Asm vs Ast: dodici anni di ‘guerra’ sulle tasse

Finora le commissioni tributarie hanno dato ragione all’azienda di viale Brin. Ma i due prinipali procedimenti sono ancora pendenti

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Una ‘saga fiscale’ che va avanti da oltre dodici anni, quella che vede contrapposte Asm e Ast. Finora le sentenze sono state favorevoli all’azienda di viale Brin ma sui due principali procedimenti ancora in itinere, pende da un lato il giudizio della Cassazione e, dall’altro, la possibilità che la municipalizzata impugni in ‘appello’ – di fronte alla Commissione tributaria regionale – quanto deciso di recente, ad inizio marzo, dall’organismo nel suo livello provinciale.

L’ultimo capitolo della diatriba è datato 3 marzo 2018, quando è stata depositata la sentenza di primo grado della Commissione tributaria provinciale di Terni che, come si legge dal dispositivo, non lascia spazio a dubbi: «Si accolgono i ricorsi come sopra indicati e riuniti». Il riferimento è ai ricorsi che Ast ha presentato a partire dal 2012, in risposta alle fatture della tassa sui rifiuti che Asm ha emesso basandosi su un conteggio di metri quadrati molto più alto rispetto a quello stimato dall’azienda di viale Brin.

La sentenza di inizio marzo chiude, momentaneamente in favore di Ast, una partita iniziata nel 2006. Al tempo la potestà impositiva sui metri quadrati imponibili per la tassa sui rifiuti passò dal Comune di Terni ad Asm. Ast pagava la sua tariffa basandosi sui metri denunciati qualche anno prima – 135 mila in tutto – secondo la legge. Uno stato di cose andato avanti per quattro anni, cioè fino a quando – nel 2010 – Asm cambiò le carte in tavola, aumentando a 300 mila i metri quadrati applicati all’azienda di viale Brin e inviando una serie di fatture di conguaglio per gli anni precedenti.

Il primo scontro Motivo? La presenza di diverse aree all’interno dello stabilimento che fino ad allora non erano state oggetto di imposizione e che al contrario, secondo l’Asm, avrebbero dovuto esserlo. Davanti a questa presa di posizione Ast elaborò una nuova stima della sua superficie imponibile da cui emerse che i metri quadrati erano addirittura di meno – circa 85 mila – rispetto a quelli pagati fino ad allora. Un numero basato anche sui contenuti di una legge del 2006 secondo cui ‘magazzini, prodotti finiti e semi lavorati e le aree scoperte’ non sono imponibili, così come non devono essere conteggiati i capannoni di produzione di rifiuti speciali e/o pericolosi che le aziende sono obbligate a smaltire a proprie spese (Ast spende tra i 3 e i 4 milioni l’anno per questo motivo).

E la prima sentenza Ast decise allora di impugnare le fatture di conguaglio di fronte alla Commissione tributaria provinciale di Terni. Il primo esito della battaglia a colpi di numeri risale al 2014, con una sentenza che aveva dato ragione all’azienda di viale Brin sulla questione dei rifiuti speciali e pericolosi e sui metri quadrati imponibili stabiliti dall’ultima stima dell’azienda (dunque 85 mila), aggiungendo però altre aree (officine, magazzini, depositi di olio e pezzi di ricambio) in modo non del tutto chiaro.

Giudizio pendente Una disposizione che ha poi trovato ulteriore conferma nel giudizio d’appello della Commissione tributaria regionale, a cui Ast si era rivolta per chiarire quella parte di sentenza che aveva destato perplessità. Alla fine del 2015 dunque la questione sembrava risolta a favore dell’acciaieria: secondo la sentenza di appello, infatti, Ast non doveva pagare nessun conguaglio per tutto il periodo interessato, ovvero dal 2006 al 2010. Anche il contenzioso tributario però prevede tre gradi di giudizio ed oggi, dopo il ricorso presentato da Asm, il giudizio è ancora pendente in Cassazione.

La battaglia va avanti È qui che la vicenda inizia a correre su un doppio binario, perché dal 2012 Asm ha ricominciato ad inviare fatture ad Ast basandosi di nuovo sui ‘suoi’ 300 mila metri quadrati. Si è aperto così un nuovo contenzioso, con viale Brin che ha impugnato ogni fattura di fronte alla Commissione tributaria provinciale, fino alla citata sentenza del 3 marzo scorso in base alla quale Ast non ha debiti verso Asm per fatture non pagate dal 2006. Una decisione che sarà probabilmente oggetto di appello da parte della municipalizzata e, se necessario, anche di un eventuale ricorso per Cassazione.

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