Acciai Speciali Terni, Tk secca: «Vendiamo»

La casa madre e l’azienda di viale Brin confermano: «Partnership o vendita». Burelli scrive ai lavoratori. Sindacati chiedono tavolo nazionale. Istituzioni preoccupate

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di F.L.

Dopo una giornata – quella di lunedì – caratterizzata da un susseguirsi frenetico di notizie relative a partnership e possibili cessioni, nel tardo pomeriggio ThyssenKrupp ha diramato una nota che apre – in maniera chiara ed evidente – nuovi scenari per l’azienda di viale Brin. «Le attività per le quali ThyssenKrupp non vede prospettive future sostenibili all’interno del gruppo per motivi diversi e molto specifici saranno gestite separatamente. Queste unità – si legge – saranno combinate nel segmento ‘multi-tracks’ sotto la guida del dottor Volkmar Dinstuhl, responsabile delle fusioni e acquisizioni presso ThyssenKrupp AG. Per Plant Technology, la fabbrica di acciaio inossidabile (AST) di Terni, in Italia, compresa l’organizzazione di vendita associata, Powertrain Solutions e molle e stabilizzatori, Thyssenkrupp è alla ricerca di partnership o di una vendita». Al momento – anche alla luce della ‘call’ fra azienda e sindacati svolta fra tardo pomeriggio e prima serata di lunedì – non sono stati delineati i tempi né le modalità dell’eventuale cessione/partnership.

TUTTO SU AST – UMBRIAON

Martina Merz

Sfide e crisi Covid, di Ast ci si può ‘liberare’

Concetti ribaditi anche dalla stessa Acciai Speciali Terni in un altro comunicato, sincrono rispetto a quello della casa madre: «La necessità di ridefinire la strategia del gruppo, come annunciato dal nuovo Ceo Martina Merz, e le grandi sfide attuali imposte dal Covid-19 che stanno minando i mercati globali, compreso quello dell’acciaio, hanno portato ThyssenKrupp ad avviare un percorso di profonda rifocalizzazione del proprio ‘core business’ ed una conseguente riorganizzazione interna, che comporterà la ricerca di soluzioni nuove e più solide al di fuori di Tk o in partnership, per diverse società del gruppo ed impianti di produzione in diversi paesi, tra cui Acciai Speciali Terni».

«Obiettivo è garantire crescita e sviluppo»

«La nuova strategia – prosegue la nota di viale Brin – prevede l’individuazione delle soluzioni migliori per ogni singola azienda, tra cui Ast, poiché ThyssenKrupp ritiene che al di fuori del proprio perimetro potrebbero esserci opzioni migliori, in grado di rilanciare queste diverse attività. Tutte le opzioni saranno valutate con la massima attenzione, avendo come obiettivo quello di garantire lo sviluppo e la crescita. Per quanto riguarda Acciai Speciali Terni, siamo certi che i continui miglioramenti e la rinnovata competitività che hanno caratterizzato gli ultimi anni continueranno ad essere l’elemento distintivo del nostro impegno per gli anni a venire».

Il timore ‘spezzatino’ è reale

Rispetto alla nota ufficiale di Tk, l’ad Massimiliano Burelli non avrebbe aggiunto altri rilevanti dettagli nel confronto telefonico andato in scena con i segretari metalmeccanici, facendo loro intendere che l’operazione – questa, affidata ad una banca d’affari, rischia di avere profili esclusivamente finanziari e per niente industriali (a tutela di produzioni e lavoratori) – passa sopra la testa della stessa Ast. Sono i tedeschi a condurre da soli i giochi e ora, visto il contesto economico ulteriormente deteriorato, uno dei timori è che torni in auge quell’ipotesi ‘spezzettamento’ degli asset di viale Brin – a discapito dell’area a caldo – già sventato nel 2014. Dal canto loro, i sindacati in questa fase di emergenza sanitaria rischiano di avere le armi spuntate rispetto a qualsiasi forma di azione o di mobilitazione dei lavoratori. Martedì, comunque, sono pronte a partire le lettere congiunte alle istituzioni, a partite dal Governo nazionale, per chiedere che la questione Ast torni ad essere centrale nei tavoli che contano. L’intero iter istituzionale a causa dell’emergenza Covid potrebbe più essere complicato che mai, intanto Tk – secondo la stampa tedesca – starebbe proseguendo i contatti con gli indiani di Tata Steel, oltre che trattando con la svedese SSAB e il cinese Baoshan Iron & Steel (Baosteel).

