Ast, Burelli: «Pronti a discutere un nuovo accordo ponte»

Terni – Al Mise l’ad conferma che serviranno almeno nove mesi per la cessione e apre ad un piano valido fino al 30 settembre

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«Per un deal come il nostro servono almeno nove mesi dal via»: l’ad di Acciai Speciali Terni, in un’intervista con il portale specializzato Siderweb, indica un termine temporale per la cessione dell’azienda. E, per Burelli, la nomina di JP Morgan – da parte di Tk – come advisor per la procedura di cessione, non rappresenta l’avvio ufficiale della stessa. Se ne parlerà nell’incontro – un vertice online – previsto per mercoledì pomeriggio alle 16, convocato dal Mise. Presenti il sottosegretario Alessandra Todde, l’azienda, i sindacati e le istituzioni locali.

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Investimenti, possibili novità

Sulle possibili interpretazioni della scelta di JP Morgan come advisor, Burelli – con Siderweb – non si sbilancia: «Difficile dare un’interpretazione, visto che la scelta tecnica è stata fatta dai miei colleghi tedeschi. Una decisione che non mi ha assolutamente sorpreso dato che la scelta della banca d’affari è un tema su cui non ho le skill specifiche e che è di competenza della holding». Al faccia a faccia virtale di mercoledì non sono attesi rappresentanti della proprietà ThyssenKrupp ma è comunque possibile che emergano novità, oltre i concetti di circostanza, legati ad esempio ad alcuni investimenti.

Nuovo tavolo locale con i sindacati

Un concetto, quello relativo ai 9 mesi (minimo) necessari per concludere la procedura di vendita, che Burelli ha ribadito durante l’incontro in videoconferenza del pomeriggio, alla presenza delle sottosegretarie Alessandra Todde e Alessia Morani, dell’assessore regionale allo sviluppo economico Michele Fioroni, del sindaco Leonardo Latini, di sindacati e rsu. «Il perimetro di vendita comprenderà Ast, Terninox e tutta la struttura commerciale. Per ora – ha confermato, secondo quanto è filtrato – sono arrivate solo manifestazioni informali d’interesse». Quanto a quella di Liberty Steel giunta alla Thyssenkrupp non riguarda direttamente Ast ma la produzione di acciaio al carbonio della multinazionale. E proprio perché il percorso sarà lungo e l’azienda non vuole conflittualità all’interno del sito, da parte di Burelli è arrivata la disponibilità – novità del pomeriggio – a discutere con le organizzazioni sindacali di un nuovo piano ponte, con scadenza il 30 settembre 2021. Già giovedì dovrebbe essere individuata la data di un primo incontro in cui iniziare il confronto in merito. «Una proroga dell’ultimo accordo non è possibile, ma non c’è alcuna ristrutturazione in atto. E nell’individuare la nuova proprietà verrà data priorità a chi vorrà mantenere e sviluppare il sito» ha voluto rassicurare il manager.

La Fim Cisl

Così, in una nota, il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò, e quello locale di Terni, Simone Liti: «Non ci sono, da parte dell’ad, novità rispetto al percorso di cessione in quanto formalmente non ancora avviato e al momento le manifestazioni di interesse sono solo informali di cui alcune preferiscono rimanere anonime. Come organizzazioni sindacali abbiamo sottoposto una serie di eventuali problematiche e abbiamo chiesto al Governo la possibilità di un incontro con la ThyssenKrupp in un tavolo al Mise per poter comprendere la strategia del gruppo, comprese le voci che hanno fatto circolare mediante gli organi di stampa della durata del percorso di cessione di circa nove mesi. Abbiamo poi chiesto all’azienda, essendo scaduto l’accordo del 2019 che coinvolge anche le istituzioni, di ridiscutere e rinnovare l’accordo a livello territoriale e contestualmente al Mise di essere regia e garante per gli avanzamenti della trattiva. Abbiamo anche sollecitato l’azienda a farlo perché l’assenza di interlocuzione sull’accordo crea delle tensioni interne che non aiutano in un percorso di vendita in corso. Abbiamo anche chiesto delucidazioni al Governo – proseguono D’Alò e Liti – in merito alla strategicità del sito di Terni e sul percorso di ristrutturazione che ha già riguardato impiegati e operai. Abbiamo infine chiesto al Governo anche di intervenire verso l’Europa e l’Antitrust che ha inciso con le sue scelte nel processo che ha visto coinvolta l’Ast di Terni nel 2014 e il suo ritorno in ThyssenKrupp, pertanto da capire se il perimetro di vendita rimane lo stesso e se Ast deve almeno rimanere il quarto competitor nel panorama dei produttori europei dell’acciaio. Nelle sue conclusioni la sottosegretaria Alessandra Todde ha confermato la strategicità del sito ternano, così come dichiarato nel giugno 2019, e che, una volta chiaro il quadro degli azionisti e il relativo piano industriale, il Governo farà il massimo per garantire la competitività del sito. Confermata, inoltre, la volontà del Governo e del ministro Patuanelli di avviare un piano nazionale per la siderurgia. In conclusione è stato chiesto all’azienda di avviare immediatamente un confronto sull’accordo ponte scaduto nel 2019 e già nella giornata di domani (giovedì, ndR) sarà stabilito un calendario di incontri».

