Biodigestore: «La ditta non ci convincerà»

Foligno: continua la battaglia sull’impianto di Casone, il sindaco scrive ai cittadini che rispediscono al mittente l’invito alla partecipazione

Condividi questo articolo su

«Caro cittadino…». Porta la firma del sindaco di Foligno in persona, Nando Mismetti, la missiva che si sono visti recapitare i cittadini firmatari della petizione contro la realizzazione dell’impianto del biodigestore a Casone di Foligno.

La lettera del sindaco Mismetti

La lettera del sindaco Mismetti

La missiva del sindaco Una lettera, quella spedita dal primo cittadino, che non ha sortito gli effetti sperati dal momento che i toni conciliativi con cui il sindaco invitava i firmatari a «partecipare agli incontri di approfondimento di confronto che si stanno organizzando e che continueranno a svolgersi, chiedendo supporto a specialisti delle varie materie che possono fornire i dati oggettivi e scientifici», sono stati rispediti al mittente. Soprattutto dopo che, martedì scorso, in consiglio regionale, la Regione ha deciso di concedere il terreno su cui costruire l’impianto. 

La risposta, secondo i cittadini dei vari comitati che hanno lanciato la petizione, appare «tardiva, viziata nella forma e nel contenuto, anzi sembra senza mezzi termini, come un aggiungere al danno la beffa». Se Mismetti, infatti, invitava ad accompagnare e a verificare, fino alla completa messa a regime, il percorso di realizzazione dell’impianto, in modo trasparente e con il rispetto reciproco dei ruoli e delle responsabilità, per la popolazione questo sollecito «non è un confronto, ma solo una passiva constatazione di ciò che lei ha già deciso, una vera e propria imposizione in netto contrasto con il concetto di ‘sovranità popolare’».

La risposta dei firmatari

La risposta dei firmatari

Partecipazione Al contrario, scrivono i firmatari, «la cittadinanza va preventivamente e dettagliatamente informata sui progetti che abbiano ricadute sulla salute pubblica, a cominciare dall’idoneità dei siti». Non ci sarebbe nessun vantaggio per il territorio, né ambientale né tantomeno economico, anzi i cittadini sono certi che «senza gli incentivi statali, verrebbe meno la principale ragione economica di questa attività e che lo stato d’emergenza, spesso invocato dai molti politici ed amministratori, apra la porta al malaffare e al profitto di pochi».

Rispetto Non solo, a tutti gli incontri a cui i comitati hanno partecipato «siamo stati definiti allarmisti e diffusori altici di chiacchiere da bar». Non saranno dunque i tecnici della ditta costruttrice dell’impianto, concludono i cittadini, a convincere i circa diecimila residenti nel raggio di tremila metri della bontà di tali scelte. «Il rispetto tra cittadini e le istituzioni – concludono – deve essere reciproco e non è detto che nel perseguimento del bene comune eccellano solo coloro che vivono di politica».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli