Le rsu di Acciai Speciali Terni hanno dato il via alla mobilitazione, mercoledì mattina, nell’ambito dello stato di agitazione proclamato nei giorni scorsi, con una iniziativa simbolica in Comune. Un presidio e tanti caschetti appoggiati in terra, davanti a palazzo Spada, quanti sono i dipendenti somministrati i cui contratti non sono stati rinnovati a fine mese (17). Per i sindacati – presenti al sit-in anche i segretari provinciali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – il mancato rinnovo dei contratti è il primo segnale di un depotenziamento del sito di viale Brin. Per questo viene sollecitato un appoggio sulla strategicità dello stabilimento da parte delle istituzioni. Una delegazione di rsu e segreterie è stata quindi ricevuta in Comune dal vicesindaco Andrea Giuli e dall’assessore Stefano Fatale (assente il sindaco Latini per motivi personali). «Da parte nostra – affermano Giuli e Fatale in una nota – ribadiamo la massima disponibilità dell’amministrazione comunale a sostenere, nel rispetto dei ruoli di ognuno, le iniziative in difesa e a tutela del lavoro in questa città, consapevoli della delicatezza e delle criticità di questa fase. Recepiamo dunque le preoccupazioni e i timori, li condivideremo con il sindaco, oggi assente per motivi familiari, e con l’amministrazione regionale oltre che in tutte le sedi istituzionali competenti».
De Luca (M5s): «La Regione si attivi»
«La decisione di Ast di non rinnovare i contratti a 17 lavoratori interinali sui 25 totali, ingiustificata benché consentita dalla legge, rischia seriamente di intaccare la salvaguardia dei volumi di produzione ed il mantenimento dei livelli occupazionali dello stabilimento siderurgico ternano». Ad affermarlo è il capogruppo del M5s in Regione, Thomas De Luca: «Ingiustificata – prosegue – per non dire provocatoria, in quanto l’azienda avrebbe potuto benissimo ricorrere allo strumento della cassa integrazione a costo zero. Al di là delle rassicurazioni da parte della proprietà, in un momento così delicato dopo l’annunciata intenzione da parte di Thyssen di mettere in vendita lo stabilimento ternano, la decisione di non confermare 17 contratti di somministrazione rischia invece di depotenziare il sito in termini di capacità produttiva e sicurezza dei lavoratori e di lasciare del personale senza alcuna tutela sociale. Chiediamo di sapere se la giunta regionale è a conoscenza del rischio che tale procedura può provocare e se la Regione Umbria intende aprire un tavolo, un’interlocuzione con l’azienda al fine di preservare tutte le maestranze. L’accordo siglato nel 2019 al Mise prevedeva 2.350 occupati, nuovi investimenti e un milione di acciaio liquido. Fermo restando che il Governo ha un piano di salvataggio per Terni come per altri siti produttivi e che il nostro territorio deve aspirare a diventare un polo della manifattura sostenibile, la condizione necessaria affinchè questo avvenga – conclude De Luca – è il mantenimento del livello produttivo e occupazionale. Chiediamo quindi alla Regione se sta valutando o ha intenzione di mettere in campo strumenti atti a garantire un sostegno al reddito per eventuali futuri licenziamenti».