Ast, Tesei: «Arvedi riporterà investimenti e magnetico». Ma i timori restano

La presidente rassicura sui piani del gruppo acquirente, sindacati e Federmanager rimangono scettici

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di F.L.

«Auspico, anzi ne sono convinta, che potremo apprezzare un piano industriale caratterizzato da investimenti importanti, con un’attenzione al laminato a freddo, alla forgia e con il ritorno nel medio-lungo periodo del magnetico». La presidente della Regione, Donatella Tesei, lo dice alla fine del suo intervento – durante la conferenza ‘Il futuro di Ast e lo sviluppo industriale ed occupazionale della conca ternana’, organizzata venerdì mattina dall’assemblea legislativa a palazzo Gazzoli – e le sue parole sembrano più di una semplice speranza. Il primo incontro ufficiale con il cavaliere Giovanni Arvedi ci sarà i primi di novembre a Perugia – ha annunciato lei stessa -, ma la governatrice dell’Umbria assicura di aver seguito «fin dal primo momento questa vicenda e tutto l’iter che porterà definitivamente alla vendita» dell’acciaieria di Terni e spiega che «ci sono tutti i segnali perché questo sito possa prevedere uno sviluppo importante per la città». Rassicurazioni che però non cancellano i timori espressi da più parti da sindacati, rsu e associazioni di categoria come Federmanager, oltre che da parte della politica.

Dubbi e interrogativi

Quasi una trentina gli interventi che si sono succeduti nella conferenza fiume richiesta dalle opposizioni a palazzo Cesaroni e decisa all’unanimità dal consiglio regionale, tra istituzioni regionali e locali e parti sociali, comprese le associazioni di categoria (assente invece Ast, che non risulta fosse invitata). Un’occasione di confronto che non si presentava da tempo – e che molti hanno auspicato si possa replicare in futuro – che se da un lato ha confermato, almeno per bocca della Tesei, qualche punto che sembra ormai fermo nel piano industriale di Arvedi – investimenti, ritorno del magnetico, salvaguardia dell’occupazione, attenzione all’ambiente -, dall’altro ha messo in fila, uno dietro l’altro, tutti gli interrogativi e le contraddizioni che rimangono ancora aperti in questo frangente di transizione.

Antitrust e non solo

«Si è chiusa una fase critica ma se ne sta aprendo un’altra molto importante, il pronunciamento dell’Antitrust» ha messo in guardia Emilio Trotti, della segreteria regionale della Fim Cisl. «Ricordo che già ci siamo scottati una volta, per questo i facili trionfalismi non li condivido» ha continuato, stigmatizzando anche il poco coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. È il Tubificio a rappresentare la maggiore preoccupazione, nell’ambito della procedura davanti all’Antitrust, ma non solo. «Con l’acquisizione di Ast, Arvedi potrebbe raggiungere una posizione dominante rispetto alla gamma di prodotti che un solo produttore può fornire al mercato» ha spiegato Alessandro Rampiconi, segretario della Fiom Cgil di Terni. E sempre in merito al Tubificio Marco Bruni, rsu della Fismic, ha ricordato l’indotto di 600 persone che gira intorno, aggiungendo anche i suoi interrogativi – non è stato il solo – sul possibile ritorno del magnetico. «I brevetti sono stati venduti, gli spazi fisici per gli impianti non ci sono e serve un investimento davvero importante». E anche per Daniele Francescangeli, segretario Ugl metalmeccanici, il timore è che «l’Antitrust possa dirci che dobbiamo chiudere qualche pezzo di produzione. Attenzione perché ne usciremo di nuovo penalizzati».

Posizioni diverse

Futuro di Società delle Fucine e Aspasiel, sistemi informativi, commerciali, amministrativi e approvvigionamento sono altre delle questioni che tengono banco secondo sindacati e rsu. «Ast sarà controllata da Arvedi o sarà fusa nel gruppo?» è il dubbio che ci si pone, la cui risposta potrebbe avere ricadute non indifferenti sul piano impiegatizio. La vede scura anche Augusto Magliocchetti, responsabile siderurgia di Federmanager. «Oggi ci sono tutti i presupposti per nuove esperienze negative con l’Antitrust – ha sottolineato – perché qualche trasformatore, scottato dalla mancata acquisizione (Marcegaglia, ndR), potrebbe fare opposizione a questa acquisizione per cercare una compensazione. Inoltre l’area commerciale è ancora in mano a chi domani sarà il nostro competitor (ThyssenKrupp, ndR), mentre non c’è chiarezza sui centri di servizio». Decisamente su posizioni più ottimistiche i rappresentanti di imprese e industriali. «Finalmente Ast torna sotto la bandiera italiana, la cosa migliore che ci poteva succedere. Farà cose importanti, Arvedi è un acciaiere vero» ha detto Carlo Salvati, presidente di Confapi Umbria. Parole che fanno il paio con quelle di Riccardo Morelli, presidente della sezione di Terni di Confindustria. «Al momento – ha sottolineato – la soluzione Arvedi è ottimale per vari motivi: in primis è un player italiano, un leader nazionale nella produzione di laminati piani e potrebbe diventarlo di prima fascia a livello europeo. E’ un soggetto solido, con una visione di lungo periodo e che ha sempre colloquiato con i territori».

