Meno esportazioni, ma riprende la domanda interna. Soffre ancora l’edilizia, con tanti invenduti, soprattutto per il calo delle commesse pubbliche. Calano gli occupati (anche fra gli autonomi). Ma nel complesso c’è un lieve accenno di ripresa, nonostante il terremoto. Questa la ‘radiografia’ dell’Umbria, secondo i dati e le analisi della Banca d’Italia, nell’anno 2016. Il terremoto si fa sentire, ma soprattutto nel settore turistico.
I danni da terremoto La scossa del 24 agosto 2016 una lunga ha colpito un territorio a forte vocazione agricola e turistica che si caratterizza per una bassa densità demografica e produttiva. In seguito alla scossa di fine ottobre, la più intensa in Italia dal 1980, nei comuni coinvolti è risultato inagibile circa un terzo degli edifici. Il successivo drastico calo degli arrivi turistici, che ha coinvolto tutto il territorio regionale, ha inciso in maniera significativa sui volumi di attività delle strutture ricettive e del piccolo commercio.
Continuerà la ripresa Dopo il forte recupero del 2015 – si legge nella relazione di sintesi – lo scorso anno l’attività economica regionale ha continuato a crescere seppure a un ritmo meno sostenuto. L’andamento è stato frenato dal rallentamento delle esportazioni. La domanda interna si è invece rafforzata grazie all’espansione di consumi e investimenti. Gli operatori si attendono per il 2017 la prosecuzione della fase di ripresa, in un contesto che reputano ancora incerto.
Le imprese La produzione di beni e servizi è aumentata per il secondo anno consecutivo, la dinamica si è tuttavia indebolita. Sul fatturato delle imprese industriali ha inciso il minore contributo fornito dalla componente estera della domanda, che aveva sostenuto l’economia locale nel corso della crisi. I livelli di attività nell’edilizia sono rimasti modesti per l’elevato invenduto e per il calo delle opere pubbliche. Nei servizi, le vendite sono lievemente aumentate, grazie al buon andamento della domanda di beni durevoli.
Calano i fallimenti Nel settore industriale la crescita degli investimenti si è consolidata. Vi hanno contribuito il rafforzamento delle condizioni finanziarie delle imprese e l’introduzione di incentivi fiscali per l’acquisto di beni strumentali. I piani formulati per l’anno in corso segnalano un ulteriore incremento anche grazie alle nuove misure previste per gli investimenti in attività innovative. La redditività, che nel 2015 era tornata su livelli simili a quelli registrati prima della crisi, è rimasta stabile. Si è pressoché interrotto il fenomeno di uscita delle imprese dal mercato che ha caratterizzato la lunga recessione degli ultimi anni. Buone notizie anche sul fronte delle procedure fallimentari, il cui numero è tornato a scendere.
Calano gli occupati Nel 2016 i livelli occupazionali sono diminuiti dopo la marcata crescita dell’anno precedente, risentendo della flessione dei lavoratori autonomi. Tra i dipendenti è tornato ad aumentare il ricorso a forme contrattuali meno stabili. Dimezzate le assunzioni a tempo indeterminato, il cui crollo è arrivato quando sono terminati gli incentivi. La dinamica dell’occupazione è stata migliore per la popolazione femminile e per i laureati, che hanno mostrato una maggiore facilità nel riottenere un impiego dopo averlo perso. Il tasso di disoccupazione, in ogni caso, è sceso ai minimi dal 2011.
La fiducia delle famiglie All’inizio del 2016 le famiglie umbre valutavano la propria situazione economica in miglioramento. Nel corso dell’anno è proseguita la fase di moderata crescita del loro reddito disponibile, con riflessi positivi sui consumi. Stabilizzati i prezzi del mercato degli immobili residenziali, il risparmio finanziario si è diretto verso i depositi prontamente liquidabili e i fondi comuni di investimento. Aumentata la domanda di finanziamenti delle famiglie.
Meno banche, meno sportelli La qualità del credito è migliorata riflettendo la ripresa dell’attività economica: il flusso di nuovi crediti deteriorati è sceso al minimo dall’inizio della crisi del debito sovrano. L’incidenza delle esposizioni deteriorate sul totale dei prestiti si è stabilizzata sebbene su livelli ancora molto elevati. È proseguito il processo di razionalizzazione della rete territoriale delle banche, che si è associato a una significativa flessione degli addetti: il numero di sportelli si è ridotto di oltre un sesto nell’ultimo decennio a fronte di una maggiore diffusione dei canali digitali. Anche il numero di banche è calato.
Comuni in difficoltà Nel triennio 2013-15 la spesa delle Amministrazioni locali umbre è ulteriormente diminuita. Oltre alle uscite in conto capitale, la cui tendenza negativa prosegue da tempo, si sono ridotte anche quelle correnti. Cala anche il personale impiegato. Il ricorso a forme associative tra i piccoli Comuni, incentivato negli ultimi anni per contenere le spese e ampliare l’offerta di servizi, risulta in Umbria poco diffuso. Le entrate correnti degli enti territoriali sono lievemente scese. Lo scorso anno la pressione fiscale locale sulle famiglie si è ulteriormente attenuata per la sostanziale abolizione dell’imposta sulla prima casa. È tornato a diminuire il debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul Pil rimane tuttavia superiore di oltre un punto percentuale alla media nazionale.