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Home » Treofan: «Accelerare processi e superare posizione Jindal»

Treofan: «Accelerare processi e superare posizione Jindal»

di Simone Francioli
29 Dicembre 2020
in Altre notizie, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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«Da parte delle organizzazioni sindacali è stata dichiarata l’assoluta necessità di accelerare tutti i processi in quanto i tempi della procedura di licenziamento stanno avanzando e attualmente mancano soltanto 39 giorni alla scadenza della seconda fase, ovvero quella istituzionale, concludendo di fatto i 75 giorni di legge per la discussione della stessa. Abbiamo inoltre evidenziato agli esponenti del Mise come altri soggetti imprenditoriali sono interessati a proporre delle manifestazioni di interesse per rilevare l’unità produttiva, ma deve essere assolutamente superata l’attuale posizione della proprietà indiana che intende liquidare l’azienda e realizzare un profitto». Lo scrivono le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil in merito alla vertenza Treofan dopo l’incontro – da remoto – di lunedì con il Mise alla presenza della sottosegretaria Alessandra Todde.

IL MINISTRO DI MAIO: «JINDAL SE LA DOVRÀ VEDERE CON NOI»

Le azioni del Mise ed i tempi ristretti

In prima battuta nel corso della riunione sono state riepilogate – da Stefano D’Addona – le azioni del Mise durante l’ultimo periodo: «Verifica attraverso l’Agenzia delle Dogane per eventuali abusi commessi da Treofan per merci provenienti dall’Ue con dichiarazioni non conformi alla legge; moral suasion che attraverso un’informazione dettagliata verso i maggiori clienti li porti a conoscere i comportamenti dell’azionista Jindal, non conformi a regole dettate dalle modalità di buone relazioni comportamentali nei confronti dei Lavoratori, delle Istituzioni e del Sindacato. Questa azione ha comportato una riduzione di ordini da parte dei clienti abituali del gruppo Treofan/Jindal; verifica dei finanziamenti pubblici e del loro corretto utilizzo, come ad esempio l’erogazione del finanziamento del Miur di circa 1 milione di euro nel quale tra le clausole rientrava l’impegno di mantenere le attività per 5 anni. Sono state attivate le procedure per il rientro del finanziamento; per il finanziamento ricevuto dalla Regione Puglia si stanno facendo ulteriori verifiche per il suo corretto utilizzo soprattutto in relazione allo spostamento di ordini dallo stabilimento di Terni ad altri siti produttivi del gruppo Jindal». Le organizzazioni sindacali hanno messo in evidenza come nel corso dell’incontro del 16 dicembre con il liquidatore – Ettore Del Borrello – sia stata «consegnata una memoria che evidenziava come l’attivazione della procedura di liquidazione sia illegittima e non suffragata da elementi oggettivi che ne identifichi la correttezza giuridica. A tal proposito durante quella riunione le segreterie nazionali, le strutture territoriali e le Rsu hanno richiesto – viene ricordato – di ritirare la procedura di licenziamento e attivare gli strumenti di ammortizzatori sociali conservativi (Cigs). Solo grazie all’attivazione di questo strumento si consentirebbe di avere un tempo maggiore per costruire una proposta imprenditoriale che possa consentire una continuità produttiva». A breve è previsto un nuovo confronto: «Tutte le parti intervenute all’incontro come il Mise, la Regione, il Comune hanno manifestato la volontà di impedire questo progetto da parte di Jindal e ricercare alternative che diano una prospettiva al sito di Terni. Visto i tempi molto ristretti entro i quali deve essere trovata una soluzione, il ministero si è impegnato a riconvocare le parti entro 7/10 giorni per un aggiornamento generale sulle azioni messe in atto».

