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Home » Amianto in Umbria: «Finiremo fra 80 anni»

Amianto in Umbria: «Finiremo fra 80 anni»

di Redattore
8 Novembre 2017
in Ambiente e salute, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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«La legge dice che chi ha nella propria proprietà delle strutture in amianto deve denunciarsi e pagare i costi relativi: con questa modalità è pressoché impossibile arrivare alla dismissione completa. Con questo ritmo, finiremo fra 80 anni». A parlare è Vasco Cajarelli, segretario regionale Cgil, responsabile del dipartimento delle politiche ambientali, territoriali e della sicurezza del lavoro che, assieme ai colleghi Riccardo Marcelli (Cisl) e Francesca Fiorucci (Uil) è tornato a lanciare l’allarme a due anni dal varo della piattaforma regionale. «Servono interventi – spiegano i sindacati – sia per la bonifica che sotto il profilo sanitario».

L’APPELLO DI CAJARELLI: «FONDI EUROPEI PER LA DISMISSIONE» – INTERVISTA VIDEO

Le cifre in Umbria I dati ministeriali sul ‘cuore verde’ sono noti: 16 siti industriali, 117 edifici pubblici (39 bonificati), 428 edifici privati (200 bonificati). Meno noti, anzi assolutamente una incognita, sono gli edifici non censiti, in cui i proprietari non hanno ritenuto opportuno comunicare la presenza di amianto, lasciandolo lì dov’è o disfacendosene in modo illecito. Le denunce si moltiplicano in tal senso: discariche illecite di eternit e altro materiale contenente amianto vengono trovate un po’ ovunque mentre in numerosi siti industriali viene denunciata la presenza di amianto, materiale con cui vengono a contatto i lavoratori, con grandissimi rischi per la salute.

L’allarme e la proposta L’amianto provoca il mesotelioma pleurico, una micidiale patologia degenerativa che porta alla morte. Negli ultimi cinque anni, in Umbria, sono stati contati circa 100 decessi. Innumerevoli le nuove diagnosi, al ritmo – in media – di 19 all’anno. Segno che il problema c’è. Ma quando si cominciano a contare i morti è già troppo tardi. Da qui la denuncia dei sindacati, che martedì hanno tenuto una conferenza stampa congiunta sul tema, per denunciare l’immobilismo istituzionale e per suggerire l’utilizzo dei fondi europei per finanziare la sostituzione almeno delle coperture in amianto (le lastre di eternit, largamente usate nei decenni passati) con pannelli fotovoltaici.

Finanziare la sostituzione «Noi chiediamo che nella legge di stabilità venga rifinanziato il piano amianto – dice Cajarelli a umbriaOn – per poter riuscire ad arrivare ad una verifica e ad una bonifica vera. In tutta Italia, e anche in Umbria, c’è una fortissima presenza di amianto. Chiediamo che la Regione dia mandato all’Arpa di fare un’analisi reale. I dati raccolti solo per via ‘induttiva’ non sono attendibili». Una volta acquisite le cifre, poi, si può intervenire: «La Regione lo ha già fatto nel ’95, è segno che si può fare e va fatto. In questo modo – conclude Cajarelli – si possono creare anche meccanismi virtuosi per creare posti di lavoro».

Tubature Oltre a questo c’è poi il problema delle tubature degli acquedotti, che in parte sono ancora in cemento-amianto, la cui bonifica,secondo Cgil, Cisl e Uil, rappresenterebbe un’occasione straordinaria per la declinazione nei fatti di un nuovo modello di sviluppo per l’Umbria.

Salute Sotto il profilo sanitario occorrerebbe il finanziamento per il potenziamento dei Cor, centri organizzativi regionali, per un miglior contrasto ai tumori professionali.
Per quanto riguarda invece lo smaltimento dell’amianto presente, i sindacati ritengono necessaria la creazione di un albo delle imprese autorizzate, a partire da quelle a controllo pubblico già attive nel ciclo dei rifiuti, al fine di evitare fenomeni di mancato rispetto delle regole o di vera e propria illegalità in un settore così delicato da un punto di vista ambientale.

Pensioni La questione amianto intreccia poi la delicata partita sulle pensioni per tutti quei lavoratori – e sono molti in Umbria – che hanno subito esposizione all’amianto nella loro attività lavorativa: Cgil, Cisl e Uil chiedono quindi che «i periodi aggiuntivi per l’accesso alla pensione dovuti all’esposizione all’amianto siano sempre e comunque cumulabili ad altre forme di agevolazione di accesso alla pensione”, in quanto gli esposti all’amianto hanno un’aspettativa di vita di 64 anni (dati Renam, Registro nazionale mesotelioma) contro gli 80 medi. Inoltre, i tre sindacati chiedono anche che “per tutti i lavoratori che al 2003 erano ancora esposti all’amianto vengano riaperti i termini per la presentazione delle domande entro il 30 giugno 2018 per il riconoscimento dell’intervenuta esposizione all’amianto».

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