Massimiliano Burelli

La lettera di Burelli ai lavoratori

Sempre lunedì l’amministratore delegato Burelli ha scritto una lettera ai lavoratori. Di seguito il testo:
«Care colleghe e cari colleghi, come avrete certamente saputo, ThyssenKrupp ha deciso di avviare una nuova focalizzazione del proprio business, con la conseguente riorganizzazione interna, avviando al tempo stesso la ricerca di nuove soluzioni al di fuori di Tk o in partnership, per diverse società del gruppo, tra cui Acciai Speciali Terni. La complicata situazione del mercato mondiale dell’acciaio, si è ulteriormente acutizzata con l’emergenza sanitaria e possiamo riassumerla in pochi dati: calo della produzione in Europa e Nord America pari al 30%, mentre in Italia la riduzione supera il 40 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una crisi economica per buona parte determinata da una pandemia senza precedenti, che i più qualificati economisti mondiali considerano peggiore di quella del 1929, passata alla storia come ‘la grande crisi’. Per quanto riguarda Ast, al momento abbiamo una sola certezza: verranno valutate tutte le opzioni capaci di garantire crescita e sviluppo a un’azienda come la nostra, che negli ultimi anni ha dimostrato di essere competitiva sul mercato e in grado di migliorarsi costantemente, anno dopo anno. Io, lavorando a contatto con voi, ho potuto apprezzare anche altro: lo spirito di squadra, la volontà di saper essere uniti e solidali, anche nei momenti difficili come quelli vissuti nelle ultime settimane. Non solo avete seguito tutte le regole comportamentali per tutelare la salute vostra e degli altri appartenenti alla comunità di Acciai Speciali Terni: lo avete fatto rivelando la capacità di essere un corpo unico che mira all’obiettivo con impegno e dedizione. È per questo che, in attesa di conoscere le decisioni del nostro azionista, vi invito a fare tesoro di questi valori, della forza e della determinazione che avete sin qui dimostrato, consapevoli che l’azienda sarà al vostro fianco per trovare la soluzione migliore per tutti noi. Un caro saluto a voi e alle vostre famiglie».

I sindacati: «Siamo stati facili profeti. Cessione ora è un rischio»

Lunedì sera – al termine della ‘call’ con l’azienda – le segreterie territoriali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Usb hanno diramato una nota che conferma la sostanza del passaggio, decisivo, per le sorti di Ast e probabilmente dell’economia ternana e regionale: «I segretari territoriali – si legge – sono stati convocati nel tardo pomeriggio dall’amministratore delegato Massimiliano Burelli. L’ad ha comunicato che nella giornata odierna si è tenuto il consiglio di supervisione della ThyssenKrupp che praticamente ha sancito la fine della multinazionale così come l’abbiamo imparata a conoscere in questi ultimi vent’anni. Acciai Speciali Terni, insieme a Terninox e al commerciale di Essen, sarebbe stata collocata in una business area definita ‘distribution stainless’ per tentare di trovare la soluzione migliore. Per Ast si profilerebbero secondo l’azienda due ipotesi: la cessione o la partnership». Le segreterie territoriali dei metalmeccanici di Terni credono che «avviare un processo di questa portata in una fase storica economica e condizionata dalla pandemia Covid-19 possa mettere in serio pericolo l’intero sito industriale con tutte le sue produzioni e i suoi livelli occupazionali. Come organizzazioni sindacali – affermano – è da tempo che chiediamo un’attenzione più incisiva sulle vicissitudini del sito ternano in quanto mai convinti fino in fondo delle strategie della multinazionale che avrebbero puntato al rilancio dopo la vendita del settore elevator. Purtroppo nel tempo e nelle nostre esternazioni – osservano i sindacati metalmeccanici locali – siamo stati facili profeti in quanto le flebili speranze e le rassicurazioni vane pervenute da più parti, che avevano forse convinto qualcuno, oggi invece si smascherano le vere intenzioni della ThyssenKrupp. Ribadiamo la strategicità del sito e delle sue produzioni a livello territoriale, regionale e nazionale che l’emergenza sanitaria ha evidenziato ancora con più forza e, come sottoscritto in sede ministeriale lo scorso settembre 2019, è urgente che il dossier Ast Terni venga ripreso da tutti i tavoli istituzionali ai vari livelli. Nelle prossime ore metteremo in campo tutte le azioni possibili per salvaguardare il futuro industriale e occupazionale».

La Fiom Cgil nazionale

«In questi anni – afferma il segretario nazionale della Fiom e responsabile siderurgia, Gianni Venturi – abbiamo assistito ad un balletto di ThyssenKrupp attorno alle prospettive strategiche di Acciai speciali Terni. Dopo la mancata fusione con Tata Steel e la vendita del settore degli ascensori, arriva una nuova doccia fredda. Il consiglio di supervisione di ThyssenKrupp considera il sito di Terni non più strategico ai fini delle prospettive industriali del gruppo, che in realtà sono sempre meno industriali e sempre più legate a ritorni finanziari di breve termine. Ast finisce in una sorta di ‘bad company’ in attesa di essere ceduta o di trovare nuove alleanze societarie. Non c’è tempo da perdere. Il Governo – chiede Venturi – intervenga non solo per sostenere il futuro dei lavoratori di Ast, ma per aprire un tavolo di confronto del settore siderurgico, in cui la produzione degli acciai speciali rimane un asset strategico decisivo».