«PER NOI NON È NATALE»

Ugl Chimici: «Non arrivare al 6 febbraio senza soluzione»

«Tutela del sito di Terni e delle maestranze». Queste le priorità indicate dall’Ugl Chimici: «Occorre scongiurare –le parole del il vicesegretario Eliseo Fiorin – che si arrivi al 6 febbraio prossimo, senza una soluzione per i lavoratori del sito ternano. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi che vanno dalla possibilità di un intervento da parte di un nuovo imprenditore, alla riconversione del sito ternano, senza chiudere ad altri progetti di continuità produttiva dello stabilimento. Il fronte comune che si è formato – aggiunge il rappresentante della segreteria nazionale Enzo Valente – deve ulteriormente rafforzarsi con il coinvolgimento anche della Regione Puglia, dove il management indiano ha dirottato sullo stabilimento di Brindisi le commesse di Treofan. Siamo pronti ad inasprire ulteriormente le battaglia a difesa dei lavoratori di Terni».

Lega: «Occorre impegno diplomatico e monitoraggio»

Nuovi interventi sulla Treofan anche dalla Lega: «Il Governo sta affrontando – puntualizza il senatore Stefano Lucidi – la questione in modo scoordinato, per questo chiediamo il coinvolgimento nei tavoli di crisi anche dei rappresentanti del ministero degli Esteri, affinché dichiarino pubblicamente cosa stanno effettivamente facendo per risolvere questa vicenda anche perché l’Umbria e Terni posso vantare addirittura un viceministro agli Affari Esteri, Marina Sereni, fino ad ora assente nel dibattito pubblico Treofan». «Ma l’Umbria potrebbe avere – il pensiero della senatrice Valeria Alessandrini – anche un’altra arma dalla sua parte, visto che sempre al Governo e in forza al ministero per gli Affari Europei c’è l’ex europarlamentare umbra Laura Agea ora sottosegretaria, che “non ci risulta che anche Lei sia intervenuta in merito, mentre servirebbe uno sforzo pubblico anche in sede europea. Ci chiediamo a cosa serve avere un sottosegretario e cosa si aspetti per far capire ai burocrati di Bruxelles che una multinazionale indiana con importante filiale europea sta distruggendo una realtà storica italiana, e che questo sta avvenendo nel cuore della comunità europea». «Dobbiamo anche aggiungere – interviene anche il deputato Virginio Caparvi – che oltre a dar seguito ai buoni propositi annunciati dal Governo, dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla maggioranza, non sono arrivate proposte di tipo legislativo volte a modificare il quadro normativo in favore delle vertenze sindacali in atto in generale e di quella Treofan in particolare. Occorre dunque anche un monitoraggio non solo degli strumenti economici e finanziari, ma anche di quelli giuridici e legislativi in senso stretto, per tentare ogni possibile soluzione per la vicenda Treofan, e serve che l’Umbria al Governo si sia da fare». Sempre sponda Lega è l’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi a dire la sua: «Si sta consumando l’ennesimo dramma industriale e  occupazionale italiano.  I sindacati hanno dichiarato l’illegittimità della procedura di  liquidazione. Il Governo intervenga entro il 6 febbraio prossimo, termine ultimo della procedura di liquidazione, verificando  immediatamente la regolarità nell’erogazione dei cospicui fondi pubblici  percepiti dalla società indiana per il sito di Brindisi e ponendo in  atto iniziative per il mantenimento in vita dell’azienda ternana e della  sua continuità produttiva, altrimenti si rischia oltre al danno anche la beffa. Servono risposte certe, nell’interesse dei lavoratori italiani».

Il Pd: «Scelta illegittima e unilaterale di Jindal»

«Visto l’esito dell’incontro al Mise – commentano Francesco Filipponi e Tiziana De Angelis del gruppo consiliare Pd – su Treofan alla presenza delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni locali e Confindustria Umbria, dove si è fatto il punto della situazione, occorrono tutte le azioni necessarie per cambiare i termini del mandato del liquidatore. Faremo quanto nelle nostre possibilità come amministratori locali nei confronti del comune, della regione e del governo, affinché ciò accada nei prossimi giorni, al fine di contrastare la scelta illegittima a nostro avviso ed unilaterale di Jindal».

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