Collescipoli si anima tra animali, trattori e ciambelle: la Festa di Sant’Antonio in foto

Terni – Domenica la 64° edizione dell’evento. Giornata di ringraziamento del trattorista. Don Albin alza la voce e lancia un messaggio al sindaco: «Siamo un po’ amareggiati» – Gallery

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di S.F.

Raduno dalle 8 in strada di San Giacomo, una ricca colazione in compagnia e alle 9 la partenza del corteo verso la frazione ternana. Così è iniziata domenica mattina la 64° edizione della Festa di Sant’Antonio Abate a Collescipoli, il tradizionale appuntamento che va avanti da oltre mezzo secolo e che ha visto un gran numero di partecipanti: alle 11 la santa messa nella Collegiata di San Nicolò con il vescovo Francesco Antonio Soddu e don Albin Kouhon, quindi l’attesa benedizione degli animali – cani in maggior misura, non sono tuttavia mancati gatti, cavalli, una pecora, un pony e anche maiali – e, prima del pranzo, quella dei mezzi agricoli lungo viale Granati. In loco anche il sindaco Leonardo Latini e l’assessore a borghi/antiche municipalità Cristiano Ceccotti: è al primo cittadino che si è rivolto in un curioso passaggio don Albin. Una critica nemmeno troppo velata per ciò che è accaduto: «Grazie della vostra presenza, ci manifestate che siete uniti alla comunità. Ma ve lo dico davanti a tutti: siamo un po’ amareggiati perché eravamo abituati a vedere entrare i trattori dentro le mura. Oggi siamo stati costretti a lasciarli fuori e la benedizione la riceveranno lì. Ancora non ho capito il motivo e approfitto della sua presenza per rimarcare questa cosa. Ci auguriamo che per l’anno prossimo sia corretta questa cosa, la bellezza e l’emozione di far benedire il mezzo davanti la chiesa di San Nicolò – ha proseguito – la vogliamo portare avanti. Caro sindaco e caro assessore, Collescipoli se lo merita perché nel territorio Ternano è uno dei pochi ‘villaggi’ che continua a fare una festa sentita in questo modo. È un piacere che dovete fare a questa comunità, ve lo chiediamo umilmente». Interessante.


Collescipoli, i trattori in centro e la diatriba. Dall’ordinanza al tackle di don Albin

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