Un intero fine settimana dedicato a un suono che attraversa i secoli e le comunità. Sabato 28 e domenica 29 giugno Arrone diventa il cuore pulsante dell’arte campanaria tradizionale, con un evento nazionale promosso dal Gruppo campanari di Arrone e dalla Federazione nazionale suonatori di campane.
Una due giorni per festeggiare un traguardo storico: il riconoscimento Unesco – esteso all’Italia lo scorso dicembre – dell’arte campanaria tradizionale come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. «È un risultato che imprime un segno tangibile – spiega il gruppo campanari – all’elemento campana come bene comune. Un riconoscimento che vogliamo far conoscere e condividere».
Il programma si apre sabato alle 16 al Teatro comunale di Arrone, con il convegno a cui parteciperà Elena Sinibaldi, esperta del Ministero della cultura per l’Unesco, seguita da una relazione della Fonderia Pontificia Marinelli di Agnone, che ha avuto un ruolo chiave nel percorso tecnico verso il riconoscimento. Nel tardo pomeriggio ci si sposterà in piazza Garibaldi per i concerti mobili di campane: uno spazio aperto in cui chiunque potrà avvicinarsi, ascoltare e, se lo desidera, suonare una campana con le proprie mani. Alle 18, una visita guidata al campanile della chiesa di San Giovanni Battista, uno dei luoghi più identitari del borgo. La serata si chiuderà alle 20 con la cena in piazza, curata dalla Pro loco (su prenotazione), accompagnata dalla musica dal vivo di Marco Rea. Domenica mattina, si torna in teatro per un convegno dedicato al ‘Restauro e recupero del suono manuale’, seguito da nuove suonate libere in piazza e da un’ulteriore visita guidata al campanile.
Numerose le delegazioni attese: insieme ai padroni di casa di Arrone, saranno presenti campanari da Gubbio, Castel San Felice, Ferentillo, Bologna, Verona, San Sepolcro e gruppi dalle Marche. «Il nostro obiettivo – sottolinea Tullio Antonelli, presidente del Gruppo campanari di Arrone – è diffondere la consapevolezza di questo riconoscimento importante. Le campane sono un patrimonio sonoro, culturale e affettivo di ogni comunità. Vogliamo farle risuonare e renderle accessibili a tutti».
Ad Arrone, il legame con le campane affonda radici profonde. La chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel cuore del castello medievale intorno al 1300, ospita un campanile con una storia affascinante. La prima campana documentata è del 1542, quella che un tempo scandiva gli appuntamenti civili del borgo. Nel 1799, durante una rivolta contro le tasse imposte dalle truppe napoleoniche, la campana fu distrutta per rappresaglia. I pezzi, recuperati e conservati, furono rifusi all’Aquila nel 1801 in una nuova campana tuttora esistente. Le altre campane del concerto risalgono al 1846 e al 1876, e sono opera rispettivamente di Pietro Benedetti di Rieti e Giustiniano Giustiniani di Foligno.
Il campanile è stato restaurato nel 2002, riportando tutte le campane alla loro piena funzionalità. Dal 2003, il Gruppo campanari di Arrone custodisce e tramanda l’antica tecnica della suonata a corda, per mantenere vivo un patrimonio che non è solo acustico, ma anche culturale, comunitario e identitario.