Acciaio: «Cina non è economia di mercato»

Il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi interviene su una questione che interessa, e molto, anche la ThyssenKrupp Ast di Terni

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Il tema è caldo, per diversi motivi. E il fenomeno dell’incremento di importazione dei semilavorati esteri sta facendo registrare prese di posizione sempre più dure. Per il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, riferisce il portale specializzato Siderweb, «è un fenomeno dovuto ad una situazione contingente e di opportunità di mercato, ma limitato a poche migliaia di tonnellate. Non è certo un fenomeno di sostituzione e con volumi significativi».

La Cina Gozzi, però, approfitta dell’occasione per spostare l’asse del discorso sull’import cinese – questione che riguarda da vicino anche la ThyssenKrupp Ast di Terni, allineandosi con le perplessità sui volumi di materiale in arrivo dal dragone espresse dai siderurgici americani ed europei nel corso dell’ultimo Italian Steel Forum dell’Aist: «Il tema fondamentale – dice Gozzi – è che la Cina non deve essere riconosciuta come un’economia di mercato. Come Federacciai siamo uniti con la posizione di Eurofer, che si schiera contro il riconoscimento della Cina come tale, un passaggio che creerebbe non pochi problemi sul fronte antidumping, anche per le procedure che sono già in corso di valutazione. Per avere una dimensione dell’impatto del problema basti vedere cosa è successo alla siderurgia inglese, dal momento che l’Inghilterra lo scorso anno ha importato oltre 400 mila tonnellate solo di tondo per cemento armato cinese. Sono d’accordo che se non verranno presi provvedimenti, la debole ripresa europea non sosterrà i produttori locali ma verrà assorbita dall’import».

Impianti in perdita Il presidente di Federacciai, poi, insiste: «Non si può considerare economia di mercato un paese che lascia produrre i propri impianti in perdita, come nel caso della Cina. Ci sono stime che parlano di una perdita per l’industria siderurgica cinese addirittura di 5 miliardi di dollari nel 2015. Una produzione in perdita che poi si ripercuote sui prezzi dei finiti. Questo non è un atteggiamento da economia di mercato. In un’economia di mercato quando gli impianti producono in perdita vengono fermati. A questo bisogna porre rimedio se si vuole sopravvivere».

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