Cessione Ast: «Ora lo ‘scoglio’ Antitrust. Governo e istituzioni devono farsi valere»

Federmanager torna sul percorso di cessione di Ast a Finarvedi: «Serve un cauto realismo viste le esperienze passate»

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di Federmanager Terni

In occasione del consiglio regionale Umbro aperto al contributo delle associazioni datoriali, manageriali e sindacali ed avente come argomento la vendita dell’Acciai Speciali Terni, ci sembra di aver colto un elemento comune di grande preoccupazione per il prossimo step della procedura di vendita. Ci riferiamo alla decisione dell’Antitrust e della Commissione UE nonché alle possibili implicazioni di competenza dell’Antitrust italiano. Purtroppo la decisione della vendita alla Finarvedi (seppure ci venga riferito supportata da un piano industriale non reso pubblico e quindi non conosciuto nei dettagli), non rimuove le comprensibili cautele di quanti nel sito produttivo operano e della comunità in cui i plessi industriali sono collocati. Tutti si augurano che le confortanti assicurazioni degli amministratori locali (Regione e Comune) da loro riportate sulla base di generici confronti con la parte venditrice e quella acquirente, possano davvero realizzarsi ma, esperienze passate, inducono ad un cauto realismo e ad una focalizzazione sulle decisioni delle autorità comunitarie adesso coinvolte.

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Desideriamo ricordare che AST, come quarto player europeo nel settore inox, fu una creazione della Commissione UE e ci preme comprendere ed insistere perché alcuni punti fermi non vengano disattesi e nello specifico:

  • il perimetro degli asset sia industriali che commerciali resti immutato e che i Centri di Servizio, che la UE ritenne indispensabili ad una reale capacità concorrenziale del quarto player, vengano confermati ed inclusi nel quadro della procedura di vendita;
  • quanto sopra anche al fine di mantenere una potenziale capacità e presenza sul mercato comunitario ed extra comunitario ed una ferma opposizione a quanti vorrebbero circoscrivere i flussi commerciali e distributivi dell’inox di Terni, al solo mercato domestico;
  • il mantenimento dei processi e delle strutture di verticalizzazione, con ciò intendendosi la presenza delle lavorazioni sia del Tubificio di Terni che della Società delle Fucine, così come una identità societaria che non si limiti al solo brand ma ricomprenda governance e capacità decisionali allocate nella società umbra;
  • una scelta dell’acquirente basata non solo sul corrispettivo della vendita ma su una strategia di potenziamento del sito produttivo, sul mantenimento dei livelli di occupazione e di innovazione, dei prodotti e dei processi e sul completamento delle capacità produttive della attuale struttura impiantistica.

Se una parte di questi ‘milestone’ non potranno che essere parte del piano industriale, alcuni importanti elementi e correlate decisioni dipenderanno dalle decisioni delle Autorità per la concorrenza e dai loro referenti politici (Commissione UE e Governo italiano). Ci rivolgiamo, perciò, ai nostri rappresentanti in Europa (parlamentari e membri del Governo) perché così come ci hanno supportato nella precedente fase con puntuali e tempestivi coinvolgimenti degli organi comunitari, ci assicurino anche in questo stadio di esclusiva competenza della Comunità Europea un’attenzione costante e competente ed un’efficace interlocuzione, assicurando da parte nostra la massima disponibilità a fornire informazioni, dati o pareri che dovessero necessitare in questa fase. Analoga richiesta viene indirizzata alla presidente Tesei ed al sindaco Latini perché la capacità dialettica e relazionale che hanno dichiarato di aver garantito nella procedura di individuazione del soggetto acquirente, venga spesa anche nei confronti di Bruxelles e Roma in occasione dei prossimi adempimenti.

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