G.N.
Nei suoi sessant’anni di carriera «c’è una costante: il rispetto per una signora che mi abbandonerà solo quando morirò, la libertà»: lo ha dichiarato il cantautore genovese, Gino Paoli, dal palco del teatro Morlacchi di Perugia, presentando, a Umbria Jazz, il suo ultimo progetto, ‘Una lunga storia’ di musica e libertà.
L’INTERVISTA E L’ESIBIZIONE DI GINO PAOLI – VIDEO
«Corro da solo»
L’album in uscita contiene canzoni prive di rime o ritornelli, ma per il cantautore non è una novità, come ha raccontato lui stesso: «Non volevo essere imbrigliato nel solito schema della canzone. È successo anche quando scrissi ‘Il cielo in una stanza’. Mi dissero che mancava l’inciso. Io non corro con gli altri, corro da solo, sempre».
Gli amici
Un doppio appuntamento dalle grandi emozioni, con l’Orchestra da Camera di Perugia diretta da Marcello Sirignano a fare da trait d’union: nella prima parte dell’esibizione, quella più contemporanea e degli inediti, era accompagnato da Danilo Rea al pianoforte; nella seconda, dedicata agli intramontabili classici, da Rita Marcotulli al pianoforte, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Alfredo Golino alla batteria. Nel mezzo, l’intervista con il giornalista e critico musicale, Marco Molendini, con il quale ha ripercorso i lunghi e intensi anni di carriera. Paoli ha ricordato gli amici della ‘scuola genovese’: da Umberto Bindi, a Fabrizio De André, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Giorgio Calabrese e Luigi Tenco, interpretando alcuni dei loro più grandi successi e raccontando, per ciascuno, un pezzo della loro vita.