«Bene lo stop alla privatizzazione della pubblica illuminazione. Ora si facciano gli interessi di Terni»

Il gruppo di FdI in consiglio comunale dice la sua sul paventato passaggio da Asm ad Engie

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di Marco Celestino Cecconi, Cinzia Fabrizi, Orlando Masselli, Roberto Pastura, Elena Proietti Trotti
Consiglieri comunali Fratelli d’Italia – Terni

Salutiamo con estremo favore la scelta adottata dalla giunta Bandecchi di ritirare dall’ordine del giorno del consiglio comunale la delibera con la quale si sarebbe aperta la strada alla privatizzazione della pubblica illuminazione, gestita sin dal 1964 dall’Asm. Una scelta arrivata dopo l’audizione (in piena seduta) delle rappresentanze sindacali dell’azienda; una scelta che ha smentito la sicumera di quanti (come il vice sindaco) ancora mercoledì mattina si dicevano convinti della sua approvazione e che, semmai, corrisponde senza ombra di dubbio alle buone ragioni per non procedere in quella direzione che Fratelli d’Italia ha sostenuto sin dall’esame preventivo della delibera in commissione.

È stato evidentemente importante che i sindacati abbiano evidenziato (per ultimo mercoledì, dopo le prese di posizione altrettanto nette dei giorni scorsi) i rischi e le controindicazioni di un’eventuale privatizzazione che la giunta Bandecchi avrebbe dovuto ponderare in partenza da sé, senza però averlo fatto: rischi occupazionali, un’offerta economica troppo modesta, una scelta frettolosa non dettata da nessuna effettiva scadenza.

L’elenco degli ulteriori buoni motivi per recedere dall’intento di privatizzare la pubblica illuminazione è lungo. Ed è scritto negli emendamenti che il gruppo di FdI aveva già sottoscritto ed era in procinto di presentare, per riscrivere quella delibera se mai fosse stata posta ai voti e che ora invece è stata per fortuna cestinata: un contratto con Asm efficace e vincolante fino al 2050, l’eventuale risoluzione anticipata del quale non avrebbe potuto che essere consensuale, salvo incorrere da parte del Comune in scelte ipotecate da profili di illegittimità, con annesse responsabilità amministrative e contabili. Il fatto che, anche nel caso di risoluzione anticipata consensuale del contratto intercorrente con Asm, tale scelta avrebbe comportato sicuramente un oneroso indennizzo a favore dell’Asm stessa; la promiscuità della rete di pubblica illuminazione con la rete che distribuisce elettricità nelle case, nelle aziende, uffici e negozi di tutta Terni, la qual cosa comporterebbe a sua volta a carico del Comune (nell’ipotesi di affidamento del servizio a terzi) interventi di separazione milionari; la necessità di programmare un regime transitorio (altra cosa di cui nella delibera della giunta Bandecchi non c’era traccia), salvo il rischio concreto di un’interruzione di un pubblico servizio essenziale.

La verità è che, con quella sua delibera, la giunta Bandecchi mostrava di essere completamente disinteressata ad approfondire tutti quegli aspetti – tecnici, economici, occupazionali, di efficientamento della rete, di consolidamento delle società partecipate dall’ente – che invece è indispensabile ponderare per adottare la scelta davvero ottimale. Aspetti che portano tutti a vagliare le strade per continuare ad assegnare il servizio proprio all’Asm, nel rispetto delle normative e dei vincoli di legge attuali. La strada c’è, è stata già percorsa con successo da tante altre amministrazioni e si chiama ‘partenariato pubblico-privato’ tra il Comune (che dell’Asm detiene il 55%) e la propria azienda multiservizi: una strada per intraprendere la quale chiedevamo nei nostri emendamenti di aprire immediatamente un tavolo istruttorio con Asm. Dopo il dietrofront di mercoledì mattina della giunta Bandecchi, siamo fiduciosi che ridiventi finalmente possibile adottare le decisioni migliori per tutta la nostra comunità, per il consolidamento del patrimonio pubblico e per fornire ai cittadini i servizi migliori.

Terni, illuminazione pubblica da Asm ad Engie: stop in consiglio

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