La Fim Cisl nazionale

Il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò. afferma che «la decisione di ThyssenKrupp di collocare in un’area di business senza futuro I’Ast non può essere sottovalutata e va gestita con la massima urgenza. Va garantita una prospettiva di continuità lavorativa del sito di Terni e delle sue produzioni che sono strategiche per il sistema paese, come del resto l’intera filiera della siderurgia. Serve per questo, aprire subito un tavolo di confronto al ministero dello sviluppo economico e con il ministro Patuanelli per dare certezza alle acciaierie ternane che ancora oggi rappresentano oltre il 15% del pil regionale, essendo la prima azienda per fatturato (1,8 miliardi) totale e numero di addetti, di cui diretti 2.350 unità a cui vanno aggiunti 150 lavoratori interinali e migliaia di dipendenti delle aziende che operano nell’indotto. Chiediamo al Governo – scrive D’Alò – che convochi quanto prima le organizzazioni sindacali perché non vorremmo che, complice la congiuntura da Covid-19, le vertenze storiche del nostro paese non debbano ritornare a preoccupare i lavoratori e le loro famiglie dopo la loro definizione».

I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria

«Mettere sul mercato Acciai speciali Terni in questo momento, nel bel mezzo di una pandemia mondiale e in piena recessione economica, appare come una vera e propria fuga di fronte alle difficoltà da parte della multinazionale ThyssenKrupp». È quanto affermano in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini. «Riteniamo questa scelta inaccettabile e chiediamo che la multinazionale sospenda la procedura, si prenda le proprie responsabilità e faccia quello che fino a ieri ha sempre detto di voler fare: puntare su Terni come stabilimento strategico, investendo e valorizzando le sue grandi potenzialità. Regione e Governo devono immediatamente prendere in mano la vicenda e riportare la multinazionale sul terreno del confronto responsabile per l’Umbria, in questo momento, non è possibile aprire un fronte come questo, visto il peso e la rilevanza di Ast in termini economici ed occupazionali per la nostra regione. Da parte nostra non esiteremo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie».

Il sindaco Leonardo Latini

Latini: «Novità molto preoccupanti»

Così il sindaco di Terni Leonardo Latini, nella prima serata di lunedì: «Le decisioni di oggi di ThyssenKrupp, sulla base delle notizie comunicate dall’azienda di viale Brin, sono molto preoccupanti perché mettono di nuovo in discussione le prospettive del sito industriale ternano che di fatto viene posto sul mercato, senza alcuna effettiva garanzia sul suo futuro. Le decisioni prese in Germania vanno in effetti in altra direzione rispetto a un lungo percorso che ha fatto seguito all’accordo del 2014 e poi a quello sul piano industriale 2019-20 sottoscritto a Roma nel giugno 2019, sei mesi dopo la scadenza del precedente. Un accordo quello del 2019 che abbiamo più volte monitorato grazie alla disponibilità della direzione locale dell’azienda e con le parti sociali e che – lo ricordiamo – prevedeva circa 60 milioni di euro di investimenti, il mantenimento dei livelli occupazionali e soprattutto confermava la strategicità del sito di Terni nel business di ThyssenKrupp. L’Ast venne inoltre definita in quell’occasione dal vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial come un sito ‘che garantisce una produzione strategica per l’Italia’. Riteniamo necessario – afferma Latini – che la nuova fase aperta da ThyssenKrupp con le decisioni di oggi debba essere gestita con la massima attenzione e decisione ai più alti livelli nazionali ed europei, tenendo ben in evidenza la strategicità del sito di Terni, la sua lunghissima storia, le potenzialità del territorio e del nostro tessuto economico, le professionalità dei lavoratori diretti e dell’indotto. Da parte nostra siamo sempre stati e sempre saremo schierati con forza a tutela del sito produttivo e degli interessi della nostra città. Per questo abbiamo già avviato le interlocuzioni necessarie a livello istituzionale».

