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Home » Cai: «Basta polemiche tra enti di soccorso»

Cai: «Basta polemiche tra enti di soccorso»

di Fabio Toni
28 Febbraio 2015
in Attualità, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Claudio Costantini, presidente sezione Cai Terni

Claudio Costantini, presidente sezione Cai Terni

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Alla luce delle polemiche che in questi giorni stanno contrapponendo indirettamente Vigili del fuoco e soccorso alpino e speleologico dell’Umbria – con il casus belli rappresentato dalla convenzione stipulata fra Regione e Sasu – Club alpino italiano (Cai) di Terni interviene sulla questione attraverso una lettera.

di Claudio Costantini

Presidente Club Alpino Italiano, sezione di Terni

Con queste poche parole, vorrei comunicare ai soci del Club alpino italiano e non, la gratitudine e la stima ai volontari del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico Umbria. Con la legge 21 marzo 2001, n. 74 ‘Disposizioni per favorire l’attività svolta dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico’, il Cnsas provvede in particolare, nell’ambito delle competenze attribuite al Cai dalla legge 26 gennaio 1963, n. 91 e successive modificazioni, al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale.

La serietà e professionalità che contraddistingue i tecnici volontari del Soccorso, che, ricordo, è una sezione nazionale autonoma all’interno del Club alpino italiano e struttura nazionale operativa del servizio nazionale della Protezione civile, è messa a disposizione di tutti, non solo dei soci Cai. Nella totalità degli interventi (in montagna o in luoghi confinanti come la grotta, i canyon etc.), in questi anni, tra le persone soccorse, i soci Cai hanno rappresentato solamente il 5%. Per il restante 95%, si trattava di non soci e questa è la dimostrazione dell’importanza sociale che svolge il Soccorso alpino e speleologico.

La professionalità dei tecnici volontari del Soccorso non deriva da competenze formative di carattere lavorativo, ma dalla passione per la montagna a 360 gradi e per le attività che il singolo volontario ha praticato e pratica quotidianamente. Entrare a far parte del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico significa mettersi a disposizione, dedicare il proprio tempo libero e le proprie conoscenze tecniche, in modo squisitamente gratuito e volontario, per aiutare chi si trova in difficoltà o a rischio di vita. Non tutti possono fare tutto.

La costante formazione e conseguente specializzazione dei diversi corpi operanti è necessaria e giusta. Per soccorrere ad esempio un ferito in una grotta a certe profondità, sono necessarie grandi attrezzature, mezzi e soprattutto persone competenti, con conoscenza specifica di quell’ambiente, capaci di affrontare grandi profondità, rimanendoci se necessario per giorni. Ricordo a tal proposito la partecipazione di due volontari umbri nel soccorso in Germania dello speleologo ferito a mille metri di profondità. Bisogna essere preparati fisicamente, tecnicamente e mentalmente, e saper affrontare situazioni disagiate e ambienti ostili, altrimenti si rischia di dover soccorrere il soccorritore.

È questo che differenzia fortemente chi fa soccorso per lavoro e chi lo fa come volontario: è la passione e la condivisione di un’esperienza di vita, è mettersi a disposizione di altri che praticano la tua stessa attività, è la consapevolezza che può succedere un incidente in montagna, in grotta, in un torrente e un ‘amico’ può salvarci la vita.

Non voglio assolutamente alimentare le polemiche di questi giorni di alcuni sindacati dei Vigili del fuoco sulla convenzione del Sasu con la Regione Umbria, voglio solo ricordare che per organizzare il Soccorso servono magazzini, locali, mezzi ed attrezzature certificate in base alle normative vigenti. La finalità del Cnsas non è in contraddizione con quella di altri Corpi come i Vigili del Fuoco e non può essere antagonista ma complementare. Lo scopo comune è quello di aiutare chi si trova in difficoltà, ognuno con la propria competenza.

Spesso il tempo è tiranno in un soccorso, specialmente in luoghi impervi e di difficile raggiungimento e le polemiche inutili non aiutano: serve dialogo e comunione d’intenti con l’obiettivo finale di aiutare chi si trova in difficoltà. Il punto fermo deve essere la tempestività e l’efficacia degli interventi, le parole purtroppo rimangono tali di fronte al rischio di perdere una vita umana. Grazie a tutti i volontari del Soccorso alpino e speleologico dell’Umbria per quanto state facendo e per la serietà e la competenza con cui operate.

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