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Home » Amianto e reti idriche: allarme a Perugia

Amianto e reti idriche: allarme a Perugia

di Redattore
27 Novembre 2017
in Ambiente e salute, Economia
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Le dichiarazioni di Vasco Cajarelli a umbriaOn sulla presenza di amianto nelle tubature della condotta idrica di Perugia hanno destato preoccupazione fra i cittadini. Soprattutto in considerazione delle tesi di molti esperti, secondo i quali le particelle di amianto sarebbero cancerogene non solo se inalate ma anche quando sono disperse in acqua. Umbra Acque chiarisce che solo il 5% della rete ha tubi in cemento amianto, ma ammette che non ci sono i soldi per un intervento radicale.

Vasco Cajarelli, politiche ambientali Cgil

Amianto nei tubi dell’acqua «Sostituire tutte le tubature dell’acqua della Regione Umbria che sono in amianto farebbe del bene ai cittadini, eviterebbe la dispersione idrica e creerebbe posti di lavoro», aveva detto il responsabile ambiente Cgil nell’intervista a margine della presentazione del rapporto amianto in Umbria, che dava dati sconcertanti (circa 100 decessi negli ultimi cinque anni e 19 nuove diagnosi all’anno di patologie connesse all’amianto) ma forniva anche ricette per accelerare la bonifica: «Chiediamo che la Regione dia mandato all’Arpa per fare un censimento reale della presenza di amianto in Umbria. Con i fondi europei c’è la possibilità di finanziare la sostituzione dei tetti eternit con pannelli fotovoltaici. È già stato fatto in passato. E poi bisognerà intervenire sull’acquedotto di Perugia».

Il piano di sostituzione In realtà – puntualizzano da Umbra Acque – la percentuale di tubazioni di cemento amianto a Perugia è modesta: circa 67 chilometri su 1350. Poco meno del 5%. «Quote simili – assicura al telefono con umbriaOn il presidente Gianluca Carini – anche nei comuni di Assisi, Corciano e Passignano sul Trasimeno. Logicamente, questi tratti hanno priorità nel piano delle sostituzioni». Già pianificato un intervento che riguarda circa 6 chilometri. Poi, nel piano di sostituzione annuo, è prevista una quota di 5 chilometri riservata alle parti in cemento amianto».

Gianluca Carini, presidente Umbria Acque

Tempi dilatati Resta il problema tempo: con questo ritmo, ci vorranno circa 15 anni per sostituire le tubature in cemento amianto del territorio perugino. Un po’ troppi. «Ma purtroppo le risorse sono queste – spiega Carini – se la Regione o lo Stato ci mettono a disposizione fondi straordinari, noi siamo ben felici di pianificare sostituzioni radicali, per risolvere il problema del cemento amianto e, più in generale, quello delle perdite. Non è pensabile che si riesca a limitare la dispersione idrica solo con le tariffe». Dispersione che anche in Umbria tocca quote che si aggirano attorno al 50% e che, se non si interviene subito, sono destinate a peggiorare.

FIORELLA BELPOGGI: L’AMIANTO FA MALE ANCHE NELL’ACQUA – VIDEO

I rischi per la salute Ma le fibre di amianto nell’acqua fanno male o no? Secondo Fiorella Belpoggi, direttrice del centro di ricerca sul cancro presso l’istituto Ramazzini di Bologna, sì, fanno male: «Esistono mesoteliomi pleurici ma esistono anche i mesoteliomi peritoneali, segno evidente che le fibre di amianto possono superare la barriera intestinale: ne abbiamo trovate nei reni, nella vescica e nella cistifellea, oltre che nel peritoneo. Anche se non esiste una correlazione causa-effetto, esiste un principio di precauzione che ci fa dire che è meglio stare attenti. Non esiste una sostanza cancerogena che sia cancerogena solo per una tipologia di tessuto».

Fiorella Belpoggi, direttrice del centro di ricerca sul cancro presso l'istituto Ramazzini di Bologna:
Fiorella Belpoggi, centro di ricerca sul cancro

Interrare l’amianto Il problema è esteso a tante città italiane e mondiali ed è figlio di una miopia politica e industriale nei decenni addietro, quando l’amianto era utilizzato su larga scala. «Purtroppo – spiega la professoressa – l’amianto è presente ovunque a causa di una sottovalutazione del problema. Il rischio zero non esiste. Il problema amianto è altissimo, soprattutto per la dispersione delle fibre a causa di discariche abusive. C’è addirittura chi lo ha utilizzato come materiale inerte. La soluzione è invece interrarlo, riportarlo cioè dove lo abbiamo trovato».

«Acqua controllata e sicura» Umbra Acque, comunque specifica che la questione viene monitorata costantemente, sia sul tipo di acqua sia sul numero di particelle di amianto: «Le nostre acque sono incrostanti e quindi non aggressive. Il contenuto di carbonato di calcio e magnesio insieme a tutto l’equilibrio calciocarbonico dell’acqua, fa sì che all’interno della condotta si formi uno strato, costituito appunto da carbonato di calcio e magnesio, protettivo rispetto alla cessione di fibre, contrariamente ad acque aggressive o corrosive. Un secondo controllo riguarda il monitoraggio analitico della conta delle fibre per litro». E anche da questo punto di vista, stando a quanto dice l’azienda, i dati sarebbero rassicuranti.

Rischio amianto?

«Rischio ‘basso’ per i lavoratori» «Per quanto concerne i lavoratori – continua ancora la nota della società di gestione unitaria del servizio idrico integrato – il rischio amianto mappato nel documento di valutazione dei rischi è valutato ‘basso’ per i lavoratori che, effettuando le relative lavorazioni, possono rischiare di respirare le fibre di amianto (taglio con sega a mano del tubo). È evidente che durante tali lavorazioni gli operai indossano i propri dispositivi di protezione individuali». Stando a quanto dice Umbra Acque, quindi, per gli utenti non ci sarebbero rischi particolari (perché le particelle disperse nell’acqua sono insignificanti e perché l’acqua umbra non consente la dispersione delle particelle presenti) mentre per i lavoratori il rischio sarebbe più alto (ma comunque non eccessivo) perché le fibre di amianto si disperdono. E per questo vengono adottate opportune contromisure per evitarne l’inalazione.

Intervenire nelle zone sismiche Ricordiamo che l’ultimo allarme in tal senso – in ordine di tempo – era arrivato in estate dall’osservatorio nazionale amianto: «È necessario quindi sostituire tutte le tubature che ancora sono in amianto ovvero in materiali contenenti amianto, tanto più nelle zone sismiche del paese, come per esempio l’Umbria, le Marche, l’Abruzzo, la Calabria, ma penso anche ad altre zone e territori – aveva dichiarato il presidente Ezio Bonanni – per evitare che ci sia ingestione di fibre capaci di causare l’insorgenza di mesoteliomi peritoneali e altre patologie».

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