Donatella Tesei

La Regione: «Agiremo per tutelare l’occupazione»

Intervento, quello del sindaco, a cui fa seguito quello della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei: «Dal mio insediamento – afferma – abbiamo avuto vari incontri sia con la dirigenza della Tk-Ast sia con i sindacati per approfondire il ruolo di Ast nella multinazionale tedesca. Eravamo a conoscenza da un lato delle difficoltà internazionali che riguardano il settore dell’acciaio, difficoltà che sono esponenzialmente cresciute con il lockdown,  dall’altro lato anche delle ottimizzazioni e delle buone performance economiche degli ultimi anni che hanno evidenziato le potenzialità del sito ternano. La Regione, in merito alla volontà che ci è stata comunicata di voler cedere o ricercare un partner per Ast, è pronta a fare la propria parte per far sì che i livelli occupazionali vengano tutelati e che non vengano dispersi né le potenzialità future né  il valore che l’Ast ha sempre avuto per l’Umbria e l’Italia intera. Per tale motivo – spiega Donatella Tesei – abbiamo intensificato le interlocuzioni con i vari attori e siamo pronti al dialogo ed a supportare un piano industriale in grado di valorizzare  la produzione dell’acciaio umbro, anche con l’entrata di un investitore che possa dare nuovo slancio e investimenti ad un settore strategico per la nostra regione e come detto per tutto il paese, motivo per cui ogni evoluzione andrà seguita e valutata di concerto con le istituzioni statali».

Barbara Saltamartini

Saltamartini: «Estendere golden power al settore siderurgico»

«La decisione della ThyssenKrupp di trovare partner o cedere la controllata Acciai Speciali Terni è allarmante. L’azienda tedesca vanifica gli sforzi fatti in questi anni dalla dirigenza italiana. Il sito ternano si è ritagliato una posizione di rilievo nel panorama siderurgico europeo, mettendo in campo tutte quelle misure necessarie per essere sempre più competitivo garantendo i livelli occupazionali». Lo dichiara in una nota Barbara Saltamartini (Lega), presidente della commissione attività produttive della Camera dei deputati. «Non permetteremo – prosegue – che le intenzioni espresse dall’azienda tedesca compromettano la produzione italiana di acciaio speciale quale quello prodotto a Terni, un patrimonio industriale che chiederemo al Governo di sostenere. Nel dl liquidità, in esame in commissione attività produttive della camera – spiega la Saltamartini – ho presentato un emendamento che inserisce gli asset siderurgici tra quelli strategici, in questo modo lo Stato potrebbe intervenire acquistando quote di capitale o partecipazioni azionarie. Misura che, se approvata, sarà applicabile anche per Acciai Speciali Terni. Lo Stato, in qualità di partner, sarebbe certamente in grado di mantenere la competitività nel quadro internazionale e di sostenere la concorrenza aggressiva del mercato cinese che mina tutta la siderurgia europea. Questo è il momento di supportare le nostre aziende, non solo con la liquidità di cui necessitano ma anche con azioni in grado di garantire parti fondamentali del nostro tessuto industriale e, in questo caso, un polo siderurgico specializzato come quello di Terni. Per questo – conclude la parlamentare leghista – chiederò al ministro Stefano Patuanelli di riferire in commissione attività produttive quali immediate azioni intenda assumere per scongiurare che il settore siderurgico italiano venga svenduto al miglior acquirente, creando un inevitabile danno sociale ed occupazionale non solo a Terni, ma per l’intero sistema industriale italiano».

Grimani: «Il Governo chieda chiarimenti a Tk»

Così il senatore ternano di Italia Viva, Leonardo Grimani: «Le notizie circa la nuova strategia di ThyssenKrupp in relazione al sito ternano di Ast giungono come un fulmine a cielo sereno in una fase nella quale di tutto c’è bisogno tranne che mettere in discussione la strategicità del sito ternano. Il fatto che Ast possa uscire dal core business di Tk insieme a Terninox riporta la situazione dell’acciaieria indietro nel tempo – sostiene Grimani – e spiazza in maniera sconcertante i lavoratori che da sempre rappresentano una risorsa straordinaria per lo stabilimento e che anche in questa fase di piena emergenza epidemiologica hanno dimostrato abnegazione, assunzione di responsabilità e rischi come non mai. Appare incomprensibile questo continuo cambio di strategia che, oltre ad indebolire il sito ternano rispetto alla concorrenza, getta i lavoratori nello sconforto più assoluto. Penso che non ci sia alternativa alla immediata richiesta di chiarimenti al gruppo Tk da ottenere attraverso l’impegno ai massimi livelli del Governo del nostro Paese».

Eleonora Pace

Pace (FdI): «Governo affronti subito la questione»

