di F.L.
Con 1.315 segnalati in una settimana, un aumento dei focolai e una stima dell’Rt puntuale a 1,05 (calcolato al 6 gennaio), per la terza settimana consecutiva l’Umbria rientra tra le regioni a ‘rischio alto’ nell’ambito del monitoraggio settimanale (11-17 gennaio) dell’andamento del Covid da parte di Istituto superiore di sanità e ministero della salute. La conferma sabato mattina, nel corso di una conferenza stampa della cabina di regia nazionale.
QUI L’ULTIMO MONITORAGGIO CHE ASSEGNA ALL’UMBRIA IL RISCHIO ‘ALTO’ (.PDF)
«Rapido aumento casi non è escluso»
«In molte regioni e province autonome c’è un rischio moderato/alto secondo il decreto ministeriale del 30 aprile – hanno spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Gianni Rezza -, anche in presenza di una lieve diminuzione della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2; resta, infatti, elevato l’impatto sui servizi assistenziali nella maggior parte delle regioni. L’epidemia resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. L’attuale quadro a livello nazionale – hanno detto ancora Locatelli e Rezza – sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive».
COVID UMBRIA, IL TEMUTO ‘EFFETTO FESTE’ NON C’È STATO
I dati della Regione e la questione colore
Quanto all’Umbria, la classificazione a rischio ‘alto’ arriva a poche ore dalla pubblicazione, avvenuta venerdì, del Report epidemiologico della Regione, da cui è emerso un indice Rt all’1,09, dato già in leggera diminuzione rispetto ai dati di una settimana prima. Stazionaria l’incidenza settimanale dei casi sulla popolazione, con 160,97 ogni 100 mila abitanti. «Non ci sono segnali di allarme maggiori rispetto alla fascia in cui siamo già inseriti» aveva detto sempre venerdì il direttore regionale alla Salute, Claudio Dario. «La presenza in una fascia resta comunque valida per due settimane. Il quadro è stazionario, non c’è un peggioramento anche se esistono differenze territoriali all’interno dell’Umbria» Non è escluso che da lunedì la Regione possa comunque valutare eventuali ulteriori restrizioni riferite a specifiche realtà locali.
La classificazione generale
Che per ora l’Umbria rimanga in zona arancione lo conferma anche il fatto che non la riguardano le ordinanze firmate venerdì dal ministro della salute, Roberto Speranza, che da domenica modificano la classificazione di due regioni, la Lombardia (finora zona rossa) e la Sardegna (prima in zona gialla). Complessivamente, quindi, la ripartizione delle regioni e province autonome, dal 24 gennaio, è la seguente: in area gialla Campania, Basilicata, Molise, Provincia autonoma di Trento, Toscana; in arancione Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Veneto, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta; in area rossa Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia. Eventuali nuove modifiche potrebbero esserci alla fine della prossima settimana.