Ast, progetto scorie: «Migliora l’ambiente»

Svelati a Roma i contenuti dell’intesa con i finlandesi di Tapojärvi Oy. L’ad Burelli: «Si parte ad inizio 2021. Questa è economia circolare»

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di Federica Liberotti

Il primo investimento di Tapojärvi Oy fuori dalla penisola scandinava, ma soprattutto la prima soluzione in Italia per il riciclo delle scorie della produzione di acciaio inox: prende forma il progetto di recupero scorie di Acciai speciali Terni, presentato ufficialmente martedì mattina all’ambasciata finlandese a Roma (a fare gli onori di casa l’ambasciatore Janne Taalas). «Un progetto che ha avuto una genesi molto lunga, ma importante per un’azienda che tiene al territorio, alla sicurezza e alla salute» ha sottolineato l’ad di Ast, Massimiliano Burelli davanti a stampa, istituzioni e sindacati, annunciando poi che da gennaio 2021 l’impianto avrà piena operatività. «Verrà risolto in modo radicale il problema della polverosità e di altre questioni oggettivamente impattanti per i cittadini» ha aggiunto Burelli.

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La nuova rampa scorie

Gli obiettivi

«Non una soluzione a spot, ma industrialmente sostenibile» ha spiegato il direttore dello stabilimento, Massimo Calderini, presentando il progetto nei dettagli. L’obiettivo è infatti quello di trasformare le scorie in materiali da riutilizzare e commercializzare: una volta trattate, le scorie assumeranno le caratteristiche di materiali come la ghiaia e la sabbia, recheranno la marcatura CE e potranno essere usate in alternativa ai materiali naturali per la costruzione di sottofondi stradali, oppure inglobate in una matrice bituminosa o cementizia per produrre calcestruzzi o asfalti. Rispetto alle 300 mila tonnellate annue di scorie che oggi finiscono in discarica, due gli scenari ipotizzati: quello più realistico prevede l’immissione sul mercato di 75 mila tonnellate, 105 mila finiranno in discarica ma con caratteristiche adatte al mercato, 120 mila continueranno ad andare in discarica alle stesse condizioni. Ma, in base al ‘best case’ ipotizzato, Tapojärvi Oy cercherà di creare le condizioni per commercializzare 270 mila tonnellate di scorie, portandone in discarica solo 30 mila. «Questo è il nostro sogno» ha detto Calderini, sottolineando che «questo fatto non cancella la necessità di avvalersi della discarica, che vedrà comunque allungata la sua vita residua di 1,5 anni».

Castricalà, Latini, Saltamartini, Burelli, Calderini

Gli scenari di mercato e gli ‘ostacoli’

«Il mercato delle scorie è da costruire – ha precisato Burelli -, ma puntiamo a decine di contratti commerciali, oltre che a spingere il governo, come già avviene nel nord Europa, a disincentivare l’utilizzo di risorse naturali, oggi a buon mercato in Italia, favorendo quello di prodotti riciclati. In ogni caso, anche qualora non si materializzasse la filiera, tutto il materiale in discarica sarebbe ambientalmente compatibile». Una sfida importante non solo per Ast ma anche per Tapojärvi Oy – in Scandinavia conta 450 dipendenti diretti, oltre ad una sessantina di indiretti -, che stando alle parole del cco Henri Pilvento ha annunciato che «si avvarrà di partner locali per creare un mercato, dunque soprattutto per quanto riguarda la parte commerciale e qualitativa, oltre che progettuale». Quanto alla forza occupazionale – tema che non è stato ancora affrontato con le organizzazioni sindacali – «sarà compatibile con quella presente oggi».

I vantaggi per la Conca

L’investimento complessivo di realizzazione del progetto oscillerà tra i 57 e i 65 milioni di euro, con un impegno economico previsto da Tapojärvi di 45-50 milioni di euro per i primi due anni, di cui 9 milioni in ricerca e sviluppo. «Un investimento enorme, il primo fuori dalla Scandinavia, ma noi siamo pronti per portare a termine questo progetto» ha spiegato Pilvento. Per Ast, l’investimento totale stimato, nei primi due anni, è invece di 12-15 milioni. Risorse che serviranno anche al confinamento delle attività denominate ‘rampa scorie’ e ‘metal recovery’ in capannoni con idonei sistemi di convogliamento e trattamento dell’aria, confinamento che porterà – sempre secondo l’azienda – ad una riduzione significativa delle emissioni diffuse e quindi un miglioramento del Pm10 nelle zone adiacenti lo stabilimento. La riprogettazione della logistica del processo di gestione della scoria porterà inoltre ad una riduzione delle emissioni diffuse derivanti dai trasporti interni. Il differente ciclo di gestione della scoria originerà materiali più compatti con minori emissioni polverose e di liscivazione e richiederà limitate quantità di acqua riducendo i consumi ed i successivi trattamenti.

Il contratto: 10+10 anni

Il progetto vedrà la luce dopo un lungo percorso iniziato con la gara internazionale, avviata a febbraio 2016, che ha visto la partecipazione dei più importanti operatori nel settore del trattamento e riciclo delle scorie: per l’occasione è stata costituita una commissione tecnica che si è avvalsa di esperti nazionali e internazionali, presieduta da Antonio Catricalà. «Non è stata un’impresa semplicissima – ha detto quest’ultimo -, ma la società si era data molti vincoli in quanto portatrice di interessi pubblici verso l’ambiente e l’occupazione». L’assegnazione del contratto a Tapojärvi è stata decisa nell’agosto 2018, mentre l’accordo formale è stato firmato a dicembre. L’intesa Ast-Tapojärvi si snoderà lungo un ampio arco di tempo: in base al contratto, la costruzione dell’impianto per il trattamento delle scorie richiederà due anni e le operazioni congiunte dureranno dieci anni, con l’opzione addizionale di altri dieci anni di collaborazione.

‘End of waste’: Lega e Forza Italia

A Roma per l’occasione anche la ‘commissaria’ della Lega a Terni Barbara Saltamartini – in veste di presidente della commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera – e il senatore Luca Briziarelli, capogruppo Lega in commissione ambiente e territorio di palazzo Madama: «Ci impegneremo perché il progetto, avviato nel 2015 e che potrebbe essere operativo già nel 2019, non sia vanificato dalla mancata approvazione da parte del ministero dell’Ambiente della normativa relativa alla cosiddetta ‘End of waste’. Grazie alla normativa sulle materie prime seconde, sarà possibile la realizzazione di questo e altri progetti dalla valenza ambientale, economica e occupazionale decisiva per tutto il nostro paese». Sul tema interviene anche il deputato Raffaele Nevi (FI): «Nel decreto emergenze ho presentato un emendamento sull’End of waste’ per consentire alle Regioni di continuare ad autorizzare impianti di recupero di rifiuti per trasformarli in nuovi prodotti, tra cui per esempio, asfalto da scorie di acciaio, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che invece ha posto in capo al Ministero la definizione dei rifiuti da recuperare. Era stato fatto un tentativo già in Senato ad opera di colleghi senatori ma non era andato a buon fine. Non è pensabile paralizzare un settore che può sviluppare milioni di euro di fatturato e che rischia di portare a saturazione anche molti depositi che poi danno vita anche a incendi come sta succedendo da mesi in giro per l’Italia. Vedremo se finalmente il governo si deciderà a dare parere positivo a questa norma che risolverebbe i gravi problemi esistenti e garantirebbe opportunità di sviluppo economico e di sicurezza ambientale».

 

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