Non tarda ad arrivare, sotto forma di petizione, la voce di protesta di donne e uomini umbri all’abrogazione dell’aborto farmacologico a domicilio approvata lo scorso 12 giugno dalla giunta Tesei.
UMBRIA, BUFERA SULL’ABROGAZIONE DELL’ABORTO FARMACOLOGICO A DOMICILIO
Pioggia di proteste
«[…] Da oggi gli interventi dovranno essere effettuati, come previsto dalla legge, in regime di ricovero ospedaliero, evitando che la donna sia di fatto lasciata completamente sola anche davanti a eventuali rischi, come emorragie, infezioni o altre gravi complicanze». Di fatto, le donne che un giorno si troveranno a dover prendere questa decisione – almeno in Umbria – non potranno più assumere la pillola abortiva in day hospital, bensì sarà obbligatorio il ricovero ospedaliero di tre giorni. La notizia ha fatto il giro dei social e delle più importanti testate online, ricevendo numerose critiche e forti reazioni: «Uno schiaffo alle donne e all’autodeterminazione che nega loro il metodo di interruzione di gravidanza più veloce e meno invasivo, tanto dal punto di vista fisico quanto psicologico, finendo per disincentivarlo e aprendo, potenzialmente, la strada a nuove pericolose forme di clandestinità », ha commentato il giornalista Lorenzo Tosa sulla sua pagina Facebook.
La petizione
In merito alla questione, nelle ultime ore è apparsa sulla piattaforma Change.org la petizione lanciata da una ragazza «per combattere questo scempio» – così ha definito la decisione della Tesei – in una raccolta firme che possa spingere la giunta regionale a fare marcia indietro sul divieto di aborto farmacologico. I firmatari, oggi 13.694, sono cresciuti a poche ore dal lancio della petizione, raggiungendo numeri probabilmente destinati a crescere ancora.