Area crisi complessa: «Bene, ma non basta»

Una lettera aperta alle istitutzioni locali del segretario regionale Cisl Umbria e coordinatore Cisl Terni, Celestino Tasso

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di Celestino Tasso
Segretario regionale Cisl Umbria e coordinatore Cisl Terni

Ritengo che la priorità per Terni e per il territorio provinciale debba essere il lavoro. La situazione economica produttiva-occupazionale del territorio della Provincia di Terni è preoccupante, mancando anche in Umbria e nella nostra Provincia una seria, coerente, efficiente ed efficace politica di sviluppo.

Troppi treni sono stati persi e troppi impegni sono stati disattesi a partire dalla non gestione del Patto di Territorio del 2005: energia, infrastrutture, viabilità, ricerca, innovazione, distretti tecnologici sono impegni rimasti tutti sulla carta e mai concretizzati. Impegni di carta e non di sostanza. Promesse fatte e non mantenute. Impegni presi e disattesi.

Nel territorio di Terni ci sono stati, negli anni passati, strumenti di programmazione negoziata che hanno consentito l’utilizzo di risorse nazionali, come la legge 181/89 che interveniva su programmi di promozione industriale per far fronte alla crisi di quei settori con particolare riferimento a quello siderurgico. Allo stato attuale non ci sono interventi e strumenti che insistano sulla provincia ternana, anche quelli legati al patto di territorio del 2005 ormai sono un ricordo lontano.

Quello che appare chiaro è che manca, anche in Umbria, una vera politica di sviluppo industriale che la stessa Regione non ha saputo costruire e realizzare con efficienza e efficacia. Le realtà delle aree socio-economiche-industriali di Terni e Perugia sono diverse. Diverse e non simili, con vocazioni e prospettive diverse. Territori con interessi diversi vengono trattati con strumenti omogenei che invece dovrebbero essere diversificati e modellati rispetto alle diversità territoriali.

Per questo ritengo necessario un salto di qualità nella strategia di governo e una nuova alleanza tra produttori, istituzioni, forze sociali e sistema bancario/credito per confermare ed innovare il tessuto industriale ternano. E’ indispensabile trovare le opportune risorse sia finanziarie che progettuali per concentrarle in quelle realtà che offrono maggiori opportunità di lavoro. Terni industriale per la qualità e la quantità di aziende operanti si può candidare come luogo in cui sperimentare quelle nuove strategie.

Sono convinto che innovazione e ricerca nel processo e nei prodotti costituiscano condizioni essenziali per mantenere la vocazione industriale delle provincia di Terni affermatasi nel corso dei decenni passati. Siderurgia, Meccanica, Chimica, Ricerca, Edilizia, sono settori di valore nazionale, integrati da una rete di piccole e medie imprese che necessitano di scelte chiare e di un produttivo coordinamento tra politiche nazionali, Regionali e locali.

Di fronte al perdurare della crisi e in vista delle scadenze degli ammortizzatori sociali che hanno rimandato e non risolto i problemi delle crisi industriali e della loro filiere, sono convinto nel proporre e chiedere che le Istituzioni, le Organizzazioni Sindacali, le Associazioni Datoriali e il sistema bancario e delle Fondazioni operanti nel territorio, si siedano al tavolo per la definizione di un Patto terrioriale per il lavoro, lo sviluppo e l’occupazione.

Un Patto che sia in grado di cogliere tutte le opportunità che i fondi europei previsti, le future norme e leggi governative possano trovare le applicazioni coerenti e essere volano di un futuro occupazionale certo che ponga al centro l’imprescindibile sviluppo industriale e occupazionale del territorio. Sono indispensabili chiare e coerenti politiche regionali dedicate alle infrastrutture e all’approvvigionamento energetico e in questo quadro si impone la necessità di inserire il territorio ternano tra le aree di crisi complessa attivando tutti gli strumenti che questo prevede a partire dalla legge 134/12.

Sono del parere che la richiesta di inserire il territorio e il riconoscimento di area di crisi complessa, sia uno strumento e un’opportunità, ma che esso vada inserito e collegato ad un contesto più ampio di chiare politiche regionali di sviluppo e programmazione. Uno strumento che sia la naturale conseguenza di un approfondito confronto tra Istituzioni, Organizzazioni Sindacali, mondo imprenditoriale e sistema bancario sulle cose che occorrono per il rilancio economico-produttivo-occupazionale dell’intero territorio ternano. Un confronto da cui emergano non le responsabilità delle cose non fatte, ma le debolezze, i punti di forza, le opportunità che devono essere colte e le risorse che servono per realizzare i progetti di rilancio.

Grazie alla legge n.181/89 il Ministero dello Sviluppo Economico ha la facoltà attraverso Invitalia di intervenire con risorse nazionali in quei territori dove, in situazioni di economia fortemente concentrata, l’azienda di riferimento si trova in forte difficoltà o è costretta a chiudere, come nel caso dell’acciaieria a Livorno o della Merloni nell’area di Fabriano.

La zona di Terni è un territorio che ha subito il rallentamento del proprio sistema manifatturiero, all’interno di una congiuntura nazionale negativa che ha registrato in 12 anni un calo della produzione pari al 25% e negli ultimi 10 anni il panorama manifatturiero di Terni e Narni è cambiato drasticamente. È evidente come questo cambiamento non sia né momentaneo e né reversibile, in quanto spesso legato a dinamiche internazionali di ampio respiro; è quindi necessario intraprendere un percorso di riposizionamento che favorisca la specializzazione delle imprese locali verso settori produttivi a maggiore contenuto tecnologico e valore aggiunto, senza puntellarsi al passato in modo acritico.

La concorrenza internazionale impone alle imprese uno sforzo di aggiornamento e miglioramento della propria offerta attraverso l’introduzione costante di elementi innovativi. Il rilancio del tessuto produttivo può avvenire solamente attraverso lo sviluppo tecnologico e l’attenzione verso mercati di sbocco fuori dai confini nazionali. I dubbi rimangono tutti e sono allocati nella tempistica e nell’allocazione delle risorse economiche.

Secondo il Masterplan presentato da Confindustria, Novembre 2015, entro Settembre 2016 do-vrebbe essere avviata la fase dell’inizio degli investimenti ed è chiaro che il tempo rimanente per le azioni di sostegno ne rimane sempre meno, mentre per quello che riguarda le risorse i fondi europei di sviluppo regionale (FESR) nel mantenere l’attribuzione e la dislocazione dei fondi già in essere per i progetti nell’area di Terni e Narni dovrebbero prevedere fondi addizionali specifici per l’area individuata come quella soggetta a crisi complessa e assicurare che tempi di erogazione di questi contributi si concentrino nella prima metà del ciclo di settennato 2014-2020 per iniettare rapidamente liquidità nel sistema e sbloccare l’inerzia degli investimenti privati.

Sia chiaro: il riconoscimento di stato dell’area di crisi complessa e gli eventuali finanziamenti relativi dovranno essere considerati aggiuntivi e non sostitutivi a quelli Fesr.

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