Agricoltura in Umbria: misure straordinarie

Confronto tra Marini, Cecchini e Coldiretti. La presidente della Regione: «Siccità e salvaguardia aziende da cinghiali e fauna selvatica, in arrivo risposte concrete»

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«Ci stiamo lavorando per dare risposte concrete nei prossimi giorni». Questo il commento di Catiuscia Marini dopo un confronto – ha partecipato anche l’assessore regionale alle politiche agricole – Fernanda Cecchini – a palazzo Donini con una delegazione di Coldiretti Umbria guidata da Albano Agabiti: sul tavolo l’emergenza siccità e la salvaguardia delle aziende dai danni causati dai cinghiali e dalla fauna selvatica.

SICCITÀ: «DANNI DA 60 MILIONI»

Leggi e crisi idrica La Marini e la Cecchini hanno messo in evidenza che la Regione «sta lavorando su due fronti, quello ordinario che riguarda l’aggiornamento della legge regionale sulla caccia e sul funzionamento degli ambiti territoriali e sul fronte straordinario che ci vede impegnati in queste settimane di emergenza idrica. E proprio per questo già nella prossima riunione di giunta regionale, che è in programma per venerdì prossimo, 28 luglio, contiamo di portare in approvazione un provvedimento che, accogliendo anche molte delle istanze che sono venute dal mondo agricolo, permetta di salvaguardare i diritti sacrosanti degli agricoltori».

Le priorità In conclusione la presidente della Regione ha sottolineato che «è evidente che l’economia produttiva ed il lavoro sono prioritari rispetto ad ogni altro interesse, sia pure legittimo. Per fare ciò ipotizziamo misure straordinarie, sempre nel quadro delle leggi vigenti, che ci potranno accompagnare fino alla prossima apertura della stagione venatoria. Misure per le quali chiederemo la collaborazione attiva di tutti i soggetti interessati, dagli Ambiti territoriali di caccia alle associazioni venatorie ed ai corpi dello Stato preposti».

«Aziende al collasso» Sullo stesso argomento intervengono anche Cia Umbria e Confagricoltura Umbria, che chiedono alla Regione «l’’immediato pagamento dei contributi del benessere animale e delle misure indennità compensativa, biologico e integrato del 2015». “Le aziende agricole e zootecniche dell’’Umbria temono– infatti che la comunicazione della firma dei decreti di pagamenti, resa nota da Agea nei giorni scorsi, sia solo l’’ennesimo effetto annuncio”: «Dopo due anni dalla presentazione delle domande iniziali 2015 e dalle conferme impegni, è stato liquidato infatti solo un acconto relativo all’annualità 2016, esclusivamente perché l’’evento sismico che ha duramente colpito l’’Umbria ha consentito una deroga nelle procedure”. Disastrose – proseguono Cia e Confagricoltura – le conseguenze di questi “colpevoli” ritardi nell’’erogazione dei contributi sui bilanci delle imprese agricole e zootecniche e sulla loro tenuta finanziaria». Domenico Brugnoni e Marco Caprai, rispettivamente presidente di Cia Umbria e Confagricoltura Umbria, spiegano che «in un momento di particolare criticità per il settore, con produzioni di importanti eccellenze regionali come olio, legumi e cereali fortemente compromesse dalla siccità e con i prezzi di mercato che non consentono di coprire i costi di produzione, ritardi di oltre due anni e mezzo nella riscossione dei premi, mettono in ginocchio numerose aziende che rischiano di chiudere i battenti definitivamente».

