Ast, stato di agitazione e 4 manifestazioni di interesse informali 

Proclamato dai sindacati dopo la riunione con Burelli: «No al depotenziamento». Procedura di vendita con il nuovo anno economico 

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di F.L.

Dopo le comunicazioni date giovedì dall’amministratore delegato Massimiliano Burelli alle segreterie territoriali dei metalmeccanici, si alza ulteriormente la tensione in Ast: Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb, insieme alle rsu, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione per tutto il sito, nel corso di una riunione straordinaria congiunta che si è svolta in serata, per dire ‘no’ al depotenziamento dell’acciaieria. Intanto emerge che sono quattro le manifestazioni informali d’interesse nell’ambito del processo di vendita annunciato da Tk, non ancora avviato ufficialmente: Marcegaglia, Arvedi e due soggetti che si sono rivolti direttamente alla holding e di cui il manager ha voluto mantenere riservatezza. Ma Burelli ha anche riconfermato, che ad oggi, non ci sono trattative bilaterali per la vendita del sito e che la procedura si aprirà con l’avvio del nuovo anno economico come dalle dichiarazioni fatte al Mise.

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«Assetto attuale non può essere garantito»

Quanto all’importante calo importante di volumi produttivi, la comunicazione di una fermata estiva, compresa tra l’ultima settimana di luglio e le prime due di agosto, non esclude un ulteriore prolungamento. Come conseguenza dei cali produttivi – come già reso noto – è stata anche manifestata la volontà di non rinnovare i contratti a 17 lavoratori interinali sui 25 totali che andranno a scadenza nel mese di giugno.  Per questo le segreterie territoriali e le rsu di Ast esprimono «forte preoccupazione per il quadro d’insieme emerso. Tutte le iniziative messe in essere dall’azienda – scrivono in una nota – rilevano la volontà al depotenziamento del sito come più volte denunciato». I sindacati ribadiscono quindi le rivendicazioni già fatte in ordine alla vendita «con particolare riferimento al mantenimento degli assetti impiantistici e occupazionali ampiamente intesi come diretti, indiretti e somministrati». Ritengono inoltre «non più tollerabile l’atteggiamento dell’azienda che in maniera organizzata diminuisce organici, modifica l’organizzazione del lavoro non tenendo conto delle professionalità e della formazione, mettendo a rischio la sicurezza dei lavoratori e contestualmente dndo il senso di smobilitazione». «Non può esser complice la pandemia da Covid per procedere ad una lenta ristrutturazione aziendale – continuano le sei sigle -, questa volta partendo dall’anello più debole dei lavoratori. Questa nostra preoccupazione è avvalorata anche rispetto alle dichiarazioni dell’ad di Ast, Burelli, che ha inteso ribadire oggi ai rappresentanti dei lavoratori che non è in grado di garantire il mantenimento dell’ assetto attuale». 

Istituzioni coinvolte 

Per questi motivi viene proclamato lo stato di agitazione per  tutto il sito, attivando da subito interlocuzioni con le istituzioni locali e regionali, i parlamentari italiani ed europei eletti in Umbria, facendoli partecipi degli eventi dopo le rassicurazione avute al Mise. Inoltre, verrà avviato un percorso di confronto con i lavoratori. «Riteniamo che il processo di vendita come ribadito – concludono Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – debba avvenire il prima possibile, evitando un ulteriore indebolimento delle acciaierie di Terni nella fase transitoria, per questo riteniamo indispensabile l’intervento del Governo a garanzia di un asset strategico ed essenziale per il Paese».

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