Si terrà martedì 8 ottobre alle ore 15.30 a Roma, presso la sede del Ministero delle imprese e del made in Italy, il tavolo su Ast-Arvedi convocato dal ministro Urso, come anticipato nei giorni scorsi. Saranno presenti i rappresentanti dell’azienda, delle istituzioni e i sindacati per parlare dell’Accordo di programma e degli investimenti connessi. «Ringrazio il ministro Urso per aver convocato celermente, a seguito della nostra richiesta, il tavolo di confronto in merito all’Aast»: così la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.
L’audizione alla Camera
Intanto mercoledì pomeriggio l’ad di Arvedi-Ast Dimitri Menecali – e dopo di lui i sindacati Fim, Fiom, Uilm e Ugl – è stato sentito in audizione davanti alla Commissione attività produttive della Camera, dove ha illustrato lo stato dell’arte degli investimenti messi in campo finora ed è tornato a sollecitare interventi strutturali sul tema del costo dell’energia. Su questo ultimo punto ha messo in guardia: «E’ possibile che le soluzioni che oggi stiamo utilizzando in maniera emergenziale (la cassa integrazione, ndR) debbano diventare soluzioni strutturali, mettendo a repentaglio anche l’occupazione del sito».
«Finora sono stati spesi quasi 220 milioni di euro – ha proseguito Menecali – e lanciati investimenti per 350 milioni volti al bilanciamento della capacità produttiva del sito. Il principale investimento – ha ricordato – riguarda la sostituzione del forno di riscaldo bramme (walking beam, ndR) l’impianto più importante, il cuore degli asset produttivi, che entrerà in servizio a gennaio 2026 e che ridurrà di un terzo i consumi e quindi le emissioni dell’impianto più energivoro del sito».

«Dunque – ha detto l’amministratore delegato – il Gruppo non è stato fermo ad aspettare, non ha atteso l’Accordo di programma, con un livello di investimenti più elevato del 40% del periodo Tk. Sono stati poi svolti degli interventi di riorganizzazione dei Centri servizio, potenziandone le capacità produttive e concentrandole verso lo stabilimento ternano. Tuttavia ci troviamo di fronte a una situazione che rischia di ledere in maniera importante la competitività rispetto ad altri attori, pagando l’energia fino a 3 o 4 volte di più».
«L’azienda vuole continuare il suo percorso di rilancio, vuole che Ast diventi leader nella produzione di laminati piani inossidabili in Europa, ma non vuole essere penalizzata da distorsioni del mercato che mettono in seria discussione il prosieguo delle attività produttive». Su questa tema Dimitri Menecali ha ricordato «la vicinanza alla centrale di Galleto, che è collegata direttamente e può rappresentare un’opportunità».
Parlando proprio dell’energia, l’ad di Arvedi-Ast è stato più esplicito rispondendo alle domande di alcuni parlamentari, in particolare quella di Anna Ascani (Pd) sul ricorso alla cassa integrazione. «Quello che stiamo portando sul tavolo è un qualcosa che può minare in maniera importante gli obiettivi che ci siamo prefissati. E’ possibile che quelle soluzioni che oggi stiamo utilizzando in maniera emergenziale, debbano diventare soluzioni strutturali mettendo a repentaglio anche l’occupazione del sito. Ma non vogliamo che questo avvenga».
Rispondendo ad altre domande delle onorevoli Piccolotti (Avs) e Pavanelli (M5s), Menecali ha spiegato che in merito all’Accordo di programma e alle risorse Pnrr, «il tempo passa e ci avviciniamo alle scadenze. Contiamo di essere nella fase conclusiva della finalizzazione dell’Accordo, l’energia è ultimo nodo da sciogliere. L’8 ottobre contiamo di avere risposte che ci facciano fare un passo avanti. Riguardo agli investimenti rimangono quelli annunciati: proseguiremo con l’impianto scorie, che sarà in funzione ad agosto, e con importanti sperimentazioni che a breve saranno introdotte sul mercato».
Parla la Fiom Cgil
«Oggi – è il commento di Loris Scarpa e Alessandro Rampiconi, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom Cgil e segretario generale Fiom Cgil di Terni – siamo intervenuti all’audizione della Commissione attività produttive della Camera dei deputati sulle prospettive di realizzazione del piano industriale di rilancio dello stabilimento Arvedi Acciai Speciali Terni (Ast). L’azienda recentemente ha aperto il problema del costo dell’energia con la motivazione della ‘contrazione di mercato’ per i maggiori costi energetici aprendo una settimana di cassa integrazione ordinaria per fermare una linea dell’area a caldo per circa 200 persone, dal 26 al 30 settembre. Successivamente la cassa integrazione è stata ritirata per l’efficacia delle iniziative sindacali. La motivazione degli ammortizzatori sociali, comunque, assume una rilevanza nazionale per un possibile ridimensionamento degli investimenti. Si tratta di investimenti assolutamente necessari per mantenere gli impianti all’avanguardia e per dare avvio alla decarbonizzazione, nonché per dare una prospettiva certa agli attuali livelli occupazionali e all’indotto. Nel prossimo incontro al Mimit – spiegano i rappresentanti della Fiom Cgil – ribadiremo che la città di Terni e l’Italia non possono permettersi di rinunciare al rilancio dello stabilimento Arvedi-Ast. La mancata definizione di un Accordo di programma anche discusso con i sindacati e l’assenza di investimenti, comprometterebbero la tenuta complessiva della siderurgia italiana e di un territorio in forte declino industriale».