«La vertenza Ast sia subito iscritta nell’agenda del Governo e di tutte le istituzioni, come già sta facendo l’esecutivo umbro guidato da Donatella Tesei», afferma la capogruppo regionale di Fratelli d’Italia Eleonora Pace, in riferimento alle ipotesi di vendita del sito di Terni. «Come in un copione già scritto le acciaierie di Terni si preparano a vivere un nuovo atto di questa lunga ed estenuante vicenda che, oramai da anni, propone sceneggiature a tutti note. Fratelli d’Italia negli ultimi mesi ha espresso preoccupazione per alcuni segnali negativi che provenivano dalla multinazionale, senza mai giocare allo sfascio, ma mostrando senso di responsabilità nelle dichiarazioni ed evitando di inserire elementi di tensione su una vicenda che non può essere trattata con strumenti di confronto ordinari. Oggi, alla luce delle dichiarazioni che aprono all’ipotesi di vendita del sito di Terni, situazione anche questa già vista, è tempo di chiarezza e determinazione per evitare che una spirale involutiva, che ha la sua genesi nell’assoluta mancanza di una politica industriale nazionale e nel ruolo tutt’altro che di partner dell’UE, condanni il sito ternano ad una destino di definitiva marginalizzazione. Oggi al di là delle recriminazioni, occorre capire se la ricerca di un nuovo acquirente possa trasformarsi da problema in opportunità. Fratelli d’Italia nutre forti dubbi in merito, se l’Italia non deciderà di intervenire in prima persona in un nuovo percorso di politica industriale nazionale che possa prevedere investimenti di capitale nazionale evitando scenari speculativi, dove si rischia di trovare acquirenti che potrebbero farsi avanti solo per eliminare un potenziale concorrente e acquisire fette di mercato. Si apre, dunque, una delicatissima fase – conclude – assolutamente decisiva, in primis per il futuro economico e sociale di Terni e dell’Umbria, e sulla quale occorre da subito una forte mobilitazione».

Raffaele Nevi

Nevi (FI): «Subito interrogazione parlamentare»

«Acciai Speciali Terni da ieri è di nuovo in vendita», scrive in una nota Raffaele Nevi, deputato umbro di Forza Italia. «Un’altra prova molto seria per la nostra città ma dobbiamo essere ottimisti. Io lavorerò come è stato fatto in passato per fare in modo che ci sia un futuro migliore per i dipendenti e per tutta la nostra Regione, ma vista l’importanza dello stabilimento ternano mi auguro che ci sia la massima attenzione da parte del Governo nazionale. Dobbiamo essere pronti a utilizzare tutti gli strumenti possibili e non ci possiamo permettere di fare errori perché parliamo di una produzione strategica per il nostro Paese. Per questi motivi oggi presenterò una interrogazione parlamentare al Governo per capire come intenda affrontare questa delicatissima vicenda».

Walter Verini

Verini (Pd): «’Colpo di mano’ in una fase difficile»

«La vicenda Acciai Speciali Terni, dopo le comunicazioni legate agli orientamenti della Thyssenkrupp, assume aspetti di forte preoccupazione e allarme. Per questo stamattina ho presentato una interrogazione al Governo – fa sapere il deputato umbro del Partito democratico Walter Verini – affinché promuova tutte le iniziative possibili per scongiurare un colpo gravissimo e inaccettabile al sito produttivo ternano, all’occupazione, a una città e a una regione intera. Gli orientamenti della multinazionale tedesca presentano aspetti che lasciano sconcertati: si passa improvvisamente dalla strategicità del sito ternano a possibili soluzioni esterne al gruppo. E lo si fa in una fase delicatissima che più che mai richiederebbe invece di affrontare le sfide e le difficoltà, anche a livello del mercato internazionale, non con colpi di mano, ma con la massima trasparenza, il massimo rispetto delle relazioni istituzionali e sindacali. E soprattutto con la massima considerazione professionale e umana per tutti i lavoratori e tutte le risorse umane che hanno reso di alta qualità e competitive le produzioni del sito ternano. Su questi obiettivi è necessario che tutta la comunità regionale sia unita e mobilitata».

Liberi e Uguali, interrogazione parlamentare

I parlamentari Federico Fornaro e Gugliemo Epifani di ‘Liberi e Uguali’ interrogano il ministro allo sviluppo economico per sapere «quali sono le informazioni in possesso del Governo; se non ritenga improrogabile la ripresa di una iniziativa nei confronti del gruppo ThyssenKrupp allo scopo di riaffermare la strategicità di Ast e assumere tutte le iniziative finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali; se non ritenga necessario che il Governo definisca una strategia complessiva che affronti, la crisi della filiera dell’acciaio, che sta coinvolgendo tutte le produzioni strategiche nel nostro paese, e che non investe solo la ThyssenKrupp, in maniera strutturale».

