Soccorso alpino e vigili del fuoco: è scontro

Non si placa la diatriba nata attorno alla convenzione fra Regione Umbria e Sasu, che risponde per le rime

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Che lo scontro in atto possa ripercuotersi sull’efficienza delle attività di soccorso, essendo ben nota la serietà e la competenza delle ‘parti in causa’, ci sembra un’ipotesi a dir poco remota. Di certo, però, sarà bene che si chiariscano, se non altro per confermare ai cittadini – o agli sfortunati che dovessero trovarsi in situazioni di pericolo – che non corrono altri rischi, al di là di quelli ‘contingenti’. A prescindere dalle polemiche in atto.

Polemica accesa Di sicuro non accenna a placarsi la diatriba fra Soccorso alpino dell’Umbria e vigili del fuoco, nata attorno alla convenzione stipulata fra i primi e la Regione. L’intesa è finita nel mirino di alcuni sindacati dei vigili del fuoco – fra cui il Conapo – che avevano rimarcato come le competenze assegnate al Sasu fossero, in parte, già in capo agli uomini del 115.

La legge Il delegato regionale del Soccorso alpino, Mauro Guiducci, ci va giù pesante e parla di «attacchi sferrati ingiustamente» e conditi da «fasità e insinuazioni». Nel dare corpo alla sua riflessione, Guiducci parte da tutti i riferimenti normativi che definiscono l’attività del Sasu che – come recita la legge 74 del 2001 – «in caso di intervento di squadre appartenenti a diverse organizzazioni, assume la funzione di coordinamento».

«Norme rispettate» Premesse normative utili ad entrare nel vivo della diatriba: «In più occasioni la convenzione è stata definita ‘illegittima’ – attacca il delegato -, ma la Regione Umbria, fino a ieri l’unica del centro Italia a non aver stipulato alcuna convenzione con il Corpo nazionale soccorso alpino, si è semplicemente attenuta alla legge 26 del 2010 e in particolare all’articolo 5-bis».

«Insinuazioni» Lo scontro, come detto, riguarda soprattutto le competenze in materia di soccorso e ricerca di persone disperse: «Addirittura c’è chi insinua che tale competenza sia da ascriversi al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In realtà – spiega Guiducci – esistono sentenze, del Tar prima e del Consiglio di Stato poi, che affermano il contrario e ribadiscono come il Corpo nazionale del soccorso alpino debba svolgere la funzione di coordinamento dei soccorsi in ambiente impervio ed ostile anche in presenza di altri enti dello Stato».

«Nessun conflitto» A sostegno delle proprie tesi, il Sasu torna a citare tutti i riferimenti normativi (direttive, leggi) che ribadiscono come a coordinare le ricerche di dispersi in ambiente montano, ipogeo e impervio, debba essere il Corpo nazionale del soccorso alpino. «Allo stesso modo – aggiunge il delegato – nel suo operato, il Sasu non sostituisce nessun’altra organizzazione dello Stato, anche perché non ci risulta che nella convenzione si parli dei rischi espressamente di competenza istituzionale dei vigili del fuoco».

Soldi Altro nervo scoperto è quello relativo al valore economico della convenzione, pari a 150 mila euro annui per un periodo di cinque anni: «Questo contributo – affermano dal Sasu – viene utilizzato esclusivamente per far fronte alle spese di gestione della struttura: formazione, rinnovo dei dispositivi di protezione dei 75 volontari, gestione e il rinnovo dell’autoparco e delle sedi presenti sul territorio (regionale a Perugia e centro formativo ‘Parasecolo’ a Ferentillo), realizzazione della sede provinciale di Terni, del nuovo distaccamento di Sigillo, del magazzino di Forche Canapine, gestione e rinnovo degli apparati di comunicazione, mantenimento delle unità cinofile e tutte le spese sostenute per gli interventi e le attività svolte».

Lo sfogo Toccato nell’orgoglio, Mauro Guiducci non le manda a dire a quei sindacati dei vigili del fuoco che hanno messo in discussione la convenzione: «Non si capisce il perché di tale violenza nei confronti dei volontari del Soccorso alpino dell’Umbria – reagisce il delegato -, con critiche pesanti nei confronti di donne e uomini che dal 1966 mettono gratuitamente a disposizione del prossimo la propria passione, la professionalità, il tempo, il denaro e purtroppo in alcuni casi la vita, per portare soccorso a chi ne ha bisogno».

Contrattacco «I volontari del Cnsas – afferma il coordinatore – sono in primis dei professionisti del settore e le critiche portate alla nostra associazione sono ancora più fuori luogo se si considera che in Europa oltre il 90% dei vigili del fuoco sono volontari e soltanto in Italia avviene il contrario». Poi, l’affondo finale: «In certi casi il ‘volontario ed il volontariato’ è più formato e qualificato di chi prova a svolgere queste attività da lavoratore dipendente, a volte avvicinandosi per la prima volta all’alpinismo, alla speleologia, al canyoning o a tutte le attività connesse, con l’uso di attrezzature specifiche che, troppo spesso, abbiamo visto essere estratte dall’imballo originale in occasione di un intervento». A qualcuno saranno fischiate le orecchie.

La politica Intanto il capogruppo Udc all’assemblea regionale, Sandra Monacelli, ha presentato una interrogazione all’esecutivo di Palazzo Donini: «La giunta spieghi, vista la presenza di un corpo efficiente quale quello dei Vigili del fuoco, le motivazioni che hanno portato a sottoscrivere la convenzione a carattere oneroso con il Soccorso alpino e speleologico dell’Umbria e il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, indicando dettagliatamente gli incarichi conferiti agli stessi che non possono essere svolti dai vigili».

I tempi Monacelli spiega poi che «la convenzione, essendo stata sottoscritta nella fase conclusiva dell’attuale legislatura, impegnerà anche la prossima giunta a rispettare l’accordo e in un periodo di costante revisione
della spesa pubblica, desta perplessità l’onere economico che tale convenzione prevede. Inoltre il soccorso pubblico è di competenza dello Stato attraverso il corpo dei Vigili del fuoco mentre la convenzione non limita l’intervento dei volontari alle zone impervie, ma lo allarga anche ad aree urbane, che risultano essere di competenza del corpo dei vigili».

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