Mentre nel Pd il commissario Walter Verini si prepara a convocare il congresso primaverile e i dissidenti chiedono invece che l’onorevole si faccia da parte, dieci mesi dopo il terremoto Concorsopoli l’ex segretario Gianpiero Bocci arriva al redde rationem col processo, presentandosi all’udienza.
CONCORSOPOLI – ARCHIVIO UMBRIAON
«Mi difendo nel processo»
Imputato per rivelazione di segreti di ufficio (lo accusano di aver rivelato le tracce dei concorsi), l’ex sottosegretario, che usufruirà del giudizio immediato, che è riuscito a gestire il partito, dopo il trionfo alle primarie, per pochi mesi prima delle dimissioni per il suo coinvolgimento nell’inchiesta, si è presentato in tribunale da solo, arrivando prima dei suoi avvocati, e poi si è intrattenuto con i giornalisti per spiegare il motivo della sua presenza: «Non scappo, mi difendo nel processo non dal processo, sono stato sempre un sostenitore dell’azione della magistratura e la rispetto fino in fondo».
Tutti contro di lui
Inevitabile che questo processo (soprattutto: il processo a lui, considerato il potente fra i potenti, forse pure più della Marini) diventi simbolico al di là delle sue conseguenze sul fronte giudiziario. E allora ecco che costituirsi parte civile assume i contorni di una scelta di campo: c’è la Regione – ora a guida centrodestra – per la perdita di prestigio e il danno di immagine subito da Palazzo Donini; ma ci sono anche Cittadinanzattiva e l’Unione nazionale dei consumatori.
La giustizia nel Pd
Respinte le eccezioni tecniche presentate dai legali, soprattutto relativamente alla ‘utilizzabilità’ di certe prove, Bocci ha parlato di ricostruzioni «fantasiose» ma non è andato dietro a chi dice che gli imputanti si stanno facendo la guerra per ‘pararsi’ di fronte ai giudici. Nessun commento sulla nuova vita del Pd: «Non mischiamo le cose… oggi parliamo di giustizia». Quello, per Bocci, è un capitolo chiuso.