Lungo intervento di Sauro Presenzini (WWF Perugia) sulla gestione del Lago Trasimeno. Ve lo proponiamo integralmente.
L’ambiente va bene, ma fintanto che non cozza con gli interessi economici, politici, imprenditoriali o peggio ancora con certi interessi particolari.
Oggi tutti vogliono dipingersi di verde per essere alla moda, ma poi ci si sbrodola quando si deve coniugare concretamente in quale modo si intende tradurre e tutelare il territorio, il bene pubblico, l’acqua, il paesaggio, i boschi, il turismo etc.
I cambiamenti climatici in atto, non sono come la nuvoletta di Fantozzi, che staziona sopra l’Umbria, eppure ognuno nel suo piccolo attraverso la politica locale, potrebbe fare la sua parte, aggiungendo la sua tesserina all’enorme e complicato puzzle.
L’impatto dell’uomo
Il mare dell’Umbria è sicuramente il Lago Trasimeno che ciclicamente, si espande e si ritrae in quanto sistema vivo, che come un organismo vivente “respira”… ed è stato così per millenni!
Peccato che negli ultimi 100 anni, più o meno dopo la rivoluzione industriale i cambiamenti causati dall’uomo sono stati troppo repentini, aggressivi, impattanti e a volte irreversibili.
Dal punto di vista della sviluppo e sostenibilità ambientale e con un occhio volto all’impronta ecologica (negativa) lasciata dall’uomo sul nostro pianeta, non possono sfuggire le cause principali che affliggono il nostro mare. Riscaldamento dell’acqua e sua maggiore evaporazione, conseguente eutrofizzazione, formazione di alghe, invasione di chironomidi, scomparsa/rarefazione delle specie ittiche, sversamento e bioaccumulo di inquinanti organici, agricoli, zootecnici, ma anche reflui da depurazione dei comuni rivieraschi.
Inquinanti che si concentrano e accumulano per una mancanza d’intervento, di un’omessa visione strategica e di priorità da affrontare e risolvere e qui, entriamo al solito in un campo minato, dove tutto viene distorto, piegato, indirizzato a seconda degli interessi corporativi che si possono incontrare.
Gli interessi in campo
Sul piatto della bilancia degli interessi da tutelare o sfavorire, c’è sicuramente in primis l’agricoltura e gli allevamenti zootecnici con i loro prodotti chimici fosfati e la conseguente fertirrigazione, concimi azotati, diserbanti, da eliminare assolutamente.
Poi c’è il comparto pesca, la corretta ed efficiente gestione dei depuratori comunali e/o consortili e degli scarichi abusivi in diretta o nella falda superficiale del lago e in ultimo, ma non ultimo il settore turistico.
Cosa vorrà fare la politica, non lo sappiamo… probabilmente niente, perché scelte impopolari potrebbero sovvertire la visione politica a 5 anni di ogni temporanea maggioranza, ed il Lago… morirà di politica!
La visione del WWF
Per quanto ci riguarda, noi abbiamo una visione chiara e distaccata da tutti gli interessi in campo, la ricetta è la seguente per la tutela del territorio, del paesaggio, per la tutela delle acque e della loro qualità:
– valutazione del peso/costo economico di ogni singola scelta politica di indirizzo in funzione del risultato atteso;
– incentivazione e disincentivazione della politica agricola rivierasca che abbandoni le attuali scelte altamente idrovore, con conseguenti importanti e continui carichi di nutrienti e inquinanti nel Lago malato;
– riconversione agricola delle colture, usando la leva delle penalizzazioni e incentivazioni verso chi sceglie di seminare colture rustiche e compatibili, che non richiedano uso di fertilizzanti o utilizzo massiccio di acqua;
– creazione di fasce di rispetto di almeno 1.000 metri che fisicamente allontanino dalle sponde del lago ogni attività agricola (orti domestici eslusi), favorendo la crescita di essenze autoctone che facciano da “filtro” e fitodepurazione naturale;
– riconversione della zootecnia domestica e intensiva, utilizzando la stessa leva di incentivi e disincentivi di cui in agricoltura, nel raggio di 5 km dalle sponde del Lago, che scaricano su di esso le già note problematiche;
– dimensionamento, efficientamento e costruzione di nuovi depuratori e tratti fognari (dimensionati per il maggior numero di abitanti stagionali presenti nel periodo estivo e non dei soli residenti invernali) che abbiano lo scopo vero di depurare le acque e soprattutto, dopo averli costruiti, tenerli efficienti e non solo una presenza di facciata, il che, ha come ovvio un costo!