Ugl: «Superare le criticità organizzative»

«Permangono criticità organizzative di previsione di ruoli e funzioni legate alle opportunità di un mercato ad oggi in crescita. In tale prospettiva è opportuno sfruttare al meglio l’occasione di posizionamento e rafforzamento»: questo il punto di vista del segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, e del vice segretario nazionale con delega alla siderurgia, Daniele Francescangeli. «La vendita di Ast – scrivono in una nota congiunta -, non deve, secondo il nostro giudizio, andare a discapito della riqualificazione delle produzioni e del rilancio degli investimenti, indispensabili per rimanere ai vertici dei mercati. Durante il confronto abbiamo ribadito l’importanza di una maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia degli interventi al fine di raggiungere gli obiettivi strategici quali la competitività produttiva e qualitativa del settore commerciale. Considerata la complessità della questione, inoltre, riteniamo fondamentale fornire giuste e corrette informazioni – concludono – al fine di poter tutelare i lavoratori e le lavoratrici che quotidianamente svolgono con diligenza, responsabilità ed onestà il proprio lavoro».

Uilm: «Incertezza sui tempi»

«L’annuncio del mancato avvio della procedura di vendita di Ast Terni da parte di Thyssenkrupp ci lascia molto perplessi. Dopo il balletto delle dichiarazioni. degli anni scorsi, sulla strategicità del sito ternano per la multinazionale tedesca, adesso si e aperto quello sulla vendita sio vendita no. Tutto questo non garantisce tranquillità e certezza a Terni, ai lavoratori, alla città ed al sistema manifatturiero italiano». Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm del settore siderurgico, e Simone Lucchetti, segretario Uilm Terni. «Abbiamo nuovamente chiesto ai rappresentanti del governo – sottolineano Gambardella e Lucchetti – di intervenire sulla multinazionale tedesca per verificare che la vendita avvenga nella direzione di una valorizzazione del sito ternano e non come una semplice dismissione senza una prospettiva certa di sviluppo. È necessario avere certezza, quando verrà avviata la fase valutazione delle offerte di acquisto continuano che Thyssenkrupp assuma prioritariamente, come base di valutazione, le proposte di acquirenti che assicurino, attraverso un credibile piano industriale, il mantenimento dei livelli occupazionali, volumi produttivi ed adeguati investimenti per lo sviluppo industriale futuro di Terni. Di fronte all’incertezza dei tempi dell’eventuale vendita proseguono sarà fondamentale rinnovare l’accordo ponte scaduto il 30 settembre scorso, assicurando fin da subito i necessari investimenti che garantiscano le manutenzioni e l’efficienza impiantistica, i volumi produttivi e livelli occupazionali». Per la Uilm «il rinnovo dell’accordo ponte dovrà avvenire in tempi ristrettissimi. Il sottosegretario Todde ha assicurato l’impegno del Mise nel monitorare la questione della vendita ed il sostegno sul nuovo accordo ponte, della durata di un anno, che verrà discusso a livello territoriale».

Fiom: «ThyssenKrupp chiarisca al governo»

«Pur non essendo in presenza di un avvio formale del processo di vendita, come Fiom riteniamo necessario che il governo apra un’interlocuzione diretta con la capogruppo ThyssenKrupp per avere preliminarmente chiare le intenzioni e gli orientamenti della stessa sull’insieme delle produzioni siderurgiche. Infatti le decisioni e i comportamenti di ThyssenKrupp sono stati in questi mesi assolutamente contraddittori e ondivaghi». Ad affermarlo sono Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom e responsabile del settore Siderurgia, e Alessandro Rampiconi, segretario generale Fiom Terni. «Occorre chiarire – scrivono i due sindacalisti – se la decisione di ThyssenKrupp è quella di cedere soltanto la produzione del settore dell’acciaio inossidabile e non anche la commercializzazione attraverso i centri di finitura e i centri di servizi: questione decisiva legata al pronunciamento formale della Commissione europea e dell’Antitrust nel 2014 ed alle reali prospettive di competitività del sito di Terni». Quanto alla serie di incontri previsti per arrivare ad un nuovo accordo ponte, per Venturi e Rampiconi «è evidente che quella sede di confronto aziendale non potrà non avere un momento di verifica e di garanzia istituzionale e tempi assolutamente certi per la conclusione dello stesso, per garantire una transizione ordinata alla vendita del sito di Terni, dal punto di vista produttivo, occupazionale e della competitività, punto fermo ed elemento centrale per la Fiom». «Durante l’incontro – concludono – è emersa anche la disponibilità del Mise ad aprire un tavolo di confronto sul piano nazionale della siderurgia: per quanto ci riguarda si deve passare dalle dichiarazioni di disponibilità all’apertura di un confronto che consenta di arrivare alla condivisione delle scelte strategiche sul settore siderurgico e non semplicemente ad una comunicazione delle intenzioni del governo».

