La Compagnia Toscana Sigari, azienda di base a Sansepolcro, a cavallo tra Umbria e Toscana, vanta una lunga storia e oggi si pone due obiettivi primari: da un lato valorizzare la coltivazione locale nel più rigoroso rispetto del territorio e con la filiera completa, dall’altro realizzare sigari di altissima qualità in grado di soddisfare le aspettative dei fumatori più esigenti. Abbiamo intervistato Gabriele Zippilli, presidente e fondatore della Compagnia Toscana Sigari.

Qual è il percorso che porta alla nascita della Compagnia Toscana Sigari?
«Il primo passo è stato compiuto quasi trent’anni fa, per la precisione nel 1997. Fu allora che il Monopolio-Ente Tabacchi Italiano commissionò allo studio di agronomi di cui facevo parte, una consulenza per la produzione ecosostenibile del tabacco Kentucky nel comune di Anghiari, in Valtiberina, su impulso di uno storico coltivatore che aveva problemi coi principi attivi usati in agricoltura convenzionale. Ero un giovane agronomo ma ero già fumatore di sigari e m’innamorai subito di questa terra e del tabacco nero che vi si coltiva: così maturai l’idea di chiudere la filiera di un territorio così ricco di storia, realizzando sigari di nuova concezione che ne esprimessero appieno i valori. Quasi un ventennio dopo, nel 2015, è giunto sul mercato il nostro primo sigaro. Il sogno era diventato realtà».
Quali sono i temi fondanti su cui si basa la vostra attività?
«Sin dalla sua fondazione la Compagnia Toscana Sigari ha due obiettivi primari: da un lato valorizzare la coltivazione locale nel più rigoroso rispetto del territorio, dall’altro realizzare sigari di altissima qualità in grado di soddisfare le aspettative dei fumatori più esigenti ed esperti. Per quanto riguarda il primo punto, partiamo col dire che il nostro compendio immobiliare è stato interamente recuperato da un vecchio opificio per la cura e la selezione del tabacco, il che ci ha permesso di impiantare la nostra attività senza consumo di territorio. Un altro aspetto importante era lavorare con energia pulita, con le minori emissioni possibili: per soddisfare questa esigenza abbiamo previsto sin da subito che il processo produttivo si avvalesse solo di energia rinnovabile grazie a un impianto fotovoltaico a tetto di 194 kWp, ampiamente sufficiente per le esigenze aziendali e tale da garantire un saldo positivo del bilancio della co2. La nostra coltivazione del tabacco, poi, non è solo praticamente a km zero, ma segue stringenti criteri di sostenibilità perché utilizziamo bassi input di fitofarmaci. Anche l’so delle risorse idriche è oculato, sia nel ciclo agricolo che in quello manifatturiero, e la cura del tabacco a fuoco diretto impiega solo legna di quercia dei boschi circostanti: è un materiale rinnovabile che conferisce ottimi aromi e che non necessita di lunghi viaggi su gomma per raggiungere i nostri locali di cura. Sempre per quanto riguarda i trasporti, ma non solo, il nostro ciclo produttivo inizia e termina in azienda, senza delocalizzazioni all’estero. La realizzazione di tutte le fasi produttive negli stabilimenti di Sansepolcro, evita inoltre il ricorso a trattamenti termici, a tutto vantaggio del fumatore oltre che dell’ambiente, visto che ci permette di esaltare al meglio gli aromi. Naturalmente, per la produzione di tutti i sigari non utilizziamo additivi perché farlo sarebbe contrario alla nostra filosofia produttiva. Le confezioni, infine, sono realizzate da piccole aziende locali e sono etichettate FSC® (Forest Stewardship Council), un marchio che può essere utilizzato esclusivamente da aziende certificate su prodotti certificati e che fornisce la garanzia che sono realizzate in legno o carta da fonti responsabili e sostenibili. La Compagnia Toscana Sigari è quindi un’azienda green a 360 gradi. Per quanto riguarda l’altro nostro obiettivo, cioè produrre sigari di altissima qualità nel rispetto della tradizione, il valore aggiunto principale sta proprio nel diverso approccio produttivo che ricalca in parte quello enologico: diamo infatti grande rilievo alle linee varietali, ai diversi terreni e alla diversificazione dei processi in base alle nostre esigenze, non solo nel rispetto dell’ambiente, ma anche della tradizione».
Quali sono i fattori fondamentali per poter portare avanti questo approccio?
«Il punto di partenza è stata la conoscenza approfondita della terra, delle caratteristiche di ogni singolo appezzamento: a seconda della loro composizione, infatti, possiamo ottenere tabacchi molto pesanti, ricchi di forza, nicotina e aromi, oppure tabacchi più leggeri, molto combustibili e meno carichi di forza, ma altrettanto ricchi di aromi. È vero che per la coltivazione del tabacco si tiene normalmente conto delle condizioni climatiche e ambientali di ciascuna zona geografica, ma occorre specificare che le differenti caratteristiche dei singoli appezzamenti, anche nel medesimo territorio, sono una variabile che prima di noi in Italia non era mai stata considerata in relazione alla produzione di sigari. All’attenzione che poniamo a quest’aspetto, coniughiamo una conoscenza agronomica approfondita di tutte le linee varietali del tabacco Kentucky e, di conseguenza, uno studio puntuale dell’interazione di ogni specifica varietà con ogni specifico terreno. È proprio questa sinergia che ci permette di ottenere grandi risultati sui manufatti finali, anche grazie a tecniche colturali specifiche, e di progettare ogni singolo sigaro già a partire dal seme e dall’appezzamento sul quale andremo a impiantarlo. È una novità assoluta perché, prima del nostro arrivo, in Italia c’era sempre stata una separazione netta tra fase agricola e fase manifatturiera e non venivano prese in considerazione né le linee varietali né i terreni di provenienza, tanto meno le une in rapporto agli altri, ma solo la regione geografica di produzione. La Compagnia Toscana Sigari ha deciso di rivoluzionare questo vecchio approccio e, grazie a tutto questo, possiamo proporre svariati tipi di sigari di alta qualità, ciascuno con una propria personalità, ma tutti prodotti nel più rigoroso rispetto dell’ambiente e del territorio».