– controllo della pesca professionale e del pescato con un organismo esterno di certificazione di sostenibilità e pesca etica, che garantisca e “sostenga” l’origine e qualità del pescato lacustre, sottratto ad una certificazione creativa di pura fantasia, con sostegni per i virtuosi e sanzioni per i furbetti, sempre presenti.
Serve politica seria
Se una politica seria e coraggiosa esistesse in questa Regione, rischieremmo tra qualche anno di tornare a vedere le acque del Trasimeno in salute, trasparenti, senza alghe, senza fanghiglia e soprattutto senza la massiccia invasione di insetti indesiderati, i Chironomidi, indicatori biologici dello stato di salute del lago, dell’inquinamento e del loro adattarsi in ambienti lacustri carenti d’ossigeno.
Un lago in salute…
Non si rischierebbe inoltre il divieto di balneazione, non si avrebbero più odori sgraditi, come le oscillazioni stagionali del livello delle acque (al netto di cambiamenti climatici che oggi nessuno può determinare con certezza), si avrebbe una maggiore qualità e quantità del pescato, una maggiore appetibilità dell’immagine del lago e del turismo rivierasco, non avremmo più un territorio e il “colpo d’occhio” del paesaggio, banalizzato da monocolture agricole.
Cosa conta di più?
Dai conti economici in nostro possesso, non ci sembra che il comparto agricolo rivierasco abbia dei numeri e produzioni importanti da poter stravolgere o pesare significativamente nella produzione regionale (figurarsi in quella nazionale) e comunque sia, quanto sopra, è una scelta squisitamente politica!
Insomma sul piatto della bilancia occorre mettere l’importanza e il traino prodotto dal turismo, dall’ambiente, dal settore pesca e più in generale anche dal paesaggio, contro insignificanti quantità e interessi economici derivanti da prodotti agricoli e zootecnici, numeri da confronto inestistenti, dal punto di vista economico ma fortemente destabilizzanti per il delicato equilibrio del Lago in termini di consumo del suolo, banalizzazione del paesaggio, carico di inquinanti, diserbanti e prodotti chimici che si infiltrano nella falda superficiale e tutti i noti problemi correlati in termini di eutrofizzazione, alghe, Chironomidi, alghe nauseabonde, flocculazione di materiale organico sulle rive e sponde… chi intende bagnarsi oggi, deve essere disponibile ad immergere i piedi in una fanghiglia composta da una mucillagine gelatinosa per nulla attraente.
Ed allora, perché la politica non agisce?
è compito della politica far avverare il sogno, sempre possibile, ovvero creare nuovi depuratori e vedere i depuratori esistenti che funzionano, sognare la cessazione delle fertirrigazioni e il conseguente inquinamento della falda superficiale, derivante in maniera massiva dagli allevamenti zootecnici, sarebbe compito della politica trasformare l’attuale incubo in una visione onirica.
L’attuale incubo però, prevede anche lo strampalato progetto di portare acqua al Trasimeno con una condotta, non per salvare il lago, ma per scopi irrigui, ovvero riportarci quell’acqua che l’agricoltura fino ad oggi ha sottratto. Il tragico dramma Kafkiano che oggi sta andando in scena, è sotto gli occhi di tutti.
Siamo ad un punto di non ritorno, stiamo rapidamente andando verso la morte biologica del Lago Trasimeno …basta insistere ancora un po’ (e neanche tanto)!
Sauro Presenzini
Wwf Perugia
Quello sul Trasimeno è un dibattito importante: umbriaon.it sarà felice di accogliere repliche e considerazioni di altri attori in campo