Fabio Paparelli

Paparelli (Pd): «Messo in discussione il ruolo del paese»

«A meno di un anno dal raggiungimento di un’intesa transitoria tra azienda, Governo e sindacati che mirava a consolidare gli investimenti, i volumi produttivi e i livelli occupazionali di Ast, l’industria dell’acciaio simbolo di Terni e dell’Umbria, ripiomba in un clima di insicurezza di cui devono farsi carico le istituzioni regionali, nazionali ed europee». Così il consigliere regionale Fabio Paparelli (Pd) per il quale è «inaccettabile che il sito produttivo ternano non rientri più nel contesto delle politiche di sviluppo della multinazionale tedesca che, invece di coltivare una prospettiva di maggiori integrazioni commerciali fondate sullo sviluppo e la ricerca, colloca, di fatto, Ast sul mercato senza alcuna garanzia sul futuro produttivo e la tenuta occupazionale». Per Paparelli «serve convocare quanto prima un tavolo in Regione per condividere con le organizzazioni sindacali, previa intesa, la necessaria richiesta di convocazione al Mise delle parti. È chiara – spiega – la responsabilità di queste scelte che fa il paio con la conduzione di un management che si è rivelato incapace di promuovere un vero rilancio dell’azienda. Per questo occorre unità delle istituzioni e delle parti sociali ed una immediata convocazione in Regione e poi al Mise degli stessi vertici della multinazionale, per conoscere realmente i fatti che hanno determinato questa incomprensibile situazione di stallo e valutare lo stato delle eventuali trattative in corso. Ast e la città di Terni, i lavoratori e le loro famiglie – rimarca Paparelli – hanno bisogno di soluzioni adeguate alla portata di una vertenza che mette in discussione anche il ruolo del paese in un mercato strategico come quello dell’acciaio».

Emanuele Prisco

Zaffini e Prisco (FdI): «Tutelare asset strategici e livelli occupazionali»

«Abbiamo chiesto un incontro urgente al ministro Patuanelli sulla situazione dell’Ast di Terni per sollecitarlo ad adottare misure immediate per garantire gli asset strategici dell’Ast e i relativi livelli occupazionali». È quanto riferiscono i parlamentari umbri di Fratelli d’Italia, Franco Zaffini ed Emanuele Prisco, all’indomani dell’annuncio dell’azienda di voler cercare un partner o un acquirente per il sito umbro. «Purtroppo siamo stati facili profeti: sin dal 2014 avevamo messo in luce le criticità di un accordo che oggi è deflagrato in tutta la sua evidenza, non essendoci sin da allora adeguate garanzie nel piano industriale. Oggi, invece, si prende come spunto l’emergenza epidemiologica per rimettere in discussione attività e produzioni strategiche per l’interesse nazionale. Per questo chiediamo al ministro quali azioni intenda avviare per difendere l’interesse italiano e la presenza del nostro Paese in questo settore vitale per l’economia nazionale. In questo senso ci auguriamo – continuano, annunciando anche la presentazione di un’interrogazione parlamentare – che sia immediatamente convocato il nuovo Ceo Martina Merz, per chiarire i motivi alla base dei quali non vede prospettive future sostenibili all’interno del Gruppo, per vari e molto specifici motivi. Per Terni e per l’Umbria la questione è di rilevanza nazionale e non può essere sottovalutata: ora attendiamo la pronta risposta del ministro».

Marco Squarta

Squarta: «Le istituzioni lavorino compatte»

«ThyssenKrupp ha annunciato l’intenzione di voler mettere in vendita quattro delle cinque divisioni rimaste e questa situazione rischia di sortire un gravissimo danno ai circa 2.500 dipendenti e più in generale all’intera economia dell’Umbria. In questa fase – scrive in una nota il presidente del consiglio regionale Marco Squarta – delicatissima per il futuro del sito di Terni che oggi viene messo fortemente in discussione, è importante che le istituzioni lavorino compatte nel tentativo di rintracciare soluzioni utili a garantire un futuro, per garantire continuità alla produzione e quindi all’occupazione».

Le opposizioni al Comune di Terni

«A fronte dei balbettii del sindaco Latini che parla di non meglio specificate interlocuzioni istituzionali in queste ore – dichiarano in una nota congiunta i consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle, di Senso Civico, del Pd, di Terni Immagina -, abbiamo sollecitato, ognuno secondo i propri ruoli e possibilità, il sottosegretario e il ministro allo sviluppo economico perché ci sia un monitoraggio ai massimi livelli di questa fase, che deve vedere comunque prioritari i temi dell’occupazione e degli investimenti, elementi essenziali per gli interessi del territorio ternano, regionale e nazionale. La proprietà può essere un aspetto secondario, quello fondamentale è che lo stabilimento e il suo indotto abbiano prospettive serie, anzi di auspicare quello sviluppo sostenibile che da tempo viene richiesto da tutte le parti in causa, ad iniziare dalle forze sociali e sindacali, impegnate sempre in prima linea. Per questo occorre un lavoro congiunto, serio, responsabile, fatto non da silenzi o peggio dichiarazioni prive di contenuto. La vicenda del passaggio di proprieà di Ast è molto delicata anche perché va ad inserirsi in un quadro nazionale ed internazionale reso precario dalla vicenda Covid-19, dove si stanno registrando a livello mondiale definizioni di nuovi assetti produttivi. Invitiamo il sindaco a un consiglio comunale che veda l’audizione delle organizzazioni sindacali e la costituzione di un’agenda di lavoro cittadina che possa essere di stimolo e di supporto a quella nazionale. Chiediamo a tutti i rappresentati politici di fare la loro parte, compresa la presidente delle attività produttive della camera, Barbara Saltamartini. Terni – concludono i consiglieri comunali di minoranza – non ha bisogno di chi si sostituisca al sindaco, in quanto il governo della città dovrebbe essere assicurato da chi è stato eletto dai ternani. Terni ha bisogno di un presidente delle attività produttive che si dimostri abile non solo nella gestione delle questioni interni alla maggioranza, ma che si rimbocchi le maniche e metta in campo competenze e lavoro della commissione che, nonostante il cambio della maggioranza parlamentare, ancora presiede».

