Ast-Tata ‘salta’, rischiano in 6 mila

L’annuncio della multinazionale tedesca: nessuna joint venture. Cancellata anche la suddivisione in due società

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Non ci sarà alcuna joint venture tra ThyssenKrupp e Tata Steel, né tantomeno l’annunciata suddivisione della multinazionale tedesca in due diverse società, quella dedicata alle ‘industrial goods’ e l’altra ai ‘material businesses’: indiscrezioni uscite sulla stampa tedesca, che il gruppo conferma in una nota ufficiale pubblicata sul proprio sito, oltre che in una comunicazione interna inviata a tutti i dipendenti.

Guido Kerkhoff

Gli effetti

L’epilogo era nell’aria e gli ultimi colloqui avuti proprio venerdì tra i soggetti interessati e la Commissione europea hanno confermato l’intenzione di quest’ultima, preoccupata per gli effetti sulla concorrenza, di bloccare la fusione. «Dal punto di vista di Thyssenkrupp e Tata Steel – si legge nella nota della multinazionale tedesca diffusa da Peter Sauer, capo delle comunicazioni esterne di Tk -, ulteriori impegni o miglioramenti influenzerebbero negativamente le sinergie della fusione, a tal punto che la logica economica dell’impresa comune non sarebbe più valida». Ragion per cui il consiglio di amministrazione di Thyssenkrupp AG ha riesaminato le opzioni strategiche per la società e proporrà al consiglio di vigilanza di non procedere alla separazione pianificata in due società indipendenti. Secondo le dichiarazione del ceo di Tk, Guido Kerkhoff, e riportate dalla stampa tedesca, saranno 6.000 i posti di lavoro smantellati dalla multinazionale, di cui 4.000 in Germania. L’Ast di Terni, ovviamente, sta alla finestra a guardare gli inevitabili effetti di questo ennesimo colpo di scena.

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