Gambardella (Uilm): «Basta annunci»
«Sono ormai trascorsi oltre due anni e mezzo dall’acquisizione di Acciai Speciali Terni da parte del gruppo Arvedi ma, fino ad oggi, abbiamo assistito solo ad una lunga serie di annunci di una firma dell’Accordo di programma che non è ancora arrivata. I lavoratori non comprendono questo stallo che vede, da un lato, l’azienda porre la questione della riduzione del costo dell’energia e, dall’altra parte, la mancata risposta delle istituzioni locali e nazionali». Lo dichiara Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm per la siderurgia, a margine dell’audizione di mercoledì alla Camera. «Questo ritardo – prosegue – ha determinato la mancata realizzazione di circa 800 milioni di euro di importantissimi investimenti impiantistici che consentirebbero a Terni di rilanciarsi in termini di sostenibilità, competitività, nuovi prodotti e incremento dei volumi produttivi e di stare al passo con gli altri competitor dell’inox che, nel frattempo, non hanno perso tempo ad avanzare. Richiamiamo alla responsabilità le istituzioni nazionali e territoriali e gli enti interessati alla sottoscrizione dell’Accordo di programma di Terni – aggiunge il segretario nazionale Uilm per la siderurgia -. Si portino a sintesi le analisi dei numerosi tavoli tecnici ministeriali che si sono tenuti in questi anni per definire le questioni ancora aperte, a partire da quella del costo dell’energia che Arvedi ha definito quale principale elemento di competitività per la prospettiva industriale di Ast. Non è possibile tenere ancora in sospeso il destino industriale di Terni e dell’Umbria, che basano su Ast un’importante fetta di economia. Per questo bisogna evitare che i lavoratori subiscano le difficoltà della cassa integrazione. Abbiamo chiesto oggi alla X Commissione attività produttive della Camera di intervenire sul ministro Urso affinché vengano risposte definitive e risolutive a partire dal previsto incontro al MiMIT il giorno 8 ottobre».
La preoccupazione dell’Ugl
All’audizione, per l’Ugl, hanno partecipato il segretario Daniele Francescangeli e il coordinatore Antonello Martoni che hanno espresso «grosse preoccupazioni in merito alla non realizzazione dell’Accordo di programma e di fatto la non realizzazione del piano industriale. Riteniamo primario – affermano – che il Governo prenda in mano la problematica del costo dell’energia elettrica realizzando misure statali che consentiranno alle acciaierie di Terni il mantenimento dei volumi produttivi e di conseguenza della forza lavoro. Infine – proseguono Francescangeli e Martoni – riteniamo che il miliardo di investimenti dichiarato da Arvedi ad oggi è indispensabile per la manutenzione ordinaria, straordinaria e gli investimenti da loro dichiarati sono indispensabili sia per i cittadini ternani che per i lavoratori. La città di Terni merita una transazione ecologica e una qualità di vita migliore al passo con le tecnologie più avanzate sotto l’aspetto ambientale».
Ascani, Pavanelli e Piccolotti: «Troppi mesi persi. Ora soluzioni rapide»
«Le audizioni della proprietà della Ast di Terni e delle rappresentanze sindacali – affermano in una nota congiunta le parlamentari Anna Ascani (Pd), Emma Pavanelli (M5s) ed Elisabetta Piccolotti (AvS) – confermano un quadro molto preoccupante. Il continuo rinvio della firma dell’Accordo di programma con il Ministero delle imprese e del made in Italy sta infatti determinando la sospensione di una parte degli investimenti consistenti che Arvedi aveva annunciato per il sito ternano e mette a rischio anche la possibilità di utilizzare i fondi Pnrr previsti nei tempi prestabiliti. Il Governo – proseguono – aveva preso degli impegni sul rilancio della siderurgia e anche nello specifico, assicurando il proprio contributo per accrescere la competitività degli impianti ternani, procedere sulla strada della decabornizzazione e tutelare la salute dei cittadini ternani. Troppi mesi sono già andati persi, nel frattempo anche il quadro internazionale è cambiato e soltanto con l’annuncio della cassa integrazione, e le conseguenti azioni sindacali e politiche, la presidente della Regione Tesei si è decisa a riprendere il dialogo con le parti e il Ministro Urso a convocare anche i rappresentanti dei lavoratori. Ora chiediamo che vengano trovate soluzioni coerenti e credibili, capaci di dare risposte veloci al problema del costo dell’energia che a quanto dichiarato dalla proprietà è al centro della trattativa. Per parte nostra, come opposizioni, non permetteremo che i riflettori vengano spenti su Terni e sul suo futuro».
Terni, Gozzi: «Ast? Gap su costo energia importante. Ecco come si affronta» – Video