Ambiente, l’unica guerra da combattere

Una questione sottovalutata. Intervenire è d’obbligo, mettendo da parte ogni interesse di bottega. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Di recente il Movimento Cinque Stelle la sollevato in consiglio regionale la questione di Fabro. Lì c’è una zona industriale che galleggia su tonnellate di materiale di riporto che, secondo alcune risultanze, sarebbe molto pericoloso per la salute. Quel materiale era costituito dalle ceneri dei forni del carbone della centrale elettrica di La Spezia: rifiuti speciali.

Accadeva nella seconda metà degli anni Ottanta dello scorso secolo, nella più assoluta noncuranza, nonostante le denunce di organi di informazione locale che della faccenda furono informati da un camionista che, in tutta buona fede, una sera annunciò: “Devo alzarmi presto domattina. Devo andare a La Spezia, caricare le ceneri di una centrale e portarle a Fabro. Siamo in parecchi a fare questo lavoro, è un via vai continuo di camion”. Nessuno raccolse il dubbio sollevato da alcuni giornali si preoccupò, a parte qualche inascoltato ambientalista. Ora, quasi trent’anni dopo si pone il problema.

Un caso isolato? No perché la stessa cosa – ad esempio – è accaduta a Papigno. Lì, sopra il materiale di risulta costituito da rifiuti speciali della fabbrica, si realizzò un campo di calcio. Il che , di per sé, fu una buona idea perché mai Papigno aveva avuto una squadra iscritta ad un vero campionato, seppure di terza categoria. Utilizzato per anni quell’impianto è stato – molto di recente – dichiarato inagibile, ma ancora si aspetta un vera bonifica dell’area.

Non basta. C’è voluto, cinque o sei anni fa, un incendio di rottami di auto a Vascigliano di Stroncone per accorgersi che c’era diossina sul terreno in tutta la conca ternana: ci fu chi ipotizzò che fosse stato quel fumo sprigionatosi a Vascigliano a depositare diossina sul terreno fino a San Gemini. Sempre in quell’occasione la diossina la trovarono anche vicino all’inceneritore di Maratta, con conseguente lapidazione dell’Asm condannata ancor prima che ci fosse un processo, pur se quell’inceneritore fosse da tempo inattivo e si fosse deciso di non riavviarlo mai più, se non altro perché costava troppo.

Qualcuno si sorprese e si rese finalmente conto che la Conca Ternana non era la valle dell’Eden: come aspettarselo con tutte quelle ciminiere e un polo chimico dentro la città? Non più di un anno fa un ex alto dirigente della Terni raccontò che negli anni Ottanta il vertice delle acciaierie si pose il problema dell’inquinamento. “Ed inquinavamo – aggiunse – Oh, se inquinavamo! Perciò mettemmo in campo le prime contromisure e riuscimmo a far diventare accettabile la situazione dentro la fabbrica”. Dentro. Ma fuori?

La questione ambientale è stata per troppo tempo sottovalutata anche se  poi, negli anni, qualche pezza si è pure provato a mettercela, con monitoraggi e controlli, cui rarissimamente sono seguiti interventi di una qualche consistenza. Adesso si discute e si accusa in base a statistiche riguardo ad alcune malattie che in alcuni casi appaiono inquietanti. Si è concentrati molto sugli effetti ed un po’ meno sulle cause le quali vengono – sì– indicate, ma sembrano relegate più che altro a supposizioni. Non può essere risolutivo l’intervento spadaccino di qualche sostituto procuratore, né ondate di indignazione troppo spesso suggerite dalla pancia più che dal cervello.

Intervenire è d’obbligo, anche se in alcuni casi (vedi Fabro) non è così semplice: non appare percorribile la strada della sospensione coatta delle attività produttive. Le soluzioni vanno cercate e trovate appellandosi a tecnologie magari ancora da inventare, anche se forse alcune tra le più recenti possono aiutare.

Prima però è necessario conoscere la situazione, indagare su basi scientifiche, rispettando solo il diritto (umano prima che normativo) alla salute, mettendo da parte ogni altro interesse, primo fra tutti quello di bottega. E poi studiare, applicarsi, impegnarsi. Ognuno per la sua parte.

Per una guerra, questa sì, che vale la pena di combattere.

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