Ast, antidumping per l’offensiva indonesiana

Introdotte dall’Ue dal 1° ottobre. L’azienda rassicura sulla ‘cassa’: «Sarà transitoria, non è certo sia estesa a tutti i 1.200 dipendenti»

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A partire dal 1° ottobre anche l’Indonesia verrà inserita dell’Unione europea nell’elenco dei paesi in via di sviluppo soggetti alle misure antidumping di alcuni prodotti siderurgici (fogli e nastri di acciaio inossidabile laminati a caldo, fogli e nastri di acciaio inossidabile laminati a freddo): arrivano buone notizie da Bruxelles per l’Ast di Terni, da tempo in attesa di provvedimenti su questo fronte da parte della Commissione europea e ora pronta a valutarne gli effetti in un momento particolarmente delicato, visto il calo di ordini e la necessità di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria.

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Cassa integrazione, cause congiunturali

E proprio su questo ultimo punto – quello dell’ammortizzatore sociale richiesto per 1.200 dipendenti – giovedì è intervenuta direttamente l’azienda di viale Brin con una nota in cui (oltre ad annunciare l’introduzione delle misure), rispondendo agli allarmi spiega che la ‘cassa’ «viene normalmente richiesta per il periodo massimo di validità della autorizzazione rilasciata dall’Inps, pari a 13 settimane, e per il numero massimo di lavoratori ai quali potrebbe essere applicata, senza per questo volere significare che verrà utilizzata in modo così esteso». «La recente apertura della ‘cassa integrazione ordinaria’ – dice l’azienda – nasce da esigenze congiunturali quali l’aumento del prezzo del nichel, che ha determinato un momento di pausa negli ordinativi dei clienti, i quali vogliono vedere che cosa succede nelle prossime settimane: ci auspichiamo che sia qualcosa di transitorio».

La concorrenza asiatica

In ogni caso il ricorso alla cassa integrazione ordinaria da parte di Ast «sarà strettamente correlato alla riduzione del carico d’ordini». L’obiettivo fondamentale dell’azienda di viale Brin «come di ogni impresa che guardi al futuro, è quello di mantenere e incrementare gli attuali livelli produttivi e occupazionali. Resta da chiarire – continua la società – un punto fondamentale: fino ad oggi il calo degli ordinativi è stato il frutto di una concorrenza selvaggia, che arriva dai mercati asiatici, dove il costo del prodotto è notevolmente inferiore, a causa del basso costo dei salari dei lavoratori, della totale assenza di costi ambientali e di ogni tipo di tutela a difesa della salute dei dipendenti, nonché degli importanti aiuti pubblici a sostegno della siderurgia». Ora un segnale positivo – anche se da valutare nelle prossime settimane – dall’introduzione delle misure di salvaguardia anche per un Paese, come l’Indonesia, finora escluso.

I precedenti della cassa in Ast

La cassa integrazione ordinaria – puntualizza ancora Ast – è «lo strumento al quale diffusamente e abitualmente le aziende italiane fanno ricorso per fronteggiare cali temporanei dei volumi produttivi: a titolo di esempio, l’Inps ha comunicato che nel solo mese di luglio 2019 sono state autorizzate 8.847.531 ore su tutto il territorio nazionale. Anche Ast, come molte altre aziende, fa ricorso a questo ammortizzatore sociale ordinario, per il quale vengono regolarmente versati contributi all’ente previdenziale, ogni qualvolta vi siano variazioni significative nel volume degli ordini: è infatti già stata applicata da Ast per tre settimane, tra dicembre 2018 e gennaio 2019, e in più occasioni negli anni 2016 e 2017».

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