di F.T.
Le frizioni con i sindacati di categoria, emerse con evidenza nell’assemblea di sabato scorso, hanno portato alle dimissioni di due delle rappresentanti sindacali aziendali – quelle di Cisl e Uil – del call center di via Bramante. Intanto i lavoratori in stato di agitazione, in particolare quelli meno propensi al dialogo con la proprietà, si sono ritrovati lunedì mattina nel parcheggio dell’azienda per fare il punto della situazione.
TERNI, PROTESTA CALL CENTER: LA VICENDA
«Altre strade» Durante l’incontro è stato letto un documento in cui gli stessi ripercorrono, dal proprio punto di vista, i vari passaggi della vicenda. Oltre a proseguire nella protesta – «non lavorando, non maturiamo un bel niente. Ma pure entrando – si chiedono – cosa matureremmo?» – i lavoratori potrebbero prendere presto quelle che definiscono «altre strade». Concetto che fa ipotizzare iniziative di carattere legale, anche se se ne saprà di più nei prossimi giorni.
La storia «Tutto inizia a novembre – scrivono gli ‘oltranzisti’ – con l’apertura di un tavolo sindacale per trovare una soluzione equa fra l’applicazione del nuovo contratto nazionale, per noi più penalizzante, e dell’integrativo a livello provinciale. Nel pieno delle trattative, l’azienda agiva unilateralmente fino a giungere, a tavolo aperto, ad applicare diverse tipologie di contratto».
L’inizio della protesta «La goccia che fa traboccare il vaso arriva con il pagamento di metà degli stipendi di gennaio, l’assenza dei conguagli e la comunicazione verbale ai ragazzi di Overing della chiusura della commessa. A questo punto, stanchi di tutto ciò che stava accadendo, decidiamo finalmente di alzare la testa e di dire basta».
Le ‘scoperte’ «Il tavolo sindacale viene spostato in prefettura e qui scopriamo innanzitutto l’enorme indebitamento dell’azienda verso l’Inps: sapevamo dell’esistenza di ‘lacune’ contributive, ma non eravamo a conoscenza che si andasse nell’ordine di milioni di euro. È possibile, come qualcuno ha provato a far intendere, che questa situazione sia stata causata esclusivamente da un mancato raggiungimento degli obiettivi da parte degli operatori, peraltro tutto da dimostrare?».
Si va avanti «In tutto ciò ci viene detto: ‘o rientrate, o addio commessa Telecom’. Altro interrogativo: sarà per lo ‘sciopero’ che la Telecom sta valutando il rinnovo della commessa? Se un’azienda ha un esposizione importante maturata negli anni, non sappiamo come si possa lontanamente pensare che sia colpa dei lavoratori. Ci teniamo a ribadire che il nostro non è assolutamente un accanimento contro qualcuno. Meritiamo di sapere che fine hanno fatto i nostri soldi, i nostri diritti e soprattutto meritiamo un futuro per noi e per chi ci è accanto. È per questo che la nostra lotta proseguirà più forte e convinta che mai».