La riunione era attesa per venerdì alle 9 al ministero dello Sviluppo economico. Si attendeva chiarezza sulle prospettive degli stabilimenti italiani della Treofan, dopo le prime notizie non certo positive già emerse ad inizio dicembre a seguito dell’acquisizione da parte degli indiani di Jindal. Ed invece l’incontro non ci sarà, almeno non prima della fine di gennaio.
Il terremoto al vertice
Martedì sera l’intero cda della Treofan Italia si è dimesso in blocco – ufficialmente per questione ‘tecniche’ dovute all’assenza dei sindaci revisori, ma difficile credere che non sia un segnale evidentente di difficoltà – e dunque in una missiva inviata a Gianpietro Castano, responsabile Unità gestione crisi del Mise, Manfred Kaufmann, ceo Jindal Group, e Deepak Jain, cfo Treofan Group, hanno comunicato la necessità di rinviare l’appuntamento. «La Treofan Italy Spa, recentemente acquisita dal Gruppo Jindal all’interno del pacchetto azionario del Gruppo Treofan – si legge nella nota -, si trova nella necessità di rinnovare anticipatamente gli organi amministrativi. La temporanea mancanza di una autorevole rappresentanza di Treofan Italy Spa, che detiene gli stabilimenti di Battipaglia e Terni, unita alla necessità di provvedere tempestivamente alla sostituzione dei consiglieri, non consente una corretta rappresentanza del gruppo».
Le difficoltà
La richiesta di rinvio – precisano i due manager – «non vuole in nessun modo mettere in discussione la nostra disponibilità al dialogo con le parti sociali e il nostro apprezzamento per l’attenzione del ministero». Ma consapevoli della «viva preoccupazione» che è stata espressa in parlamento, dalle istituzioni locali e dalle organizzazioni sindacali, Kaufmann e Jain confermano che «il gruppo Jindal si trova in una situazione di evidente criticità causata da un mercato estremamente competitivo sui prezzi, affollato di operatori provenienti dai paesi a basto costo, caratterizzato da una significativa sovra capacità produttiva; fatti che si sino riflessi nelle pesanti perdite consolidate dal gruppo Treofan, recentemente acquisito, nel 2017 e 2018».
Rassicurazioni su Terni
Lo stabilimento ternano, secondo quanto prevede il piano industriale, che è pero ancora in fase di approfondimento, riprenderà comunque l’attività produttiva dopo le feste natalizie e avrà – assicura l’azienda – un «suo sviluppo sempre più centrato sui prodotti speciali». Più problematica la situazione del sito di Battipaglia, a causa sia dei problemi contingenti, come l’attuale mancanza di ordini evadibili in maniera profittevole, sia strutturali per le sue dimensioni, le sue tecnologie e la sua vocazione produttiva nel segmento commodity. «Malgrado questa situazione, che non intendiamo certo negare – dice ancora l’azienda, stiamo ancora valutando tutte le eventuali possibili soluzioni e nessuna decisione è stata presa in propositi».
Rinvio di un almeno un mese
I due mangar si dicono dunque disponibili «ad un incontro dopo la fine di gennaio 2019, momento nel quale potremo partecipare con una adeguata rappresentanza societaria e soprattutto aprire un confronto più costruttivo sulla base di un piano industriale più accurato ed avanzato di quanto oggi a nostra disposizione». «Nel frattempo – conclude la nota -, resta inteso che il gruppo Jindal non assumerà nessuna decisione strutturale sulle attività produttive in Italia, limitandosi ad approfondire e validare le ipotesi di piano industriale che saranno appunto oggetto di successivo confronto con le parti sociali».
Sindacati preoccupati
Sarà dunque un Natale con il fiato sospeso innanzitutto per i lavoratori di Battipaglia, ma anche per i 130 che lavorano a Terni, dove nonostante le rassicurazioni sulla ripresa dell’attività, le preoccupazioni non sono da meno, venendo anche meno in questa fase delicata l’interlocutore da parte aziendale. Tanto che le rsu si incontreranno venerdì mattina ed è già stato proclamato lo stato di agitazione. È l’intera operazione di acquisizione – tra l’altro si vocifera ad un prezzo irrisorio, circa 500 mila euro – a far storcere il naso a qualcuno: Jindal che è già proprietario di un sito a Brindisi dove sono stati fatti recentemente rilevanti investimenti, oltre che in Germania. La paura, concreta, è che dietro ci sia solo la volontà di smantellare e portare la produzione altrove.