Le riflessioni dell’Usb

In una nota l’Usb (Usb nazionale lavoro privato, federazione di Terni e Rsu in Ast) afferma che «occorre un piano di rilancio della siderurgia, un settore centrale se vogliamo pensare all’industria, allo sviluppo delle infrastrutture e della cantieristica, con un grado di minima indipendenza dalle produzioni europee ed extra-europee. Mentre in Germania si sta pensando a forti investimenti, 10 miliardi entro il 2030 e altri 20 entro il 2050 per l’acciaio, puntando ad una produzione a basso impatto ambientale, in Italia il quadro è desolante, senza un futuro definito delle produzioni siderurgiche, i siti di Taranto, Piombino, Terni avranno un destino drammaticamente segnato dal punto di vista occupazionale e ambientale. Lo diciamo da tempo – afferma l’Unione sindacale di base -, di fronte agli interessi conflittuali dei privati, solo un intervento diretto dello Stato, una nazionalizzazione, è in grado di tenere insieme piani di sviluppo, esigenze industriali del paese, occupazione e tutela ambientale del territorio. La ricetta delle aziende di socializzare le perdite e tenersi i profitti, non parla agli interessi generali. Nello specifico la vicenda Ast di Terni è emblematica: unico produttore italiano di acciaio inossidabile, dal 2012 rimbalza da una parte all’altra. Quell’anno la Commissione Europea ha rigettato la vendita alla finlandese Outokumpu, da allora il sito di Terni è tornato nelle mani della ThyssenKrupp che più volte aveva dichiarato l’uscita dalla produzione di acciaio e quindi non più core business. Alla scadenza dell’accordo ponte, firmato al Mise nel 2016, che doveva garantire livelli occupazionali, produzione e investimenti, l’ad Burelli ha comunicato l’impossibilità di mantenere fede agli investimenti e alla trasformazione dei contratti interinali, non garantendo più il numero complessivo di 2350 lavoratori diretti. La vendita di Ast, per la sua produzione strategica non può essere una cosa tra privati, il Governo deve avere la forza di trattare direttamente con la proprietà. Registriamo la proposta dell’ad di aprire un confronto con le organizzazioni sindacali territoriali per un ulteriore accordo ponte che abbia come obiettivo la gestione della fase ‘transitoria’ da qui alla vendita, ma ribadiamo che non sarà accettata nessun ridimensionamento occupazionale e qualsiasi ‘riorganizzazione mascherata’. Verificheremo se di fronte alla nostra denuncia, l’azienda terrà fede all’impegno a riprendere i programmi di manutenzione. Guardiamo con attenzione alla dichiarazione della sottosegretaria Todde sulla strategicità di Ast e circa l’impegno dello stesso ministero a monitorare quotidianamente gli sviluppi sul sito ternano, che ha sollecitato la firma in tempi brevi, di un accordo ponte che salvaguardi il sito e i livelli occupazionali. La sottosegretaria Todde ha dichiarato che il Governo sta lavorando al piano nazionale sull’industria siderurgica, anche utilizzando le risorse del Recovery Fund, per il rilancio delle produzioni siderurgiche accompagnando la trasformazione delle produzioni di acciaio con costi energetici e minor impatto ambientale.
Seguiremo con attenzione i passaggi che accompagneranno il piano nazionale della siderurgia a livello nazionale e in UE, di quest’ultima sede dove peserà il giudizio sulla fattibilità e le risorse che saranno concesse. È un quadro complesso che mantiene aperte tutte le nostre preoccupazioni, per questo mentre chiediamo al Governo un tavolo di confronto stabile, torniamo a sollecitare l’urgenza dell’intervento diretto pubblico a difesa dell’occupazione e della tutela dell’ambiente. Sul sito di Terni come Usb diciamo che è giunto il tempo del rilancio territoriale, un territorio che grida vendetta dopo anni di produzioni industriali che hanno flagellato l’ambiente e la salute dei lavoratori e della popolazione».

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