Sono accusate di associazione per delinquere, maltrattamenti ed uccisione di equini, commercio di cose pericolose per la salute, falsità ideologica in pubblici registri, sei delle sette persone sottoposte a misure cautelari – per una è stato escluso il vincolo associativo – nella prima mattinata di mercoledì dai carabinieri del Nas di Perugia coordinati dal maggiore Sergio Riccardi. Le attività hanno visto la collaborazione dei militari dei Nas di Bari, Torino e Alessandria, nonché da carabinieri dei comandi provinciali di Perugia, Barletta-Andria-Trani, Novara e Cunco (Cile).
L’ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Perugia prevede per quattro indagati la misura degli arresti domiciliari, per due l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e per la restante parte il divieto di esercitare l’attività lavorativa. «Le indagini – spiega la procura di Perugia in una nota – hanno permesso di ricostruire le attività svolte da un’associazione per delinquere finalizzata al reperimento, anche con modalità fraudolente, di equini che, malgrado non destinati alla produzione alimentare, venivano illecitamente avviati verso la macellazione clandestina».
«Ciò ha determinato l’immissione sul mercato per il consumo umano, di animali sottoposti in vita a trattamenti farmacologici non accertabili, oltre che incompatibili con la finalità alimentare: il tutto con conseguente grave pericolo per la salute pubblica nonché sottoponendo gli animali interessati a trattamenti crudeli che ne comportavano come esito la morte».
«L’organizzazione, una volta acquisiti anche gratuitamente gli animali dai proprietari, ai quali veniva taciuta la finalità della macellazione, li inviava in Puglia verso i macelli clandestini e lì si perdevano definitivamente le tracce dei cavalli. Tutto questo avveniva mediante registrazioni di spostamenti fittizi nella Banca dati nazionale degli equini, dalla quale venivano eliminati giovandosi illecitamente di un escamotage nel sistema informatico che consentiva l’eliminazione dei capi senza dovere indicare la sorte. Questo avveniva mediante la collaborazione compiacente di allevatori anche umbri, nonché di un funzionario autorizzato alle registrazioni in Banca dati». Secondo quanto si apprende, sono due gli allevatori umbri indagati e sottoposti a misure: sono titolari di altrettante attività ubicate in provincia di Perugia.
«Dalle indagini è emerso come vari animali, già malati o feriti, erano stati in qualche occasione stipati in sovrannumero sui mezzi di trasporto giungendo a destinazione già morti. Queste operazioni venivano effettuate nell’ambito di un’attività imprenditoriale che, sopprimendo animali oramai improduttivi, sfruttava gli eventi per generare redditi illeciti».
«Nel corso dell’esecuzione del provvedimento cautelare i militari hanno trovato copiosa documentazione che riportava le movimentazioni degli animali, appunti manoscritti con riferimento alle somme incassate e passaporti dei cavalli. Inoltre è stato sequestrato un locale adibito alla macellazione abusiva degli animali, nonché un autocarro contenente scarti di macellazione».