Tesei: «Fiduciosa sul futuro» 

In apertura della conferenza la presidente Tesei aveva tenuto a sottolineare come la vendita ad Arvedi sia «un’occasione molto importante per l’economia di Terni, lo sviluppo e l’ambiente di tutta l’Umbria», rimarcando «il ruolo strategico dell’acciaieria a livello regionale». Si è quindi detta «fiduciosa» sul futuro perché sono previsti investimenti importanti. «Come è giusto fare in situazioni di questo genere – ha continuato -, confronto e interlocuzione sono avvenuti in modo istituzionale e senza troppo clamore, perché sappiamo che si tratta di una vendita che coinvolge multinazionali soggette a delle procedure molto particolari. Non a caso ora siamo nella fase della verifica dell’Antitrust. I contatti costanti continui sia con il ministero dello sviluppo economico che con il management dell’azienda hanno accompagnato questo percorso. Oggi – ha concluso – sono molto contenta che ci sia Arvedi, di chiaro indirizzo industriale». Soddisfatto anche l’assessore allo sviluppo economico, Michele Fioroni, secondo il quale la cessione ad Arvedi dà corpo alla filiera italiana dell’acciaio. «C’è necessità – ha detto ancora Fioroni – di fare in modo di ottenere garanzie sul piano occupazionale e di welfare aziendale. Siamo ancora in una fase di costruzione, in cui ciascuno ha il suo specifico ruolo». Ma il fatto che Arvedi sia un gruppo italiano, permette di mantenere «il citofono aperto», a differenza di quanto avvenuto ad esempio con Treofan, il cui management di Jindal è stato completamente assente al confronto. Del tema delle infrastrutture ha parlato poi l’assessore ai trasporti, Enrico Melasecche, annunciando nel suo lungo intervento, la firma del protocollo d’intesa con Rfi per quella che finora è rimasta una cattedrale nel deserto: la piastra logistica di Terni-Narni.

Paparelli: «Preoccupa l’atteggiamento passivo tenuto finora da Comune e Regione» 

Su tutt’altre posizioni rispetto alla giunta, ha giudicato invece «preoccupante l’atteggiamento passivo tenuto finora da Comune e Regione» il portavoce delle opposizioni a palazzo Cesaroni, il consigliere del Pd Fabio Paparelli. «Da oggi in poi – ha sottolineato – si decideranno le sorti future di questa parte dell’Umbria e dell’intera regione. Nella fase che ci attende fino al closing, previsto a gennaio, ci sarà da gestire la transizione in termini di sicurezza e continuità degli investimenti, ci sarà la necessità di aprire un confronto serrato con il gruppo per il piano industriale che verrà». Per questo Paparelli ha sottolineato di aver «chiesto rapidamente la convocazione di un tavolo alla presidenza del Consiglio dei ministri con le parti sociali e con le istituzioni». «In quella sede – ha aggiunto – vorremmo sapere se le partecipazioni statali saranno nella cordata, se ThyssenKrupp conserverà o meno una partecipazione di minoranza nella società che verrà, quale sarà il futuro occupazionale del nostro sito, quali investimenti in campo tecnologico e ambientale». Per Paparelli infine «le istituzioni dovranno giocare un ruolo fondamentale, non solo rilanciando l’accordo di programma relativo all’Area di crisi complessa, ma innanzitutto sul tema delle infrastrutture, cogliendo le occasioni che il Pnrr offre». «Le infrastrutture sono decisive nello sviluppo – ha concluso -, per questo noi proponiamo anche una conferenza interregionale tra le Regioni del centro Italia dove si mettano sul piatto le infrastrutture necessarie».

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