Call center in sciopero: lunedì manifestazione

I lavoratori di K4Up e Overing porteranno la protesta in Prefettura e in Comune. Solidarietà delle Rsu delle acciaierie

Condividi questo articolo su

di F.T.

Portare la protesta fin dentro le istituzioni, «perchè qualcuno dovrà prima o poi dare una risposta». A chiederla sono i circa 160 lavoratori del call center di via Bramante, giunti all’ottavo giorno consecutivo di sciopero.

In Prefettura Lunedì mattina i lavoratori di K4Up e Overing – le due società che operano nella struttura – daranno vita a una manifestazione che toccherà la Prefettura e il Comune. Da giorni chiedono la convocazione di un tavolo con i committenti per sciogliere i nodi (contratti a rischio, stipendi pagati a metà, condizioni lavorative) che li hanno spinti a protestare con un’adesione per certi versi inattesa, segno che le questioni sono sentite da tutti: «Scioperare vuol dire non guadagnare un euro – dice una lavoratrice – e in un periodo di forte crisi come quello attuale, questa compattezza conferma che la misura è ormai colma».

CALL CENTER IN SCIOPERO: L’APPELLO DEI LAVORATORI

Botta… Intanto la protesta, sin qui decisa ma mai eccessiva, ha portato anche ad un botta e risposta fra i lavoratori di K4Up – una quindicina – che non hanno aderito allo sciopero e tutti gli altri. I primi, nella giornata di giovedì, hanno diffuso una nota per esprimere il proprio pensiero: «Abbiamo visto nascere, crescere, inginocchiarsi e rialzarsi questa azienda e possiamo urlare a gran voce che mai è mancato lo stipendio. L’ambiente lavorativo – spiegano i lavoratori contrari allo sciopero – negli ultimi tempi ha subito variazioni negative non imputabili alla proprietà e che hanno avuto importanti ripercussioni, ultime delle quali il pagamento di metà stipendio e la fine del rapporto con una delle committenti. In un momento storico in cui le aziende non assumono, non pagano per mesi e infine chiudono – spiegano – un posto di lavoro come questo, che paga, aiuta dipendenti e operatori e si impegna a garantirne la sopravvivenza, va assolutamente salvaguardato. Così come va difeso il direttore (QUI L’INTERVISTA A FABRIZIO CIOCCI) che a differenza di altri lascia la sua porta aperta. Invitiamo quindi i nostri colleghi a riflettere e ad aprire quella porta per trovare un punto di incontro».

…e risposta Pronta la replica dei circa 150 scioperanti: «Rispettiamo il punto di vista di tutti – spiegano – ma anche tra di noi ci sono persone che sono nate con l’azienda e che hanno contribuito alla sua crescita, operatori e coordinatori di sala. Tutti ricordano che ci sono stati altri momenti di difficoltà nell’erogazione delle retribuzioni e tutto è stato sempre superato proprio in virtù dell’amore e dell’impegno profuso verso l’azienda, la stessa che oggi sembra non riconoscerci».

Le domande «La fiducia reciproca – scrivono i lavoratori scesi in sciopero – non può basarsi su decisioni unilaterali e penalizzanti. Nella lettera dei colleghi si addossa la responsabilità dei problemi economici all’ambiente lavorativo. Ci domandiamo, piuttosto, se non siano invece le scelte aziendali la causa di tutto ciò: non dimentichiamoci che dietro ad un direttore generale che fa del bene per poi rinfacciarlo, c’è un’amministrazione che avalla scelte aziendali poco oculate che cozzano con ciò che viene ribadito nella lettera».

«Dignità» Gli stessi sottolineano come la protesta non rappresenti un attacco personale a qualcuno, «ma solo la rivendicazione di una dignità lavorativa, economica e individuale che per l’ennesima volta non è stata rispettata, nonostante la nostra disponibilità che da mesi ci vede seduti ad un tavolo di trattativa sindacale che avrebbe permesso di salvaguardare azienda e lavoratori. Se la gestione del terzo call center in italia preferisce avallare scelte dispendiose invece di garantire diritti, come i contributi e la certezza di una retribuzione adeguata, vuol dire che tiene di più al proprio benessere che non a quello di chi produce. Per questo continueremo la nostra battaglia sempre più fieri e orgogliosi, senza la necessità di fare attacchi personali e scadere nel pietismo strumentalizzato».

Stipendi a metà «Ad oggi – ribadiscono i lavoratori – gli stipendi di gennaio sono stati liquidati soltanto a metà. Anche quelli dei ragazzi di Overing che solo sette giorni fa sono stati intimati di licenziamento, senza preavviso, e che non hanno alcuna certezza sul proprio futuro. Per il call center che vanta il terzo posto in Italia per produttività – si chiedono i lavoratori in sciopero – non era sufficiente l’umiliazione di non aver alcun ammortizzatore sociale e contributi mai versati? Ora anche la spada di Damocle di una retribuzione che non si sa se arriverà né quando. Avremmo capito nel caso di una reale crisi produttiva, ma in questo frangente è un atto inaccettabile per una realtà come la nostra».

Solidarietà Ad esprimere il proprio sostegno alla protesta sono anche le rappresentanze sindacali unitarie della Tk-Ast: «Auspichiamo – scrivono – un buon esito della vertenza, attraverso gli interventi necessari da parte di chi ha titolo e responsabilità. Confermiamo la nostra disponibilità ad affiancare e sostenere le iniziative di lotta che le lavoratrici ed i lavoratori intenderanno mettere in atto».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli