«Moltissime persone rischiano di restare escluse dal nuovo bando regionale per l’assegnazione delle case popolari in Umbria. E questo a causa della superficialità con la quale il bando è stato scritto, senza alcun confronto preventivo con il sindacato degli inquilini, che aveva da tempo lanciato l’allarme». Questa la situazione descritta martedì mattina da Rossano Iannoni e Cristina Piastrelli, rispettivamente segretario regionale e provinciale di Perugia del Sunia Cgil, il sindacato degli inquilini.
Il nucleo familiare «In primo luogo – hanno spiegato i due segretari – c’è un problema legato alla composizione del nucleo familiare. È venuto meno, infatti, il diritto, previsto però dalla legge regionale in vigore, di distaccarsi dal nucleo familiare originario, ad esempio per coppie o singoli con figli che vivono con i propri genitori e vogliono trasferirsi. Tutte queste persone, che nel bando precedente rappresentavano circa il 35% delle domande complessive, non potranno sostanzialmente più partecipare». Un problema «che abbiamo segnalato già nel gennaio 2015, quando entrò in vigore il nuovo Isee, ma la Regione non ha voluto ascoltarci e ora le conseguenze saranno molto pesanti per centinaia di famiglie».
I tempi Oltre a questo, il bando regionale, secondo il Sunia Cgil, contiene un altro «errore marchiano. Non è possibile prevedere che condizioni legate all’età dei figli o alla durata del matrimonio dei richiedenti debbano permanere al momento dell’assegnazione e in costanza di rapporto. È come chiedere alle persone di fermare lo scorrere del tempo». Iannoni e Piastrelli hanno portato l’esempio della ‘sezione 6’ del bando, dove si richiede che il nucleo familiare alla data di pubblicazione sia formato da una coppia coniugata o convivente da non più di due anni e con uno o più figli minori a carico. «Ma dal momento della pubblicazione del bando a quello dell’assegnazione possono passare anche due anni con l’automatica conseguenza della perdita del punteggio acquisito e quindi, in molti casi, del diritto all’alloggio».
Un confronto Infine, anche alcuni Comuni importanti hanno contribuito, secondo il sindacato inquilini, a peggiorare ulteriormente il quadro, aggiungendo «evidenti elementi di criticità». È il caso del Comune di Perugia che nel ‘Modello per condizioni di disagio aggiuntive’, che va ad integrare il bando regionale, inserisce «come condizione ‘di disagio’, che da diritto a ben tre punti, la residenza nel Comune di Perugia da almeno 15 anni. Non si capisce come un lungo periodo di residenza possa rappresentare un disagio. Si tratta piuttosto di un escamotage per escludere in maniera arbitraria molti immigrati». A fronte di questo «pasticcio, che potrebbe dare luogo anche a una serie di ricorsi in sede giudiziaria», il Sunia Cgil chiede «l’immediata apertura di un confronto per cercare soluzioni tampone che possano limitare i danni e garantire l’accesso alla casa a chi ne ha veramente diritto».