di Chiara Pellegrini e Fabio Gallo
Direttore casa circondariale di Terni – Comandante Reparto polizia penitenziaria
Negli ultimi giorni si è parlato più volte della casa circondariale di Terni per alcuni recenti episodi di aggressione da parte di persone detenute nei confronti del personale di polizia penitenziaria. Desideriamo esprimere la nostra vicinanza a tutti gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria del Reparto di Terni.
I poliziotti penitenziari della casa circondariale della nostra città sono impegnati in un’operatività tutt’altro che facile. L’apertura lo scorso anno del nuovo padiglione, che ha aumentato la popolazione detenuta di 200 unità, ha comportato un notevole aumento dei carichi di lavoro. L’arrivo nello stesso periodo di due circuiti di Alta Sicurezza, in aggiunta ai tre già esistenti (41 bis, Media Sicurezza e Protetti), ha reso ancor più complesse le modalità custodiali. La presenza, soprattutto nel circuito di Media Sicurezza, di persone tossicodipendenti o con problemi psichiatrici o, ancora, prive di un saldo supporto familiare, determina una più elevata incidenza di eventi critici e una conseguente impegnativa attività di gestione e sostegno.
Siamo grati al nostro personale di polizia penitenziaria che, in tali situazioni, nell’arco delle 24 ore di ciascun giorno, contribuisce in modo decisivo a far sì che gli eventi critici che si verificano siano di gran lunga inferiori rispetto alle tante situazioni risolte positivamente.
Il nostro riconoscimento va anche alle organizzazioni sindacali di comparto, sempre solidali con il personale di polizia penitenziaria rispetto al disagio espresso e sofferto dagli agenti e pronte a evidenziare gli eventi critici, dando così rilievo all’importanza del gravoso lavoro svolto quotidianamente dai poliziotti.
Nello specifico degli episodi degli ultimi tempi, accenniamo una condivisibile chiave di lettura per rispondere ai tanti che si domandano e ci chiedono cosa stia accadendo nel carcere di Terni. Gli episodi accaduti nel nostro carcere non crediamo siano più numerosi o più gravi di quelli analoghi che si verificano in altri istituti penitenziari anche della nostra stessa regione. Tuttavia concordiamo con le organizzazioni sindacali nel dare ad essi il giusto rilievo perché, quando si parla di violazione dell’integrità fisica di una persona, la gravità è in sé e prescinde da aspetti quantitativi e da valutazioni di responsabilità.
Vorremmo che il personale di polizia penitenziaria concludesse sempre il proprio quotidiano turno di servizio con serenità e soddisfazione, ma questi stati d’animo non facilmente si conciliano con un luogo come il carcere, soprattutto quando in esso si sperimentano letteralmente sulla propria pelle il conflitto e la violenza. Esprimiamo la nostra solidarietà nei confronti del personale coinvolto nei recenti fatti e assicuriamo il nostro impegno in termini di prevenzione.
Con la partecipazione delle rappresentanze sindacali anche di recente sono state avviate soluzioni di tipo organizzativo di cui auspichiamo il positivo concretizzarsi. Inoltre, con l’apporto degli operatori dell’area educativa e della stessa area sicurezza, cercheremo di incrementare il livello di trattamento perché, se la sicurezza è vissuta come emergenza, non dimentichiamo che della sicurezza il trattamento è baluardo certo.
Diciamo questo con l’umiltà di chi sa che il pericolo zero non esiste e che purtroppo tali episodi di conflittualità non sono mai completamente prevedibili e prevenibili, perché tali non sono i comportamenti umani. Detto questo, vorremmo aggiungere che la quotidianità nel penitenziario ternano è anche e soprattutto altra. È quella interpretata dal personale impegnato in una faticosa e del tutto peculiare professionalità. Il poliziotto penitenziario è chiamato a conciliare i compiti di ordine e sicurezza con l’aiuto a persone la cui condizione detentiva determina inevitabili tensioni; queste in prima battuta si riversano sul poliziotto penitenziario che le restituisce temperate, evitando così che degenerino. E allo stesso tempo la quotidianità è fatta da detenuti che vivono con correttezza la relazione con gli operatori esprimendo in essa valori di reciproco rispetto e gratitudine.