Carburanti, truffa milionaria: 22 denunce

Terni, operazione ‘Dirty fuel’: la Guardia di finanza scoperchia un autentico vaso di Pandora. Sequestrata la J-Petrol e altri beni mobili e immobili

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L’inchiesta, denominata ‘Dirty Fuel’, condotta dal Gico della Guardia di finanza di Perugia e del Servizio antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ha portato alla scoperta di un ‘giro’  di carburanti – interessate l’Umbria, il Lazio, il Molise, l’Abruzzo e la Campania – ed al sequestro di una raffineria di Terni, la J-Petrol, già finita al centro delle cronache in passato. Quest’ultimo provvedimento, disposto dal Gip di Terni, è stato anche confermato dal tribunale del Riesame.

‘DIRTY FUEL’, IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

Le denunce Sono ben ventidue le persone denunciate per truffa aggravata ai danni dello Stato: dodici facenti parte dell’organizzazione criminale – a cui è stata contestata l’associazione per delinquere – e dieci che hanno contribuito o agevolato il traffico provvedendo ad intestarsi le società ‘cartiere’ (finalizzate a creare il traffico di documenti) e ad eseguire materialmente il trasporto del carburante.

L'organigramma

L’organigramma

La truffa Le indagini hanno portato all’individuazione di una struttura criminale aziendale che nell’arco di un solo anno e mezzo ha immesso sul mercato qualcosa come 20 milioni di litri di gasolio venduti in ‘nero’. Carburanti che hanno fruttato – fra il gennaio del 2014 e la metà del 2015 – circa 11,5 milioni di accise violate e 2,5 milioni di Iva evasa.

Sequestri In totale sono stati sequestrati beni per 7 milioni di euro: 7 motrici, 6 rimorchi, un intero deposito fiscale – a Terni – con i relativi impianti e cisterne, 53 fabbricati, 21 terreni, 13 autoveicoli, 3 motoveicoli, quote relative a 12 società e 52 rapporti bancari.

Sinergia L’operazione è stata illustrata martedì mattina dal procuratore capo di Terni, Alberto Liguori, dal sostituto Marco Stramaglia, dal comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Perugia, Andrea Mercatili, dal comandante del Gico di Perugia, Antonio Cutillo, da Pietro Altieri (responsabile ufficio antifrode agenzia delle Dogane di Perugia) e da Davide Bellosi (direttore degli uffici delle Dogane di Firenze e Perugia).

Dirty Fuel carburante Terni Finanza, lo schema della frode - 12 luglio 2016

L’entità della frode

Il sistema L’organizzazione criminale, che aveva la propria base logistica a Terni dove gestiva un deposito fiscale di prodotti petroliferi, avrebbe simulato numerose cessioni di gasolio per usi agevolati o esenti (agricoltura e pesca) vendendo il prodotto a clienti rivelatisi fittizi ed a società cartiere con sede in Lazio, Abruzzo, Molise e Campania. In realtà il carburante veniva destinato ad impieghi a tassazione piena, soprattutto per autotrazione.

La frode si compiva attraverso la manomissione degli impianti di denaturazione, così da lasciare il carburante inalterato, e l’immissione in commercio con falsi documenti di trasporto e vendita. Il gasolio finiva poi ad altri depositi commerciali o direttamente ai distributori stradali. L’intero meccanismo criminoso sfruttava l’autorizzazione concessa agli indagati per la gestione del deposito fiscale di Terni, struttura autorizzata all’immagazzinamento di prodotti petroliferi in regime sospensivo d’imposta, che – nella realtà – costituiva lo schermo attraverso il quale il sodalizio criminale perseguiva i propri obiettivi.

Concorrenza sleale L’utilizzo di indagini tecniche, intercettazioni telefoniche e localizzazione satellitare dei mezzi utilizzati per il trasporto del prodotto, affiancato da attività investigative di tipo tradizionale, ha consentito di smascherare il sistema di vendita in ‘nero’ di gasolio per autotrazione che, oltre all’indubbio vantaggio dovuto all’evasione fiscale, ha generato anche concorrenza sleale a danno degli imprenditori che operano nel rispetto delle regole.

Contabilità ‘parallela’ La perquisizione di una delle società coinvolte ha portato alla scoperta della contabilità ‘parallela’, attraverso la quale è stato possibile ricostruire l’enorme volume d’affari dell’associazione che ha immesso in consumo quasi 20 milioni di litri di gasolio in poco più di un anno e mezzo. Fra i beni sequestrati, anche 450 mila litri di gasolio accantonato illecitamente.

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