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Home » Ambulanze non sanificate e lavoratori sfruttati: nei guai cooperativa operante anche a Perugia

Ambulanze non sanificate e lavoratori sfruttati: nei guai cooperativa operante anche a Perugia

di Fabio Toni
18 Ottobre 2021
in Altre notizie, Ambiente e salute
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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Una cooperativa attiva nel settore dei trasporti sanitari e operativa anche in Umbria – la First Aid One Italia – è stata sottoposta a sequestro preventivo dalla Guardia di finanza di Pavia.

Sigilli alle ambulanze

I sigilli applicati dal gip pavese, su richiesta della locale procura, hanno riguardato l’intero comparto aziendale della cooperativa – il cui patrimonio è di circa 5 milioni di euro – oltre al sequestro per equivalente di circa 200 mila euro nella disponibilità dei ‘caporali’ (conti correnti, fabbricati, terreni e autoveicoli). Contestualmente il tribunale ha incaricato un amministratore giudiziario per la gestione e la corretta continuazione delle attività di soccorso.

Frodi nell’esecuzione del servizio pubblico

Le indagini svolte dai militari del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano – spiega una nota delle Fiamme Gialle – «hanno permesso di individuare diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona e Pescara) vinte dalla predetta cooperativa che sono però risultate turbate e per le quali sono state riscontrate diverse frodi nell’esecuzione del servizio pubblico. In primo luogo, la cooperativa agiva tramite prestanomi, al fine di occultare la costante presenza ed effettiva direzione aziendale da parte di uno degli indagati già condannato in via definitiva nel 2017 per turbata libertà degli incanti, ed aveva escogitato un metodo infallibile per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava: proporre prezzi talmente bassi che talvolta superavano il limite della anti-economicità e assicurare, solo formalmente, una folta flotta di mezzi».

Le inefficienze

«Peccato però – osserva la Guardia di finanza – che i bassi prezzi erano ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto. Naturalmente l’esiguo numero di mezzi sanitari presenti sul territorio comprometteva l’efficienza dei soccorsi a disposizione della collettività. Inevitabili i disservizi conseguenti: già dai primi mesi di operato, la qualità del servizio richiesto dall’appalto era molto al di sotto di quanto pattuito, creando numerose e continue inefficienze unite a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermate anche dalle segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio presso i presidi ospedalieri».

Risparmio anche sulle sanificazioni

«Emblematico – proseguono le Fiamme Gialle – è quanto emerso dalle videoriprese effettuate in talune ambulanze, ovvero, che venivano raramente eseguite sanificazioni all’interno del vano sanitario delle ambulanze che, invece, avrebbero dovute essere eseguite dopo il trasporto di ogni paziente (così come previsto dalla normativa regionale e dal contratto d’appalto) soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19. Solo per dare un’idea della portata del rischio sanitario accertato, una delle ambulanze monitorate, in 20 giorni di lavoro con contestuale trasporto di 92 pazienti, è stata sanificata solo in 4 occasioni mentre un’altra, in 9 giorni di servizio ed 86 pazienti trasportati, è stata sanificata un’unica volta. A comprova di quanto appena detto, la cooperativa talune volte effettuava il servizio senza aver mai istituito le sedi operative secondarie idonee al ricovero ‘coperto’ dei mezzi e della loro sanificazione, contrattualmente previste ed offerte in sede di gara, tanto che le ambulanze nei momenti di non operatività venivano spesso posteggiate sulla pubblica via».

Lavoratori-volontari sottopagati

«Le indagini – afferma la nota – hanno permesso di dimostrare come la cooperativa indagata ed oggi sotto sequestro, abbia potuto far fronte ad un considerevole ribasso rispetto alle tariffe indicate dalle stazioni appaltanti, attraverso un’illecita manipolazione dei costi del lavoro. In particolare la cooperativa remunerava i propri dipendenti con stipendi molto inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale costringendo, di fatto, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un enorme vantaggio concorrenziale. Infatti, i volontari-lavoratori, costretti a turni di lavoro massacranti (per oltre 12 ore continuative e senza pause), spesso non avevano altra scelta se non quella di mangiare o dormire, quando possibile, all’interno della cabina sanitaria dell’ambulanza che sarebbe dovuta rimanere sterile».

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