Associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla commissione di reati fallimentari. Nonché riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori: queste le accuse a vario titolo a carico di diversi imprenditori e professionisti umbri dopo il lavoro – su delega della procura della Repubblica di Perugia – eseguito dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza. Eseguite delle perquisizioni.

Imposte, creditori e modus operandi
L’indagine è scattata in seguito ad accertamenti tributari che hanno consentito di scoprire un «consolidato sistema associativo che, nel tempo, ha posto in essere numerose – viene specificato nella nota del procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone – condotte illecite, mediante le quali è stato consentito ai vari soggetti economici coinvolti di sottrarsi, fraudolentemente, al pagamento delle imposte e alle pretese dei creditori». In sostanza la titolarità delle quote sociali di imprese private dei compendi attivi e mandate in decozione (fallimento) dopo l’accumulo di debiti con l’erario, è stata «fittiziamente traslata a prestanome nullatenenti i quali normalmente, in qualità di soci unici, decretano lo scioglimento anticipato della società e la conseguente cancellazione al registro delle imprese».
Il consulente
Al centro di tutto – il promotore dell’associazione – un consulente societario umbro che ha messo a disposizione la propria struttura professionale in modo seriale, con l’obiettivo di fornire una rappresentazione contabile, societaria ed amministrativa inquadrata in un ambito di legalità . L’operazione – viene sottolineato – si inserisce in un più ampio contesto del «contrasto alla criminalità economica e di impresa, da sempre, oggetto di particolare attenzione da parte di questo ufficio, oggi più che mai, impegnato a preservare e tutelare it tessuto imprenditoriale sano dalle possibili forme di inquinamento ed infiltrazioni che l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica possono favorire».