di Giovanni Cardarello
Venerdì 9 maggio è una data, a suo modo, decisiva per la Regione Umbria. O quantomeno è una data decisiva per lo sviluppo della legislatura che ha preso le mosse dall’esito elettorale dello scorso novembre. Oggi, infatti, la Regione Umbria ha avviato ufficialmente la costruzione del Piano socio-sanitario regionale 2025–2030, uno strumento fondamentale per definire il futuro del sistema sanitario e sociale umbro.
«Le linee guida del Piano – si legge in una nota della Regione – sono state presentate dalla direttrice regionale salute e welfare Daniela Donetti, alla giunta e ai consiglieri regionali di maggioranza». Un Piano che, a differenza dall’ultimo strumento di programmazione conosciuto, quello del triennio 2008-2011, approvato nell’aprile 2009, non è solo sanitario ma socio-sanitario. Questo perché «la pandemia ha modificato il contesto con la necessità di prendere in carico le persone con i loro bisogni».
Da segnalare che dal 2009 ad oggi, nonostante vari tentativi e proposte non giunti all’approvazione definitiva, il cuore della programmazione sanitaria regionale è rimasto privo di un quadro aggiornato e condiviso. «Il nuovo Piano – prosegue la nota – intende colmare il vuoto dell’integrazione socio-sanitaria, restituendo al sistema salute dell’Umbria una guida chiara, solida e orientata al futuro». Ma cos’è un Piano socio-sanitario? Come funziona? Che tempi ha di approvazione e lavorazione?
Un piano socio-sanitario è uno strumento di programmazione e indirizzo strategico che definisce le priorità e le linee di sviluppo dei servizi sanitari e sociali della Regione per un periodo di tempo specifico, in questo caso quinquennale. In pratica è una sorta di guida, di libretto delle istruzioni, per stabilire come le risorse economiche, umane e strutturali dell’ente devono essere organizzate e utilizzate per rispondere ai bisogni di salute e benessere della popolazione.
I Piani socio-sanitari regionali (Pssr) rappresentano lo strumento fondamentale di programmazione a livello regionale, in coerenza con il Piano sanitario nazionale (Psn) e sono regolati dalla legge 328 dell’8 novembre 2000. Ma il loro funzionamento risente anche del Decreto legislativo 502 del 30 dicembre 1992, Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) 12 gennaio 2017 che definisce i Livelli essenziali di assistenza, i famigerati Lea. Parliamo delle prestazioni sanitarie che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o con la partecipazione alla spesa (ticket). I Lea comprendono anche prestazioni sociosanitarie.
Il percorso di approvazione prevede cinque fasi. L’elaborazione della proposta. La fase di presentazione e discussione in consiglio regionale: in questa fase possono essere richiesti pareri a diverse commissioni consiliari e ad altri organi consultivi (come il Consiglio delle autonomie locali). Le audizioni e la raccolta delle osservazioni con i rappresentanti delle categorie interessate, ovvero operatori sanitari e sociali, sindacati, associazioni di pazienti. La votazione e l’approvazione in assemblea legislativa. E, infine, la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione (Bur) per l’entrata in vigore. Nel caso del Piano della Regione Umbria l’obiettivo è di arrivare all’approvazione del documento finale entro il 2026.
«Con questo Piano – dichiara la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti – mettiamo fine a un’assenza programmatica durata troppo a lungo e ci impegniamo a costruire un modello sanitario moderno, equo e integrato». E ancora: «La nostra visione è quella di una sanità pubblica vicina alle persone, in grado di rispondere alle nuove sfide poste dall’invecchiamento della popolazione, dalla crescita della cronicità e dai cambiamenti ambientali, mettendo al centro il potenziamento della prevenzione, rafforzando le cure domiciliari, la telemedicina, le case e gli ospedali di comunità».
«Dopo anni di immobilismo – sottolinea Stefania Proietti – servono visione, responsabilità e coraggio. Questo Piano è una sfida collettiva che chiama in causa tutte le istituzioni, gli operatori e i cittadini dell’Umbria. Fondamentale è il coinvolgimento di tutti le parti sociali, delle istituzioni, degli ordini professionali, del terzo settore e delle associazioni dei cittadini, attraverso la costituzione di tavoli tecnici, ma anche attraverso una serie di eventi di presentazione dedicati ai diversi ambiti del Piano».
La presidente della Regione Umbria ha spiegato anche che «un ulteriore elemento di innovazione del Piano sarà anche la sua nuova identità visiva e comunicativa, costruita attorno al nuovo brand regionale ‘Umbria in Salute’, simbolo di un cambiamento culturale che accompagnerà tutte le politiche socio-sanitarie regionali come elemento distintivo di riconoscibilità e un sistema sanitario unico e coordinato, valorizzandone l’identità e l’appartenenza collettiva».
«Accanto a questa nuova identità – prosegue la presidente – il Piano rilancia con forza l’impegno della Regione Umbria sul fronte dei diritti e della tutela delle persone più fragili con la campagna ‘Umbria contro ogni forma di violenza’. Questa linea strategica integra azioni concrete contro la violenza di genere, il bullismo, le discriminazioni, l’abuso su minori, gli episodi di violenza verso operatori sanitari e ogni altra forma di prevaricazione».
«Non può esserci salute senza sicurezza e rispetto per la dignità delle persone – conclude la presidente Proietti -. Il nostro Piano pone al centro la tutela dei più deboli, promuovendo una sanità inclusiva che non tollera nessuna forma di violenza, dentro e fuori le strutture sanitarie. Questa battaglia culturale è parte integrante del nostro impegno per una Regione più giusta e coesa».
Queste dichiarazioni sono state accompagnate dal supporto politico dei partiti che compongono la maggioranza di governo. A partire dalla forza principale, il Partito Democratico che sottolinea che «con il Piano socio-sanitario rispettiamo il patto con gli elettori». Gli fa eco Luca Simonetti del Movimento 5 Stelle: «Un nuovo Pianoo fatto di dignità, diritti e ascolto delle comunità». «Un passaggio fondamentale» lo definisce Fabrizio Ricci di Alleanza Verdi Sinistra mentre Bianca Maria Tagliaferri di Umbria domani-Proietti Presidente sottolinea il fatto che il piano sociosanitario «è uno strumento imprescindibile che mancava dal 2009».