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Home » Comune di Perugia, caffè al veleno

Comune di Perugia, caffè al veleno

di Lucina Paternesi
27 Aprile 2017
in Attualità, Cronaca, Economia, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Sembra essere sempre più amaro il caffè a palazzo dei Priori. Nonostante sia una faccenda non troppo recente ora, per Romizi, c’è una nuova grana da risolvere.

La vicenda Si chiama Ristoroh24 ed è l’azienda che da un paio d’anni ha installato le macchinette automatiche che distribuiscono caffè, the o merendine dentro agli uffici del comune di Perugia. Un’azienda che ha la sede legale a Roma e quella operativa vicino a Torgiano e i cui vertici risultano indagati per frode nelle pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti. Perché, e questo sembra l’impianto accusatorio, avrebbero indicato sulla carta servizi che poi non avrebbero mai fornito oltre che prezzi che poi non sarebbero mai stati applicati.

Due prezzi Così, per anni, il caffè è costato qualche centesimo in più di quanto sarebbe dovuto costare come pattuito nell’offerta economica con cui l’azienda si sarebbe aggiudicata la gara. Non solo, secondo la procura, in base al principio di ‘avvalimento’ per cui un’azienda si affida a un servizio di altre imprese per soddisfare i requisiti richiesti, ci sarebbero stati contratti con altri soggetti mai portati in esecuzione. E, nel tempo, nessuno sembrerebbe essersi accorto di nulla.

Neanche il dirigente, oggi in pensione, che all’epoca dei fatti ha gestito la gara. Evidentemente il caffè lo beveva a casa se non si è accorto che, in realtà, costava cinque centesimi in più di quanto sarebbe dovuto costare. Ma i sospetti sulla sostenibilità economica di quel contratto secondo la consigliera Rosetti che, già appena insediata a palazzo dei Priori, aveva avuto qualche sentore, c’erano già all’epoca. «Sono diventati chiari a tutti solo ora che si muove la magistratura? Come mai nessuno ha controllato? – si chiede – Anche se un funzionario va in pensione, chi prende il suo posto deve comunque controllare che venga rispettato il contratto che, comunque, è ancora oggi attivo».

Via l’azienda E a chiedere la risoluzione di quel contratto, oggi, è proprio una delle aziende concorrenti tagliate fuori dalla gara perché il ribasso proposto era praticamente inarrivabile. E, forse proprio per questo, si è iniziato ad indagare sul meccanismo di funzionamento previsto dal capitolato. Ora, assieme alla magistratura, a dare battaglia ci saranno anche i 5 Stelle che annunciano un coinvolgimento della commissione di controllo e garanzia.

Molto rumore per nulla A minimizzare il tutto è l’avvocato Laura Modena, che cura gli interessi della famiglia Brugnoni, titolare della Ristoroh24. «Hanno denunciato anche il dirigente del Comune  – dice – che in realtà, all’esito delle indagini, è risultato del tutto estraneo ai fatti. Per questo motivo, prima di emettere l’avviso di conclusioni di indagini, il sostituto procuratore ha stralciato la sua posizione. Ma non perché debba indagare bensì per archiviare, come avviene di solito quando si stralciano gli atti in questa fase del processo».

La difesa «L’inchiesta – assicura l’avvocato Modena – la conoscevamo da tempo, sono imputazioni rispetto alle quali ci siamo già robustamente difesi. Ho depositato 30 pagine di memoriale e 34 documenti allegati». Mentre sul secondo filone, quello per omissione d’atti d’ufficio, assicura: «Non c’è mai stato. La denuncia è partita da un’impresa concorrente, che aveva l’evidente intento di ‘fare le scarpe’ ai Brugnoni».

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