Francesco Ferranti

Mercoledì la conferenza dei capigruppo

«Ho intenso convocare per la giornata di domani (mercoledì, ndR) alle 16, una conferenza dei capigruppo – dichiara il presidente del consiglio comunale di Terni, Francesco Maria Ferranti – per meglio seguire la vicenda legata dell’eventuale passaggio di proprietà dell’Ast. Domani il sindaco Latini riferirà in conferenza dei presidenti sulle informazioni in suo possesso e sulle azioni che si intenderà intraprendere. Ho ritenuto importante che fin dalle prime battute l’amministrazione comunale di Terni in tutte le sue articolazioni segua questa vicenda in maniera collegiale e inclusiva, nell’interesse supremo della nostra città. Il sindaco – osserva Ferranti – si è già attivato come principale rappresentante della città in un’ottica di salvuagurdia dell’economia e dei livelli occupazionali dello stabilimento e della territorio ma con lui abbiamo ritenuto che fosse necessario l’apporto di tutte le forze politiche».

Cecconi (FdI): «Governo sia consapevole dell’importanza»

«Nella storia delle nostra città e dell’intero nostro paese niente e nessuno ha mai potuto prescindere dalle vicende e dalla sorte delle acciaierie. Per l’ennesima volta oggi si ripresenta la necessità di tenere alta la guardia – scrive il coordinatore comunale di Fratelli d’Italia Terni, Marco Celestino Cecconi – per evitare che la proprietà tedesca, che immagina di mettere sul mercato l’intero stabilimento per suoi dichiarati intenti di ristrutturazione di tutto il gruppo Thyssen compia fughe in avanti e non si coordini nell’ordine: con il ministero dello sviluppo economico, con la Regione Umbria e anche con l’amministrazione locale che, come è facile immaginare, non ha ampi margini di manovra sulla vicenda, non ultime le parti sociali. Non sfugge a nessuno che Terni è l’unico stabilimento in Italia che produce acciaio inossidabile, che per di più è di ottima qualità. Vogliamo augurarci che l’attuale Governo colga sino in fondo la dimensione strategica del sito ternano e sappia mettere in campo ogni risorsa progettuale ed economica, se necessario, al fine di coordinare un eventuale processo di cambio della proprietà. Non era stato ancora completamente assorbito lo scippo che fu fatto a danno del nostro Paese e del nostro territorio, con lo smantellamento della produzione del lamierino magnetico e relativi licenziamenti, quando, più di recente, nel 2014, in occasione dell’ennesima crisi altri 500 nostri concittadini sono stati allontanati dal ciclo produttivo. Terni e il nostro Paese non si possono permettere ulteriori tagli. Né della produzione né, men che meno occupazionali. Il sito produttivo ternano venga dichiarato sito strategico di interesse nazionale e vengano messe in campo tutte le misure possibili per la salvaguardia delle produzioni e dei lavoratori».

Carletti (Rifondazione): «Basta speculazioni sulla pelle dei lavoratori»

«Oggi si apprende che Ast dovrà essere venduta e che gli Acciai Speciali cessano di essere strategici per Tk, la quale opera la scelta della ricollocazione commerciale del gruppo in attesa di acquirenti. La vera pandemia si dimostra essere non il virus, che pure stiamo combattendo a prezzo di enormi sacrifici personali e collettivi, quanto l’arroganza proprietaria che sfrutta l’emergenza e la crisi ad essa conseguente, imponendo da prima la riapertura in assenza di misure adeguate per la prevenzione del contagio, ed ora opera indisturbata la sua ristrutturazione finanziaria e di mercato a danno dei lavoratori, dei territori, delle vocazioni produttive, dell’ambiente», commenta Lorenzo Carletti di Rifondazione comunista – federazione di Terni. «Quanto ancora dobbiamo sopportare che gruppi imprenditoriali a capitale straniero o italiano possano continuare a speculare sul più grande polo produttivo dell’Umbria? A che rischio sociale ed ambientale serve giungere prima che si operi uno scatto di dignitoso orgoglio, primariamente dei livelli istituzionali locali e regionali, che hanno contato zero nelle dinamiche occorse in questi ultimi anni? L’Ast, il suo futuro, la sua sostenibilità produttiva ed ambientale sono un patrimonio strategico di Terni e del Paese. Occorre una immediata soluzione pubblica, lo Stato smetta di osservare e faccia lo Stato, difendendo il settore, gli occupati, il diritto al lavoro ed alla salute. Terni merita più rispetto per la sua storia industriale. Rivendichiamo lavoro, futuro, salute. Fuori interessi privati e produttori di rischio dal settore acciaio e dal polo di viale Brin».

