Aziende uniche per sanità e ospedali: «No. Prima ascoltare tutti»

La Cisl Medici Umbria interviene sul dibattito: «Non risolverebbero il problema dell’integrazione. Confrontiamoci nel merito»

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di Tullo Ostilio Moschini
Segretario Cisl Medici Umbria

L’azienda sanitaria unica e l’azienda ospedaliera unica Perugia-Terni non risolvono il problema dell’integrazione tra ospedali e territorio. Per questo sosteniamo la necessità di due aziende sanitarie, nord e sud, con ospedali integrati tra di loro con una propria missione sul territorio: distretti, servizi, medicina generale, continuità assistenziale. Scelta che consentirebbe una migliore e più veloce gestione economica e del personale.

Queste riflessioni nascono alla luce della firma ormai in dirittura d’arrivo della nuova convenzione con l’università di Perugia. L’università in convenzione rappresenta un valore scientifico per tutta l’Umbria. Ma proprio per questo motivo crediamo che la convenzione vada elaborata, condivisa e scritta insieme con i professionisti ospedalieri e territoriali. Per valorizzare il sistema sanitario regionale, la politica sanitaria deve rimanere in capo alla Regione così come la scelta delle direzioni, dai manager ai direttori di struttura.

Crediamo che ci siano due problematiche fondamentali da considerare. Da una parte vanno ascoltati i professionisti della sanità per capire le criticità e per conoscerne le proposte di soluzione. Dall’altra è necessario ascoltare le parti sociali, sindacati ed associazioni, così come le componenti politiche territoriali, i sindaci con le loro amministrazioni, compreso chi ha sostenuto il cambiamento, per poter avere un tempo e un luogo di dialogo, una proposta all’insegna del confronto. Chiediamo insomma di essere ascoltati per dare il nostro contributo ad una nuova strategia della sanità pubblica, efficiente, integrata ma non sostituita. Siamo in attesa da tempo per questo appuntamento. Siamo promotori di proposte e collaboriamo per una reale strategica riforma strutturale e una reale operatività esecutiva, senza le parole al vento dei vecchi piani sanitari regionali.

Parliamo di censimento del personale, arruolamento, valorizzazione, implementazione delle attività professionali in equipe per rispondere alla mobilità interna e richiamare l’esterna da fuori regione. Avevamo richiesto al precedente assessorato alla sanità di programmare e bandire ogni fine ottobre concorsi regionali per graduatorie nelle diverse discipline in relazione agli specializzandi in uscita dall’università di Perugia. Ad esempio come medici più di cento ogni anno ed altrettanti dell’ultimo anno con apposita graduatoria. Prima che queste professionalità possano essere ‘catturate’ dalle altre regioni. Graduatorie pronte a cui attingere al bisogno in tutta la regione. Eravamo inascoltati prima, ora siamo in attesa. Anche di ripristinare i diritti dei vincitori di concorso a cui viene negata l’aspettativa, stabilita e garantita dalle norme, come i casi noti di radiologia e oggi di pediatria. Ascolto e cambiamento. Ecco cosa chiediamo.

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