di Giovanni Cardarello
‘La cattiva sanità fa sempre notizia, ma la buona sanità salva le vite’: lo diceva nel 1978 con grande convinzione il Ministro della sanità del governo Andreotti IV, Tina Anselmi, la donna che ha ideato e realizzato il sistema sanitario nazionale. Ed è un pensiero a cui si ispirano, ancora oggi, i tanti bravi professionisti del servizio sanitario pubblico, in particolare quando le condizioni di partenza dell’intervento sono particolarmente complesse e gravose.
È il caso di quanto è accaduto sabato 13 aprile presso l’ospedale ‘San Giovanni Battista’ di Foligno. I fatti. Erano le 10 di mattina quando i sanitari del pronto soccorso sono stati allertati rispetto ad una situazione già all’apparenza molto grave. Nel parcheggio del nosocomio, infatti, a poche decine di metri dall’ingresso dell’unità di emergenza e urgenza, era presente un uomo di 65 anni, palesemente in gravi condizioni cliniche. L’uomo era in terra, pallido, con sudorazione elevata e soprattutto non era in grado di parlare.
Dalle informazioni raccolte successivamente, il 65enna si era sentito male vicino casa, aveva perso l’uso della parola e, alla guida della propria auto, trovandosi impossibilitato a chiedere aiuto, aveva deciso di guidare fino all’ospedale. A gesti descriveva, durante le prime operazioni di soccorso, violenti dolori toracici.
Compresa la gravità della questione i sanitari del pronto soccorso sono intervenuti riscontrando una tripla situazione di emergenza. Il 65enne, infatti, aveva in atto un infarto miocardico, un concomitante ictus cerebrale ed una trombosi di una carotide. Una condizione tanto grave quanto rara. Una condizione che, aveva messo a rischio la sua vita oltra a determinare la possibilità di danni neurologici permanenti. Ma l’efficacia dell’intervento dei sanitari – un’azione coordinata degli operatori del pronto soccorso, della cardiologia e della neurologia, ha evitato il peggio.
L’equipe così composta – riporta la Usl Umbria 2 – ha optato quindi per una sequenza di procedure «atte a riperfondere coronarie e cervello». Le procedure in questione, però, devono essere disposte in modalità tale da non esporre il paziente ad elevati rischi emorragici. Oltre ed offrire chance di sopravvivenza e limitando i postumi della duplice trombosi.
Secondo gli aggiornamenti forniti dal dottor Giuseppe Calabrò, dal dottor Francesco Corea e dal dottor Maurizio Scarpignato, «le procedure terapeutiche sia di coronarografie che di trombolisi endovenosa hanno avuto successo senza complicanze». Il paziente, «sebbene ancora in prognosi riservata, ora è degente nel reparto di neurologia e stroke uUnit per finalizzare il percorso di profilassi secondaria e riabilitazione». Un intervento altamente complesso e rischioso che però i professionisti del ‘San Giovanni Battista’ di Foligno hanno realizzato con prontezza ed efficacia.
Professionisti a cui va il plauso del direttore generale della Usl2, Piero Carsili, «a conferma dell’efficace ed efficiente organizzazione delle attività del nosocomio e la grande competenza e professionalità degli operatori che garantiscono giorno e notte assistenza qualificata alla popolazione».