Usb: «Serve un tavolo complessivo con lo Stato protagonista»

Il sindacato Usb nazionale si chiede «che fine abbiano gli impegni presi nell’ambito del piano industriale presentato nel 2019 che avrebbe dovuto garantire piena occupazione e lavoro attraverso investimenti ingenti a conferma della strategicità del sito produttivo dell’Ast di Terni. ThyssenKrupp – attacca l’Usb – faccia sparire dal tavolo la minaccia di vendita e concretizzi un impegno basato su un quadro industriale vero, capace di rilanciare il territorio e garantire prospettive che si vedono oggi adombrate dal cosidetto ‘Piano per l’acciaio’ del colosso tedesco che ha già dichiarato 3 mila esuberi in ambito globale, per garantirsi profitto e competitività anche alla luce del fallimento della fusione con l’indiana Tata del comparto dell’acciaio di ThyssenKrupp. Non solo è urgente e necessaria la convocazione di un tavolo ministeriale che affronti l’emergenza legata alle scelte della multinazionale tedesca, ma è necessaria l’apertura di un tavolo complessivo presso il ministero dello sviluppo economico che ragioni complessivamente del settore siderurgico nazionale attraverso una chiara regia di Stato, di intervento a rilancio del settore settore anche attraverso le nazionalizzazioni».

Martedì pomeriggio incontro sindaco-sindacati

Latini, il vice Giuli e i segreteri territoriali delle organizzazioni sindacali (Fim, Fiom, Uilm, Ugl, Fismic e Usb) si sono incontrati martedì pomeriggio a palazzo Spada per un confronto. «Da parte di tutti – la nota di palazzo Spada – è stata espressa una grande preoccupazione per l’evolversi della situazione e per le conseguenze che essa potrebbe determinare su una città che è stata ed è sempre legatissima alla sua fabbrica. Sono stati condivisi alcuni temi valutati come essenziali per questa nuova fase che si è appena aperta dopo le posizioni espresse da ThyssenKrupp nella giornata di lunedì, a cominciare dalla necessità d’impegnarsi a tutti i livelli istituzionali per ribadire la strategicità nazionale delle produzioni del sito ternano; è stata anche condivisa la richiesta di difendere in qualsiasi modo l’integrità del sito industriale, la salvaguardia dei livelli occupazionali e il mantenimento degli investimenti, confermati anche nell’ultimo piano industriale da ThyssenKrupp, sulla salvaguardia ambientale».

Rossi (Terni Civica): «Serve compattezza»

Così Michele Rossi, capogruppo di Terni Civica in consiglio comunale: «Di fatto si disattendono tutti gli accordi sottoscritti finora che prevedevano, tra l’altro, investimenti per circa 100 milioni di euro, oltre ad interventi per la salvaguardia ambientale e che parevano confermare una ritrovata attenzione da parte di ThyssenKrupp per il sito ternano, una strategicità industriale che oggi viene smentita con la messa in vendita della società. Una cessione al buio che genera timori nell’intera città, non soltanto tra i lavoratori e nelle loro famiglie ma in tutto il comparto economico locale che si vede catapultato in una fase di ulteriore incertezza dopo il difficile periodo del confinamento. È doveroso ricordare – osserva Rossi – come si tratti di una realtà produttiva che occupa oltre 2.400 dipendenti diretti a cui si aggiungono i numerosi soggetti nel complesso indotto e soprattutto l’Ast contribuisce per circa il 15% al Pil della regione Umbria. Per tutte queste ragioni, come consigliere comunale e cittadino ternano mi sento di esprimere una forte preoccupazione e per quanto è nelle mie competenze intendo seguire la vicenda con la massima attenzione. Come amministrazione cittadina e di concerto con tutte le altre istituzioni locali siamo intenzionati a batterci per la salvaguardia dei livelli occupazionali dello stabilimento e per progetti industriali seri capaci di garantire una prospettiva di ampio respiro. Come in altre occasioni la città deve essere compatta e fare tutto il necessario perché il Governo si impegni a tutelare uno stabilimento strategico per il nostro paese, garantendone il futuro produttivo e salvaguardandone le potenzialità. Come ci dimostra infatti il recente passato in situazioni di emergenza un paese non può rinunciare ad industrie e produzioni essenziali».

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