘sballo’, mal si concilia con l’adombrato conflitto di interessi dell’autorità emanante e con la chiamata in causa dei ‘genitori’, fermo restando che il grado di coinvolgimento dei suddetti soggetti esula completamente dagli apprezzamenti giuridici da formulare in questa sede processuale».
Minacce di morte In seguito alla vicenda, con decine di gruppi nati sui social network per invocare la riapertura della discoteca, il questore di Rimini Maurizio Improta ha ricevuto diverse minacce, anche di morte. Tutto materiale già finito all’attenzione degli inquirenti.