La ‘catena di Sant’Antonio’ via mail è iniziata il 24 febbraio. A dare il via, un dipendente del Comune di Terni che ha inviato un messaggio praticamente a tutti i colleghi, agli assessori ed ai sindacalisti. Con alcuni che hanno l’hanno ‘rilanciato’ e commentato.
La protesta «La mia produttività (si tratta delle somme che i dipendenti percepiscono in base al rendimento; ndr) è scesa di circa 400 euro, con lo stipendio bloccato e nessuna prospettiva di un rinnovo reale». E poi, con un passaggio chiaramente rivolto ai sindacalisti: «Grazie mille per aver difeso gli interessi di chi lavora! Il prossimo accordo con l’amministrazione cosa sarà ? Pagare per venire a lavorare?».
L’accusa La ‘catena’ è partita, con tanto di commenti salaci: «Sicuramente PO (i dipendenti titolari di posizione organizzativa; ndr) e Dirigenti – ha risposto uno – servono al sistema, non noi!», mentre un altro ha rincarato: «Che accordo è quello in cui prendi ’10 in pagella’ e poi vieni bocciato?»
I dettagli Un altro messaggio chiarisce meglio le cose: «Il saldo produttività della mia busta paga di febbraio 2017 è pari a 864.92 euro mentre nel 2016 fu di 1300.14 euro (sempre lordi; ndr)» e ricorda che «un’informativa di una sigla sindacale -l’USB – preannunciava quello che è poi accaduto e in particolare si parlava di una riduzione della produttività di circa 500 euro a dipendente». Poi c’è un quesito interessante: «Non so se possa rispondere al vero che siano invece aumentate le indennità di dirigenti e posizioni organizzative».
Chi spezza la catena? Ora, siccome tutto lascia pensare che la catena possa proseguire all’infinito, non è escluso che – sindacalisti, dirigenti o magari assessori – a qualcuno possa venire in mente che solo una presa di posizione chiara, che spieghi per benino come stanno le cose, potrà spezzarla.