«Un bavaglio non più tollerabile»: è così che i giornalisti ternani definiscono l’applicazione delle norme sulla presunzione d’innocenza che, da mesi, colpisce il diritto di cronaca. Proprio per puntare l’attenzione sulla questione e portarla a conoscenza dei cittadini, hanno organizzato, martedì mattina, una manifestazione davanti alla procura di Terni, alla quale contestano di interpretare la legge in maniera troppo rigida.
Le motivazioni
Una trentina di cronisti di tutti i diversi mezzi di informazione si sono ritrovati davanti agli uffici giudiziari, con le sciarpe simbolicamente alzate sulla bocca. Un modo per far capire che l’interpretazione restrittiva da parte della magistratura ternana del decreto legislativo 188/2021 – che applica la normativa europea in materia – sta precludendo ogni adeguato scambio di informazioni con le forze dell’ordine per svolgere riscontri o verifiche non solo su vicende di cronaca nera e giudiziaria, ma anche su semplici incidenti e altro. «Ci troviamo davanti ad un muro di gomma – è stato sottolineato – che va a ledere non solo il rispetto della nostra professione e della libertà di informazione, ma anche il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati».
Richiesta di confronto
È stato quindi richiesto un incontro al procurato capo, Alberto Liguori, che però stamani non era presente in sede. Presenti a sostegno dell’iniziativa, insieme ai rappresentanti dei diversi mezzi di informazione cittadini, anche la vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Donatella Binaglia, e il presidente dell’Asu, Massimiliano Cinque. La manifestazione si è svolta in contemporanea all’analoga iniziativa organizzata davanti alla procura di Roma, dai cronisti della capitale, con le stesse motivazioni dei colleghi di Terni.