I cinghiali Si passa alla questione cinghiali: «Ad aggravare – aggiungono – la situazione già drammatica, l’’emergenza ungulati che in Umbria è fuori controllo. Stiamo assistendo a devastazioni da parte di branchi di cinghiali di interi territori regionali: dal parco del Monte Cucco a Colfiorito, dall’’Alto Chiascio al monte Peglia, dal Trasimeno all’’Alto Tevere. Negli ultimi tre anni sono state falcidiate quantità ingenti di produzioni di cereali, legumi, ortive, uva, tutte produzioni di grande eccellenza, in alcuni casi addirittura dop”. Chiediamo piani immediati e adeguati di contenimento e prevenzione della specie cinghiale e il riconoscimento dei danni alle colture e agli allevamenti. “Gli attacchi dei lupi alle mandrie e alle greggi– stanno mettendo a rischio la sopravvivenza dell’allevamento estensivo di montagna, importante quanto disatteso obiettivo del Piano zootecnico regionale. Vanno – concludono – con urgenza superati gli inspiegabili e dannosi ostacoli burocratici che impediscono la liquidazione dei risarcimenti dei danni dovuti per gli anni 2014 e successivi”. Chiediamo alle istituzioni Ministero e Regione meno ‘vetrine’ e più operatività per rispondere ai reali bisogni degli agricoltori e maggiore celerità e impegno per rendere efficaci le misure di un Psr che vanta complessivamente 877 milioni di euro. Basta promesse”».

Carla Casciari

«Urgente agire» Per il consigliere regionale Carla Casciari «le preoccupazioni degli agricoltori per i danni provocati alle loro colture sono condivisibili e ritengo sia urgente agire sul tema in maniera coordinata con gli agricoltori stessi e il mondo venatorio, che interviene nella gestione della presenza dei cinghiali sul territorio con azioni di contenimento della specie che, secondo le norme comunitarie, nazionali e regionali avviene sia tramite l’abbattimento selettivo che con l’attività venatoria. Ho depositato nello scorso mese di marzo, una mozione per l’instaurazione in Umbria di un ‘sistema di filiera corta che sappia valorizzare la qualità della carne ottenuta dall’attività di contenimento della specie cinghiale’. Una proposta che spero venga presto presa in esame dall’assemblea legislativa. L’atto, infatti – spiega -, mira a considerare l’opportunità di instaurare in Umbria un sistema di filiera corta che sappia valorizzare la qualità, da un punto di vista igienico e organolettico, della carne ottenuta dall’attività di contenimento della specie cinghiale, attraverso un sistema che preveda la verifica degli animali e loro lavorazione presso mattatoi specificatamente autorizzati e a disposizione delle squadre di contenimento.  Questa prospettiva consentirebbe la creazione in Umbria di una nuova ‘economia’ derivante dall’attività di abbattimento selettivo e venatoria, e allo stesso tempo creerebbe le condizioni per l’instaurazione di un sistema di controllo della qualità delle carni di selvaggina che poi finiscono sulle nostre tavole. Nel documento d’indirizzo – conclude – è previsto che facciano parte della filiera le istituzioni regionali e locali, il dipartimento di prevenzione, il servizio sanitario e gli ambiti territoriali di caccia. Si è inoltre pensato di coinvolgere attivamente i Parchi dell’Umbria, dove si trovano il maggior numero di ungulati, con l’obiettivo finale di un marchio locale delle nostre carni da promuovere sul territorio regionale e sui mercati nazionali ed internazionali».

Gianfranco Chiacchieroni

Limitare danni Gianfranco Chiacchieroni, capogruppo regionale del Pd, sottolinea che «la Regione deve mettere in atto ogni nuova ed ulteriore azione per limitare i danni prodotti da una fauna selvatica sempre più difficilmente controllabile e soprattutto da un proliferare fuori controllo dei cinghiali. L’auspicio è che quanto emerso dall’incontro di oggi con la presidente Catiuscia Marini e l’assessore all’agricoltura, Fernanda Cecchini trovi piena attuazione in atti amministrativi che verranno adottati nei prossimi giorni poiché si tratta di un comparto economico-produttivo di grande rilevanza e che sta chiedendo a gran voce garanzie per il mantenimento di un reddito minimo caratterizzato da sempre maggiori difficoltà. Se necessario dobbiamo essere pronti a rivedere le regole attuali e vigenti, prevedendo, auspicabilmente in modo unitario e partecipato, una nuova e meglio calibrata gestione della fauna selvatica. In un periodo di crisi che continua ad attanagliare anche l’agricoltura, anche dal punto di vista ambientale e meteorologico, siamo chiamati a dare le migliori risposte ad un settore che rappresenta per l’Umbria, tutta, un volano economico ed occupazionale di primissimo livello, oltre ad un presidio – conclude – fondamentale per il territorio».

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